La recente sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo nei casi di licenziamento illegittimo nelle micro e piccole imprese, sta suscitando forti preoccupazioni nel mondo produttivo. Secondo Unimpresa, l’associazione che rappresenta centinaia di migliaia di aziende italiane, si tratta di una decisione che, pur introducendo un principio di maggiore tutela per i lavoratori, rischia di generare un effetto devastante sull’equilibrio economico e occupazionale del sistema produttivo italiano.
Licenziamenti illegittimi, Unimpresa lancia l’allarme: “Rischio default per le microimprese”
Secondo l’analisi di Unimpresa, in Italia oltre 4,1 milioni di microimprese – ossia attività con meno di 10 dipendenti, pari al 94,8% del totale delle aziende attive – danno lavoro a circa 7,7 milioni di persone, il 45% degli occupati del settore privato. Molte di queste operano con margini inferiori al 5% del fatturato e una liquidità media di appena tre mesi, rendendole estremamente vulnerabili agli shock economici.
Con la nuova interpretazione della Corte, l’indennità per licenziamento illegittimo potrebbe salire a 12-18 mensilità, generando esborsi da 30.000 a 40.000 euro per una sola posizione lavorativa. Un impatto che, in contesti di piccole dimensioni, può tradursi in indebitamento forzato, licenziamenti collettivi o addirittura chiusura dell’attività.
“È giusto tutelare i lavoratori in caso di abusi – dichiara Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa – ma servono criteri di proporzionalità. Il principio costituzionale della tutela del lavoro non può essere attuato scaricando tutto il peso sanzionatorio sulle imprese più fragili.”
Longobardi sottolinea come proprio le imprese sotto i 15 dipendenti siano quelle che più spesso incorrono in errori formali nei procedimenti di licenziamento, in assenza di strutture legali interne o consulenza continua. L’eliminazione di un limite certo all’esposizione economica aumenta drasticamente l’incertezza, deterrente per nuove assunzioni e ostacolo alla crescita.
Il vero pericolo, secondo Unimpresa, è che la sentenza disincentivi le assunzioni proprio tra chi già fatica a sopravvivere sul mercato. Molti piccoli imprenditori, temendo potenziali contenziosi civili costosi e dall’esito imprevedibile, potrebbero evitare di crescere, formalizzare i contratti o investire nel lavoro stabile, alimentando di fatto nuove forme di precarietà.
Unimpresa propone una modifica legislativa urgente che, nel rispetto della sentenza della Consulta, introduca un meccanismo equo di calcolo dell’indennizzo, basato su:
- Dimensione economica dell’impresa
- Capacità contributiva
- Anzianità del lavoratore
Un modello flessibile, in grado di preservare i diritti del lavoratore, ma anche di non affossare le imprese che costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana.
La richiesta è chiara: attivare immediatamente un tavolo tecnico presso il ministero del Lavoro, coinvolgendo rappresentanze datoriali, sindacali e giuristi, per definire un nuovo assetto normativo che salvaguardi la giustizia e la sostenibilità economica.
“Tutelare i diritti dei lavoratori è sacrosanto – conclude Longobardi – ma non possiamo permettere che ciò avvenga al prezzo dell’agonia delle microimprese italiane. Senza un intervento, rischiamo di alimentare un clima di sfiducia che finirà per danneggiare l’intero mercato del lavoro.”