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Labubu manda in tilt i negozi UK: Pop Mart sospende le vendite

Barbara Leone
 
Labubu manda in tilt i negozi UK: Pop Mart sospende le vendite

Se c’è una cosa che gli inglesi sanno fare bene, oltre al tè delle cinque, è perdere la testa per le mode più improbabili. E questa volta non parliamo di cappelli eccentrici al Royal Ascot o di sandwich al cetriolo, ma di un pupazzo, una piccola creatura pelosa e un po’ inquietante che risponde al nome di Labubu. Partorito dalla fantasia dell’artista di Hong Kong Kasing Lung è diventato protagonista di una saga che neppure Dickens avrebbe saputo immaginare.

Labubu manda in tilt i negozi UK: Pop Mart sospende le vendite

Un incrocio tra feticcio fashion (complici celeb come Rihanna e Dua Lipa) e accessorio da collezione che, grazie alla collaborazione con il marchio Pop Mart, ha rapidamente conquistato TikTok e i marciapiedi di Londra. Ma la popolarità ha un prezzo: la calca.

E così Pop Mart ha annunciato la decisione drastica. "Abbiamo sospeso la vendita in tutti i nostri 16 negozi nel Regno Unito fino a giugno per prevenire qualsiasi potenziale problema di sicurezza", ha dichiarato l’azienda, probabilmente con il tono di chi sa di aver creato un piccolo, adorabile, incubo.

Victoria Calvert, fan di Labubu con l’animo da reporter di guerra, ha raccontato alla BBC la scena vista nel negozio di Stratford: “Stava diventando ridicolo trovarsi in quella situazione, con la gente che litigava e urlava, e ti sentivi spaventato.” E come darle torto? Tra chi si accampava dalla notte prima e chi, all'alba, rivendeva i biglietti d’ingresso a 150 sterline, il confine tra collezionismo e delirio si è fatto labile.

Victoria ha assistito persino a una rissa tra un cliente e un commesso. “Mi sono allontanata perché mi sentivo insicura. È stata un’esperienza piuttosto brutta, mi ha fatto davvero paura”, ha detto. Altro che teneri mostriciattoli.
La causa di tutto, secondo molti, sono proprio i rivenditori, che comprano in massa e rivendono a prezzi da asta di Sotheby’s.

“Gli acquirenti li rivendono a 100 sterline per un Labubu. È inaccettabile. Come mai loro possono comprarli e altri no?!” si legge nei commenti infuocati sotto il post Instagram di Pop Mart.
''Sono così arrabbiato che i rivenditori abbiano rovinato tutto”
, rincara la dose un altro utente. Anche Jaydee, influencer del mondo Labubu e creatore di video di unboxing su TikTok, ha le idee chiare: “Ho vissuto a Londra per tutta la vita e c'è un gruppo di rivenditori che fa questo genere di cose. È davvero un peccato, ma per i veri fan questa è un’ottima notizia e la decisione giusta. Ora posso entrare al Pop Mart senza dover fare la fila”, ha detto alla BBC.

Per Pop Mart, il rischio reputazionale era alto. E le parole di Susannah Streeter, analista di Hargreaves Lansdown, lo confermano: “La grande folla che si raduna nei giorni di calo delle scorte è chiaramente diventata un costoso grattacapo da gestire. Le folle fuori controllo potrebbero compromettere l’appeal giocoso e divertente del marchio”. In altre parole: Labubu è simpatico, finché non ti arriva in testa durante una zuffa. E non è finita qui.

Secondo Streeter, “la sospensione potrebbe anche spingere più fan a rivolgersi ai siti di rivendita, ma vengono venduti anche Labubu contraffatti, quindi c'è il rischio che i clienti vengano ingannati e indotti ad acquistare falsi”. L'ansia da prestazione collezionistica non conosce confini. Sarah Johnson, fondatrice della società di consulenza Flourish Retail, ha definito la sospensione “una decisione strategica”. D’altronde, si sa: la scarsità è il miglior marketing. “I marchi da collezione come Labubu sfruttano la scarsità come uno strumento potente”, ha spiegato alla BBC con la freddezza tipica di chi sa trasformare il caos in business.

Nel frattempo, Pop Mart prova a metterci una pezza: “Labubu tornerà nei negozi fisici a giugno e stiamo lavorando a un nuovo meccanismo di distribuzione meglio strutturato e più equo per tutti i soggetti coinvolti”, ha fatto sapere l’azienda alla BBC. Perché l’importante, alla fine, è che nessuno finisca all’ospedale per un peluche.

Non c’è che dire: c’è qualcosa di tragicomico in tutta questa storia. Un piccolo mostro peloso, mezzo pupazzo, mezzo status symbol, che scatena scene da Black Friday sotto steroidi. E tutto nel placido Regno Unito, dove l’aplomb britannico si arrende davanti a una bambola in edizione limitata. Ma in fondo, se c’è un lato positivo, è che in un mondo iperconnesso e spesso disilluso, un pupazzo con i denti storti e lo sguardo inquieto può ancora farci perdere la testa. Letteralmente.

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