Politica
Movimento Cinque Stelle: morto un Grillo, se ne fa un altro
Redazione
Gran bella soddisfazione, per Giuseppe Conte e il suo cerchio magico, vedere che la percentuale di coloro che hanno votato per le modifiche statutarie dei Cinque Stelle è stata più alta rispetto alla prima, che Beppe Grillo, da sconfitto, ha voluto ripetere.
I votanti, secondo le comunicazioni ufficiali, sono stati pari al 64,9% degli aventi diritto (che erano 89.408). Quindici giorni fa erano stati il 61,2%. L'esito della consultazione-bis ha quindi confermato la leadership di Giuseppe Conte, che però non può dire di potere stare tranquillo perché Beppe Grillo non crediamo si fermerà alla presa d'atto della sconfitta.
Innanzitutto perché lo ha fatto capire (lasciandosi aperte più opzioni, a partire dal reclamare il simbolo del movimento), poi perché sarebbe ben strano che, dalla sera alla mattina, cancellasse le asprezze del suo carattere.
Quindi, tutte le ipotesi sono aperte, ma è certo che quel che la votazione di ieri (così come quella di due settimane fa) si lascia dietro sono solo macerie, perché se la sconfitta del fondatore appare chiara, altrettanto netta è la sensazione che la vittoria potrebbe avere per Conte un saldo non necessariamente tutto in positivo.
Lui, Conte, si mostra tranquillo e anzi annuncia gradi novità. Quali possano essere non è completamente chiaro, a meno che Giuseppe Conte, dopo avere ''vinto facile'', ora voglia distruggere l'avversario, verso il quale ha avuto - ricambiato - parole durissime.
Una situazione che, guardandola dall'esterno, appare surreale, quasi che Conte e i suoi sodali non abbiano chiaro lo stato precario del Movimento, che hanno un bel dire a descrivere come l'unica forza politica pulita nello scenario italiano, quando invece è in caduta libera, con il pericolo immanente di una scissione che, come da tradizione, sarebbe nociva perché non apporterebbe benefici reali al frutto della partenogenesi.
Il voto certo dà maggiore forza a Conte che, eliminati gli avversari interni (sempre che ne fossero rimasti) , ora può lavorare per dare forma compiuta alla sua creatura, di cui almeno deve definire i contorni, cosa che da sola potrebbe essere un'impresa.
Le mosse dell'ex presidente del consiglio sono da sempre oggetto di analisi, ondivaghe come sono state, opportunistiche come sono state, spregiudicate come sono state.
Ma oggi il gioco è ben diverso perché Conte - o chi per esso - ha dilapidato un patrimonio politico, derivato dallo sfrenato qualunquismo di Grillo, capace di abbracciare tesi distanti l'una dall'altra, ma capaci di calamitare consenso. Se il fondatore giocasse sulle ambiguità di Conte probabilmente vedrebbe più vicino il solo obiettivo che oggi gli sta a cuore: distruggere politicamente quello che lui aveva scelto e ora, come nella tradizione dei drammi di Shakespeare, lo ha visto rivoltarglisi contro. Come il cane che morde la mano di chi gli dà da mangiare.
Ma nella sua impresa, Grillo è ben più solo di quel che possa sembrare perché chi ha goduto della sua fiducia (come Virginia Raggi ed Alessandro Di Battista) non se la sente proprio di combattere una guerra che è personale più che ideologica. In compenso, Grillo ha il convinto appoggio di Danilo Toninelli che, avendo un suo canale televisivo su una piattaforma, crede con questo di avere chissà quale peso o seguito politico.