Economia
Italia promossa sulla fiducia: Moody’s migliora l’outlook del Paese a “positivo”
di Redazione

Moody’s premia l’Italia, ma con riserva. L’agenzia internazionale di rating ha infatti alzato l’outlook sul debito sovrano italiano da “stabile” a “positivo”, confermando però il rating a lungo termine a Baa3, livello minimo per l’investment grade. Un miglioramento nella percezione del rischio, insomma, più che una promozione vera e propria. L’ultima risale addirittura al 2002.
Secondo la nota diffusa da Moody’s, a motivare il cambio di prospettiva è il miglioramento delle performance fiscali registrato nel 2024, superiore alle aspettative, in un contesto di maggiore stabilità politica interna e di progressiva attuazione del piano strutturale di bilancio a medio termine varato dal governo. Un plauso, quindi, alla linea di prudenza e disciplina dei conti pubblici, che sembra iniziare a dare frutti apprezzati anche dai mercati.
L’agenzia sottolinea che la revisione dell’outlook riflette una combinazione virtuosa di elementi:
• mercato del lavoro solido, con una tenuta dell’occupazione superiore alla media europea;
• bilanci familiari e aziendali robusti, che forniscono resilienza alla domanda interna;
• sistema bancario in buona salute, meno vulnerabile rispetto al passato a shock sistemici;
• posizione patrimoniale netta sull’estero in miglioramento, fattore che riduce la vulnerabilità del Paese rispetto a eventi globali.
Tutti elementi che, se confermati nel tempo, “aumentano la probabilità che gli indicatori di bilancio continuino a migliorare”, proiettando l’Italia su una traiettoria più stabile e sostenibile.
Il giudizio di Moody’s non ignora però i nodi irrisolti. Il principale rimane l’elevato livello del debito pubblico, previsto in crescita fino al 138,4% del PIL nel biennio 2026-2027, rispetto al 135,3% del 2023. Solo dal 2028 in poi, secondo le proiezioni, si potrà assistere a un graduale calo, trainato da avanzi primari strutturali.
Non si tratta però solo di numeri. Le sfide strutturali — invecchiamento della popolazione, stagnazione demografica, produttività debole — rappresentano vincoli storici alla crescita, difficili da smontare nel breve termine. E sebbene il giudizio Baa3 resti legato alla “dimensione e ricchezza dell’economia italiana”, Moody’s avverte che la sostenibilità del debito non può essere data per scontata.
Pronto il commento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha definito la decisione di Moody’s “il frutto del lavoro serio e silenzioso che stiamo portando avanti dall’inizio del governo”. E ha sottolineato come il miglioramento dell’outlook “porta benefici concreti a famiglie, imprese e banche italiane”, in termini di maggiore fiducia, riduzione dello spread e costo del credito più contenuto.
Giorgetti rivendica così una narrazione di sobrietà e stabilità, in controtendenza rispetto alle incertezze internazionali e alle polemiche interne. L’Italia, insomma, si fa notare per la sua affidabilità, e conquista un piccolo ma simbolico segno di fiducia da parte di una delle agenzie più severe.
L’Italia, ricordiamolo, resta nel gradino più basso dell’investment grade secondo Moody’s, ma si avvicina a un potenziale miglioramento del rating se i prossimi mesi confermeranno le tendenze positive. Per confronto:
• S&P ad aprile ha alzato il rating a BBB+ con outlook stabile;
• DBRS Morningstar ha confermato BBB+, anch’esso con outlook stabile;
• Fitch, invece, mantiene il giudizio a BBB- (equivalente a Baa3) con prospettive stabili.
La promozione dell’outlook è quindi un messaggio indirizzato tanto ai mercati quanto alla politica italiana: la strada è giusta, ma serve continuità, riforme e prudenza fiscale.
L’Italia non ha ancora superato l’esame finale, ma è uscita dalla lista degli “studenti a rischio”. Moody’s riconosce la solidità strutturale del Paese e il miglioramento nella gestione dei conti pubblici. Tuttavia, resta cauto, in attesa di segnali più consistenti.
Nel frattempo, il governo potrà usare questo risultato come una leva narrativa e come moneta reputazionale da spendere nei tavoli europei e nei mercati finanziari. Se il debito calerà davvero dal 2028 e la stabilità politica proseguirà, il tanto atteso upgrade del rating potrebbe finalmente arrivare.