Economia
Mediobanca fotografa le medie imprese italiane: ESG in crescita, produttività da record e sfide future
Redazione

Le medie imprese italiane corrono veloci verso la sostenibilità e continuano a distinguersi in Europa per competitività e capacità innovativa. È questo il quadro che emerge dal XXIV Rapporto sulle medie imprese industriali italiane, elaborato dall’Area Studi Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere, che ha analizzato 3.650 aziende, motore strategico dell’industria manifatturiera nazionale.
Mediobanca fotografa le medie imprese italiane: ESG in crescita, produttività da record e sfide future
Secondo il report, oltre l’80% delle Mid-Cap italiane ha già avviato iniziative ESG, spinte da obblighi normativi (66,9%), esigenze reputazionali (52,9%) e visione imprenditoriale (47,7%). Le azioni più diffuse riguardano la riduzione delle fonti fossili e la transizione alle energie rinnovabili (67,3%), la gestione dei rifiuti e il riciclo (62%) e la formazione green per i dipendenti (43%). Tuttavia, solo il 12,6% delle imprese ha raggiunto una quota superiore al 60% di consumo da fonti rinnovabili, segno di un percorso ancora in fase di consolidamento.
La spinta verso la sostenibilità è prevalentemente autofinanziata (90,6%), mentre una quota minore ricorre a linee di credito agevolate (18,4%) o a fondi pubblici (17,8%). Tra le aziende che non hanno ancora intrapreso una strategia ESG, il principale ostacolo rimane la burocrazia (33,8%).
Sul fronte delle emissioni, persistono criticità: oltre il 60% delle Mid-Cap non è in grado di quantificarle, e solo il 40,9% ritiene realistico l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. La governance ESG, inoltre, è spesso affidata a figure interne: nel 30,3% dei casi a un manager con competenze dedicate, nel 15,8% al presidente o all’amministratore delegato.
Nonostante questi limiti, le medie imprese italiane si confermano una colonna portante dell’economia: generano il 17% del fatturato manifatturiero, il 16% del valore aggiunto e il 14% delle esportazioni e dell’occupazione complessiva. Tra il 2014 e il 2023, hanno aumentato la produttività del lavoro del 31,3%, superando Germania (+25,8%), Francia (+20,2%) e Spagna (+29,9%). In termini assoluti, le Mid-Cap italiane registrano livelli di produttività superiori del 3,3% rispetto alle tedesche, del 14,7% rispetto alle francesi e del 18,7% rispetto alle spagnole.
Altro punto di forza è la capacità innovativa: il 45,8% delle medie imprese italiane possiede almeno un brevetto, una quota seconda solo alla Germania (61,2%) e superiore a Francia e Spagna.
Il capitale umano è un ulteriore asset strategico: tra il 2014 e il 2023 l’occupazione è cresciuta del 24,2%, contro l’11,5% francese e l’8,8% tedesco. Tuttavia, persistono sfide legate allo skill mismatch: l’80% delle aziende denuncia difficoltà nel reperire competenze tecnico-specialistiche e digitali. Per reagire, il 40,4% investe in formazione e il 37% in automazione.
A pesare sui bilanci delle imprese italiane restano i costi energetici: nel biennio 2022-2023 quasi il 60% ha subito rincari, con effetti negativi sui margini per il 20,5%. Per contrastare questi aumenti, il 44,1% prevede investimenti in impianti green, mentre oltre un terzo punta a modernizzare gli stabilimenti.
Il carico fiscale rappresenta un altro ostacolo: le medie imprese sostengono un’aliquota effettiva del 25%, circa sei punti in più rispetto alle grandi aziende, con un impatto cumulato stimato in 6,2 miliardi di euro di maggiori oneri nell’ultimo decennio.
Infine, si aggiungono le incognite geopolitiche: i dazi introdotti o minacciati dagli USA colpirebbero direttamente il 30% delle Mid-Cap, mentre un ulteriore 21,3% subirebbe comunque effetti indiretti.