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Il massimo rispetto per le finalità dell'iniziativa, che non è quella di combattere l'uomo-maschio, ma di accorciare e quindi azzerare, almeno nelle menti di tutte e due le parti del cielo, la differenza di genere, in qualsiasi attività. Ma il Museo del Patriarcato, inaugurato oggi, a Roma con un'ampia copertura mediatica, sembra avere nutrito ambizioni che forse si sono un po' perse per strada.
Il Museo del Patriarcato: una bella iniziativa, forse una occasione mancata
Non tanto per l'allestimento della sale, spartano sino al minimalismo, quanto perché si corre il rischio di buttare tutto nel calderone della facile generalizzazione, quella che invece iniziative come questa dovrebbe evitare, nemmeno sfiorando il manierismo che spesso connota eventi che combattono questo o quello, ma non aggiungendo nulla alla narrazione che se ne fa quotidianamente. Anche se, come tutti i musei, anche questo dovrebbe essere di stimolo ad una analisi, fornendo elementi per elaborarla.
Ritrarre, come scena d'impatto nella prima sala, dei manichini senza volto che dovrebbero ricostruire un frammento di vita quotidiana e che si traduce nella summa degli stereotipi - l'uomo stravaccato su una poltrona, davanti ad un tavolino sul quale fanno bella mostra di loro delle bottiglie di birra; la donna che spazza e il figlio che osserva, fisicamente in mezzo tra le due figure genitoriali - dà una immagine quasi caricaturale.
Come se in tutte le case, le nostre case, fossero queste le dinamiche domestiche, tra il padre padrone e la moglie schiava, senza una via di mezzo tra la realtà fattuale e quella di un ''femminismo'' che si pensava ormai sepolto. Di sicuro in molte case potrebbe essere anche così, ma bisogna sempre avere dei parametri, come quelli legati magari alle matrici etniche o sociali, sempre difficili da eradicare.
O come un'altra rappresentazione di una certa realtà, quella di una donna che, in metro o sul bus, diventa vittima dello struscio invadente di due personaggi, facendo assumere a questa circostanza il profilo di una costante, una situazione che si vive quotidianamente ed ad ogni latitudine nella quale l'uomo, quando non è lui stesso protagonista di queste porcherie, si limita a fare da muto testimone, quindi complice, di un gesto che ormai è codificato anche quale reato e per questo perseguito penalmente.
Ribadiamo che l'iniziativa deve essere annoverata tra quelle meritevoli di attenzione, ma per come essa viene proposta corre il rischio di cadere nell'omologazione, in un circuito di luoghi comuni che forse avrebbe potuto essere evitato.
Certo più d'impatto sono i riferimenti alle disparità sul lavoro, che significano differenze di responsabilità e quindi retributive, ma anche qui forse il tema si sarebbe dovuto presentare con un minimo di analisi che sembra essere mancata.
Forse una struttura presentata e proposta come Museo - anche se a tempo: chiuderà tra qualche giorno - avrebbe dovuto osare di più, perché, se il tema portante è quello del Patriarcato, in un momento in cui la violenza di genere viene spesso ad esso ricondotta, magari ricordare recenti tragedie al femminile avrebbe attualizzato la proposta facendola uscire dalla scontata riproposizione di uno schema sociale.