Cultura

Operazione Pala d’Altare: il tesoro nascosto sul Lago Maggiore

Redazione
 
Operazione Pala d’Altare: il tesoro nascosto sul Lago Maggiore

Sulle rive quiete del Lago Maggiore, dove l’acqua riflette l’eleganza discreta delle ville signorili e la memoria di un’Italia da cartolina, si è consumata una storia degna di un thriller internazionale. A farne da protagonisti: un eccentrico milionario tedesco, una collezione d’arte di valore inestimabile, un'eredità sospetta e il lavoro certosino delle forze dell’ordine italiane e spagnole. Una trama così perfetta che Ángeles Albert De León, direttrice generale dei Beni Culturali del Ministero spagnolo della Cultura, l’ha definita senza esitazione: “Sembra la sceneggiatura di un film”.

Operazione Pala d’Altare: il tesoro nascosto sul Lago Maggiore

Al centro del racconto c'è Günter Kiss, imprenditore tedesco con passaporto svizzero, noto nel confine tra Italia e Svizzera per i suoi affari discutibili e per uno stile di vita tanto lussuoso quanto enigmatico. Il suo passato mescolava l’amore per l’arte acquistata in tutto il mondo con investimenti nel trattamento dei rifiuti – e non sono mancati, in questa seconda sfera, problemi con la giustizia italiana. Nel febbraio 2023, Kiss è morto, seguito appena una settimana dopo dalla moglie. Non avevano figli, e a subentrare nella loro successione fu una fondazione con sede nel Liechtenstein.

Ma a lasciare di stucco le autorità non fu tanto la dinamica ereditaria, quanto il contenuto della lussuosa villa della coppia sul Lago Maggiore: un vero e proprio museo illegale con oltre 350 opere d’arte, molte delle quali provenienti dalla Spagna e trasferite in Italia senza autorizzazione. È in quel momento che le autorità italiane ricevono la segnalazione decisiva. La Sovrintendenza ai Beni Culturali di Novara viene contattata: le opere nella villa stanno per essere messe all’asta.

Parallelamente, da Madrid, il Ministero della Cultura spagnolo e l’Unità del Patrimonio Storico della Guardia Civil si attivano. Il movente è chiaro: molte di quelle opere non avrebbero mai dovuto lasciare la Spagna. Tra le opere più preziose c’è una pala d’altare fiamminga del XVI secolo, attribuita alla cerchia di Brueghel il Giovane, raffigurante la Passione di Cristo. Il suo valore stimato si aggira intorno ai 350.000 euro. Questo capolavoro – che ha anche dato il nome all’intera indagine, ribattezzata “Operazione Pala d’Altare” – era appeso con noncuranza a una parete della villa, accanto a una collezione di armi. I Carabinieri lo hanno recuperato nel 2022, fingendo un’ispezione proprio su quella raccolta bellica. La scena, raccontano, sembrava tratta da un romanzo di Umberto Eco: tra fucili e cimeli, una pala d’altare cinquecentesca giaceva come se nulla fosse. Ma quel capolavoro era solo la punta dell’iceberg. L’intero bottino comprende opere attribuite a Picasso, Modigliani, Rodin, oltre a specchi antichi, arazzi, mobili d’epoca e sculture, distribuite non solo nella villa ma anche nelle case di altri collezionisti italiani.

Alcuni di questi pezzi erano passati di mano attraverso case d’asta, come quella di Genova, dove finirono acquistati da privati ignari della loro provenienza. «Si tratta di un'operazione di cooperazione internazionale che coinvolge noi, la Guardia Civil, le autorità giudiziarie italiane e spagnole, Eurojust e i Ministeri della Cultura di entrambi i Paesi», ha spiegato al quotidiano La Vanguardia il Generale Francesco Gargaro, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. «La collaborazione è consistita nell'identificazione, nella localizzazione e, infine, nel sequestro di queste opere d'arte. Il valore complessivo si aggira intorno ai tre milioni di euro».

 La pista seguita dagli investigatori porta al 2018, quando gran parte della collezione fu trasportata da Marbella all’Italia a bordo del jet privato di Kiss, nonostante il Ministero della Cultura spagnolo avesse negato l’autorizzazione all’esportazione. Un trasferimento orchestrato con cura, apparentemente per eludere ogni controllo doganale e nascondere la collezione nel rifugio discreto della villa italiana. Il risultato? Un museo segreto incastonato tra le montagne e il lago, inaccessibile al pubblico ma ricco come pochi.

Intanto la settimana scorsa, a Torino, si è tenuta la cerimonia ufficiale per la restituzione di 65 opere d’arte allo Stato spagnolo, un passo importante ma ancora incompleto. Molti altri pezzi – secondo gli inquirenti – si trovano ancora nelle mani di collezionisti privati. Alcuni forse del tutto ignari, altri, magari, consapevoli del rischio che l’arte possa anche nascondere il crimine. L’Operazione Pala d’Altare non è solo il recupero di beni culturali. È anche un monito, un esempio emblematico di come il traffico illecito di opere d’arte continui a intrecciarsi con i grandi capitali, i vuoti legislativi internazionali e la vanità di chi colleziona bellezza senza interrogarsi sulla sua provenienza. Come in ogni giallo che si rispetti, restano ancora molti misteri da svelare. E forse, in qualche villa affacciata su un altro lago, qualche altro capolavoro aspetta ancora di essere restituito alla storia.

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