Un piano in cinque mosse per colmare il divario con l’Europa e rendere l’Italia finalmente competitiva sul fronte della mobilità elettrica. È questo l’obiettivo del manifesto “Ricaricare l’Italia: un’infrastruttura strategica per il Paese”, presentato a Roma da Motus-E, l’associazione che riunisce i principali attori della filiera della mobilità elettrica. 
Solo il 5% di auto elettriche in Italia contro il 16% UE: Motus-E lancia il piano per “ricaricare” il Paese
Il documento sintetizza analisi e proposte di un settore che, nonostante le difficoltà, ha già investito oltre 1,8 miliardi di euro dal 2019, installando più di 70.000 punti di ricarica pubblici in tutta la Penisola. Eppure, i numeri raccontano una realtà tutt’altro che confortante. L’Italia resta fanalino di coda tra i grandi mercati europei: nei primi nove mesi del 2025, le auto elettriche pure rappresentano appena il 5,2% delle immatricolazioni, contro una media UE del 16,1%. 
La distanza è abissale rispetto a Paesi come Germania (18,1%), Francia (18,2%) o Regno Unito (22,1%), ma persino rispetto a nazioni di minori dimensioni come il Portogallo (21,4%) o l’Ungheria (8,4%), secondo i dati diffusi da ACEA. Un ritardo che stride con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) aggiornato nel 2024, che punta a raggiungere 6,6 milioni di veicoli ricaricabili entro il 2030. 
Oggi, invece, le auto elettriche circolanti non superano le 330.000 unità, con un numero analogo di ibride plug-in. Se l’Italia vuole avvicinarsi ai target fissati, servirà una rete di ricarica più capillare, efficiente e soprattutto competitiva, costruita già ora, indipendentemente dal ritmo con cui crescerà il parco veicoli. «Il settore della ricarica attrae investimenti, crea occupazione e rappresenta un fattore abilitante imprescindibile per lo sviluppo nazionale della nuova mobilità», ha sottolineato il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, nel corso della presentazione. 
Tuttavia, ha aggiunto, il comparto è ancora ostacolato da «enormi criticità, riconducibili alla frammentazione normativa, ai lunghi iter autorizzativi che variano da Comune a Comune, alle difficoltà di copertura delle autostrade e alle tariffe regolate che impediscono di ridurre i costi di ricarica per gli automobilisti». Tutti nodi che rischiano di soffocare un settore ancora giovane, in una fase in cui l’esiguo numero di veicoli elettrici circolanti non consente un utilizzo sufficiente delle infrastrutture da rendere sostenibili gli investimenti. È anche per questo che Motus-E ha deciso di mettere nero su bianco un piano di intervento organico, una sorta di bussola per orientare Istituzioni e imprese in una fase cruciale della transizione energetica. 
«Questo manifesto nasce per fornire una piattaforma tecnica da cui partire per agire con urgenza su cinque fronti fondamentali», ha spiegato ancora Pressi. L’obiettivo, ha detto, è «evitare che l’Italia diventi un Paese di Serie B per il mercato automobilistico, con conseguenze industriali e sociali potenzialmente drammatiche».
L’appello di Motus-E arriva in un momento di forte fermento per l’industria automobilistica globale. «Mentre in Europa si discute ancora del 2035, nel resto del mondo una nuova auto su cinque è già 100% elettrica», ha ricordato il presidente, aggiungendo che «non è più tempo di discutere sulle date: se vogliamo restare competitivi e salvare stabilimenti e occupazione, serve una politica industriale europea seria e orientata all’innovazione». Secondo Pressi, la recente “corsa agli incentivi” ha dimostrato che «gli italiani sono interessati alla mobilità elettrica», e che questa domanda crescerà ulteriormente grazie all’arrivo di «modelli sempre più accessibili e concorrenziali in ogni segmento di mercato».
 Il manifesto, che sarà consegnato a Governo e autorità competenti, chiede dunque un quadro regolatorio chiaro e stabile, capace di rendere gli investimenti in infrastrutture di ricarica più convenienti e sostenibili nel tempo. Tra le priorità indicate, la riduzione dei costi energetici per gli operatori, oggi molto più alti rispetto a quelli sostenuti nei principali Paesi europei, e la semplificazione delle procedure di connessione delle colonnine, con un’applicazione rapida e coerente delle norme europee sulla decarbonizzazione dei trasporti.
 Altrettanto centrale è il completamento della copertura autostradale, per garantire la piena infrastrutturazione delle arterie strategiche del Paese e rendere possibile la mobilità elettrica a lunga percorrenza. Motus-E propone inoltre di estendere la durata delle concessioni di suolo a vent’anni, per assicurare stabilità e ritorno economico agli investimenti, e di creare una governance centralizzata che consenta di pianificare, monitorare e coordinare in modo univoco tutti gli interventi sul territorio nazionale.