Economia
Ofi Invest AM: La Bce ha tagliato i tassi… e adesso?
Geoffroy Lenoir, Co-CIO Mutual Funds di Ofi Invest AM
Lo scorso 6 giugno, la Banca Centrale Europea ha operato un primo taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base per arrivare a 3,75%; un evento che era stato ampiamente preventivato dai mercati e dai vari stakeholder per via delle parole e del tenore dei discorsi a seguito dei meeting precedenti del presidente Christine Lagarde. Tuttavia, se si osservano i dati macroeconomici, si evince che l’inflazione nell’Area Euro è cresciuta notevolmente tra aprile e maggio, passando dal 2,4% al 2,6%.
Se, da un lato, questo non significa che il trend deflattivo si sia invertito, dall’altro ci dice che la strada verso l’obiettivo del 2% si è fatta quantomeno più lunga. Ciò comporta che la Bce non ha alcun bisogno di operare ulteriori tagli in tempi brevi, vista la crescita ancora robusta dei salari e, soprattutto, l’ulteriore rinvio della Federal Reserve statunitense a una data che non sembra essere imminente. Infatti, i dati macroeconomici degli Stati Uniti si sono dimostrati ancora piuttosto resilienti, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione, che ad aprile segnava un +3,4%, ben al di sopra delle aspettative.
Nonostante i dati appena presentati, noi di Ofi Invest AM riteniamo che uno o, al massimo, due tagli da parte della Fed entro la fine dell’anno siano ancora possibili, in concomitanza con un altro taglio da parte della Bce. In sintesi, è molto probabile che i mercati abbiano dato e stiano dando troppo peso, almeno per il breve termine, alla possibilità che il 2024 si concluda con solamente un intervento.
Ma cosa comporta tutto questo per il mercato obbligazionario? A maggio, il rendimento dei Bund decennali tedeschi ha oscillato tra il 2,42% e il 2,68%, senza nessuna particolare impennata nella curva e risultando generalmente ancora piuttosto attrattivi. Tuttavia, vista la stretta correlazione tra la politica monetaria delle banche centrali e i dati macroeconomici dei prossimi mesi, prevedere l’andamento dei rendimenti e, di conseguenza, scovare opportunità tattiche per conseguire un guadagno sarà molto più difficile. In particolare, gli interessi potrebbero reagire positivamente all’anticipazione di aggiustamenti prossimi, ma negativamente a eventi politici e geopolitici o ad altri fattori tecnici, che potrebbero far sì che la maggiore volatilità che stiamo già iniziando a osservare, prosegua per tutta l’estate.
Per questo preferiamo aumentare leggermente la nostra esposizione nel settore obbligazionario verso quel segmento dalla duration più lunga, che è quella che potrebbe beneficiare di più di un ulteriore taglio dei tassi.
Infine, è opportuno rivolgere lo sguardo anche verso le obbligazioni corporate, dato che, come già avvenuto a inizio anno, il segmento high yield ha sovraperformato i segmenti investment grade dalla qualità più alta. Nel complesso, il mercato del credito è stato ancora una volta piuttosto movimentato, con massicce emissioni primarie e continui e cospicui afflussi verso questa classe di attività. In questo contesto, gli spread creditizi si sono ulteriormente ridotti. Per citare un esempio, l’iTraxx Xover, un indicatore della salute del mercato del credito, ha toccato 286 punti base, un livello che riflette la fiducia del mercato in questa classe di asset. Tuttavia, a nostro avviso, gli spread ridotti non compromettono l’attrattiva delle obbligazioni societarie. Infatti, i fondamentali rimangono solidi, come si è visto nella revisione del tasso di default da parte di Standard & Poor’s, il quale è sceso al 3,75% per i prossimi 12 mesi, rispetto al già basso 4,1% di aprile. Pertanto, nella maggior parte dei casi, le aziende mostrano profili di credito affidabili e bilanci solidi, anche nel caso di emittenti ad alto rendimento.