Economia
Piazza Affari di nuovo travolta dai dazi di Trump: Ftse Mib sotto quota 40.000
di Luca Andrea

Il timore di una nuova ondata protezionistica agita i mercati. Il presidente statunitense Donald Trump ha lanciato un monito all’Unione Europea: a partire dal 1° giugno, potrebbero entrare in vigore dazi doganali del 50% su beni importati da oltre Atlantico. Il risultato è stato immediato: le Borse europee hanno chiuso in profondo rosso, affondate da vendite indiscriminate che non hanno risparmiato neanche i colossi industriali.
Il Ftse Mib ha terminato le contrattazioni in flessione del 1,9% a 39.475 punti, scivolando sotto la soglia psicologica dei 40.000 e interrompendo bruscamente la tregua primaverile degli investitori. Il clima di incertezza ha penalizzato in particolare i titoli del lusso, l’automotive, e la tecnologia, già messi sotto pressione dalle voci su nuove tariffe americane al 25% contro Apple, qualora non rilocalizzi la produzione in patria.
Tra i titoli più penalizzati spiccano Brunello Cucinelli (-3,25%) e Moncler (-1,17%), colpiti dal doppio timore di una riduzione della domanda globale e di ritorsioni commerciali. Ferrari arretra del 3,6%, mentre Stellantis sprofonda del -4,6%, appesantita sia dal rischio dazi sia dal rafforzamento dell’euro, che riduce la competitività delle esportazioni.
Non va meglio a STMicroelectronics (-4,2%), bersagliata dalle tensioni nel comparto tech e dai riflessi indiretti della stretta americana su Apple.
In controtendenza rispetto al trend negativo, Iveco guadagna un robusto +3,4% grazie alle indiscrezioni su una possibile cessione dell’unità Defence, che potrebbe liberare risorse per nuove acquisizioni strategiche. Segni verdi, seppur modesti, anche per le utilities: Terna (+0,7%), Leonardo (+0,3%) e Snam (+0,1%) beneficiano della loro natura difensiva in un contesto di avversione al rischio.
Il tonfo non è un’esclusiva di Piazza Affari. Parigi ha lasciato sul campo l’1,65%, scendendo a quota 7.734 punti. Francoforte ha perso l’1,54% (23.629 punti), mentre Madrid ha ceduto il 1,33%. Fa eccezione Londra, che limita le perdite a un modesto 0,24%, complice una minore esposizione all’export europeo e un sistema produttivo più diversificato.