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Mappa del futuro: l’Italia ai margini delle città che contano

Redazione
 
Mappa del futuro: l’Italia ai margini delle città che contano

Ogni anno Oxford Economics prende il mappamondo, lo esamina e stila la sua personale lista delle città più attrattive del pianeta. È una classifica che guarda al futuro, ma con una lente impietosa: economia, capitale umano, qualità della vita, ambiente e governance sono i cinque criteri con cui vengono scrutati i centri urbani.

Mappa del futuro: l’Italia ai margini delle città che contano

Ne esce fuori un podio da copertina: New York, Londra, Parigi, che non stupisce, ma rassicura. Sono le solite regine globali, salde nei loro troni: Manhattan gioca la carta della finanza e dell’innovazione, Londra incanta con il talento che sa attirare, Parigi brilla per una qualità della vita che continua a sedurre il mondo intero.

E poi c’è il resto. C’è il mosaico urbano che si estende da San Jose, regno della Silicon Valley, fino a Tokyo, passando per Boston, Melbourne e la solare Sydney. L’Europa del Nord si difende con le sue città ordinate, efficienti, amministrate come orologi svizzeri, e infatti anche Zurigo e Ginevra sono lì, in alto. Madrid, solitaria bandiera del Mediterraneo, si aggrappa al 44esimo posto come se fosse un traguardo epico. E l’Italia? Purtroppo l’Italia è altrove, come può immaginare chi ci vive (e combatte nelle trincee delle nostre città) ogni giorno.

Per trovare Milano bisogna scendere fino all’82esimo gradino. Un tonfo che pesa, soprattutto se si guarda chi le sta davanti: Praga, Barcellona, Kuala Lumpur. Non certo irraggiungibili, almeno sulla carta. Ma Milano paga un prezzo salato soprattutto sull’ambiente. Se la cava in termini di vivibilità e dinamismo, ma il verde, la qualità dell’aria, le politiche ambientali sono ancora zavorra pesante.

Roma è ancora più in basso: 112esima. L’eterna bellezza, l’immenso patrimonio culturale non bastano a compensare i ritardi cronici su governance e sostenibilità. È come se l’Italia urbana fosse rimasta ferma mentre il mondo correva avanti, più veloce, più coeso, più consapevole.
Non è solo una classifica, quella di Oxford Economics: è un ritratto in cui il Bel Paese sembra più sfondo che protagonista.

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