Economia

La Fed è pronta ad agire?

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 

La conferenza annuale ospitata dalla Federal Reserve Bank di Kansas City a Jackson Hole, nel Wyoming, è ormai un appuntamento fisso nel calendario dei mercati finanziari. L’edizione di quest’anno ha visto il presidente della Fed Powell trasmettere un messaggio forte, più chiaro di quanto gli investitori si aspettassero: anche alla luce dell’indebolimento del mercato del lavoro Usa, è “giunto il momento che la politica monetaria si adegui”. Sembra quindi chiaro che la Federal Reserve opterà per un allentamento della stretta monetaria, ma il ritmo e l’entità dei tagli dei tassi non sono ancora definiti e dipenderanno dall’andamento dei dati macroeconomici. Gli investitori appaiono divisi, in particolare, sull’entità del primo taglio dei tassi previsto per la riunione di settembre, che potrebbe essere di 50 punti base o di soli 25. 

Dopo i timori di recessione di inizio agosto, oggi i dati sembrano suggerire la tenuta dell’economia statunitense nonostante, come sottolineato da Powell, il mercato del lavoro abbia registrato un rallentamento e la Fed sia consapevole dell’urgenza di concentrarsi non solo sulla stabilità dei prezzi, ma anche sull’occupazione – a differenza della sua omologa europea. Sebbene il tasso di disoccupazione Usa possa sembrare ancora basso rispetto agli standard storici, l’aumento registrato nell’ultimo anno ha sollevato i timori di una recessione imminente per molti analisti.  

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Anche la crescita salariale e il “tasso di abbandono” dell’impiego, cioè la frequenza con cui i dipendenti rassegnano le dimissioni, sono rallentati bruscamente, lasciando presumere un indebolimento del mercato del lavoro. 

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Inoltre, da un sondaggio condotto tra i consumatori statunitensi sulla disponibilità di posti di lavoro, è emersa la convinzione di un rallentamento della dinamica occupazionale rispetto al periodo post-Covid, anche se i dati non segnalano ancora il pericolo di recessione (vedi grafico sotto, dove le barre azzurre indicano le recessioni passate).

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In conclusione, le Banche Centrali dovrebbero anticipare il ciclo economico e allentare la politica monetaria prima di una recessione. Fare questo, tuttavia, non è così semplice. A seguito dell’impennata dei prezzi nel post-pandemia, le decisioni dei policymaker sono state sempre più determinate dai dati macroeconomici, un approccio che aumenta considerevolmente il rischio di aspettare troppo a lungo prima di agire. Alcuni analisti sostengono che la Fed sia già in ritardo sul taglio dei tassi, anche se l’analisi dei dati macro suggerisce che c’è ancora margine per evitare una recessione. Al momento, un “atterraggio morbido” ci sembra ancora lo scenario più probabile, con effetti positivi sugli asset finanziari, anche se le carte in tavola potrebbero cambiare velocemente. 

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