Cultura

Premio Strega, trionfa Andrea Bajani

Redazione
 
Premio Strega, trionfa Andrea Bajani

Un verdetto atteso ma non privo di imprevisti: sul tabellone, per un errore di trascrizione, sono apparsi 187 voti anziché i 194 reali. Poco importa. Il Ninfeo di Villa Giulia, forse per l’ultima volta teatro del principale riconoscimento letterario italiano, ha trattenuto il fiato e poi applaudito Andrea Bajani, vincitore del Premio Strega 2025 con L’anniversario (Feltrinelli).“Sono ventidue anni che scrivo libri. Oggi provo gratitudine per chi ha creduto in me: i lettori, gli editori, Feltrinelli che proprio quest’anno compie 60 anni”, ha dichiarato lo scrittore, avvolto in un abito sobrio.

Premio Strega, trionfa Andrea Bajani

Per poi aggiungere: “La letteratura è il coraggio di contraddire la versione ufficiale”. Una frase che ha risuonato forte in una serata attraversata da tensioni non solo letterarie, ma anche politiche. Già premiato dallo Strega Giovani 2025 e finalista nel 2021 con Il libro delle case, sempre per Feltrinelli, Bajani si impone con un romanzo che è insieme intimo e lucido, dove la narrazione familiare assume tratti quasi psicanalitici. L’anniversario esplora con delicatezza e precisione il peso del legame familiare, l'incomunicabilità, la necessità di affermare una propria verità: “L’inferno domestico e la fuga come colpa – racconta Bajani – sono due facce della stessa medaglia. Ma scrivere è anche rivendicare il diritto di raccontare la propria versione dei fatti”.

 A rendere incandescente l’atmosfera – oltre al caldo torrido mitigato appena da ventagli agitati tra i tavoli – le polemiche della vigilia. Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, assente perché impegnato a Berlino, aveva polemizzato nei giorni precedenti affermando di non aver ricevuto alcun libro dei finalisti, aggiungendo con una certa ironia: “Da Amico della Domenica sono diventato nemico della Domenica”. Una dichiarazione che aveva suscitato malumori nell’ambiente letterario. Il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi, ha cercato di smorzare i toni, precisando che “i libri sono stati spediti al ministro oggi stesso, e da Berlino è arrivato un ringraziamento ufficiale tramite il suo ufficio”.

 Ma il nodo vero riguarda il futuro del Premio: Villa Giulia potrebbe non ospitare più la serata finale nel 2026, anno simbolico per l’80esimo anniversario dello Strega. Dal Collegio Romano trapela l’intenzione del Ministero di proporre Cinecittà come nuova sede. Un’ipotesi che divide. Contraria Dacia Maraini, seduta al tavolo Rizzoli: “Il Ninfeo ha una tradizione straordinaria. Perché spezzarla? Qui si respira l’anima della nostra comunità letteraria”. Più concilianti le parole della seconda classificata, Elisabetta Rasy: “Cinecittà è affascinante quanto Villa Giulia. Forse si potrebbe alternare”. Decisamente neutra Donatella Di Pietrantonio: “La decisione spetta alla Fondazione Bellonci”.

Il verdetto dei 646 voti espressi – pari al 92% degli aventi diritto – ha riservato qualche colpo di scena, soprattutto al secondo posto, dove si è affermata Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli) grazie a 133 voti. Un’opera intensa, dove la figura paterna si intreccia con quella dell’amico e scrittore Raffaele La Capria. Terzo gradino del podio per Nadia Terranova con Quello che so di te (Guanda), 117 voti: una profonda indagine letteraria sulla figura della bisnonna Venera, internata in manicomio per undici giorni nel 1928. Seguono Paolo Nori con Chiudo la porta e urlo (Mondadori), 103 voti – un lavoro ibrido che trasforma le poesie di Raffaello Baldini in narrazione – e il sorprendente esordiente Michele Ruol, anestesista, con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), 99 voti. Un libro che parla del lutto attraverso oggetti, segni e memorie, lasciando tracce nel cuore del lettore.

A sottolineare il valore culturale dell’evento, le parole di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera e responsabile Cultura di Fratelli d’Italia: “Lo Strega è una festa della letteratura, alta e popolare. Il Parlamento ha stanziato 44 milioni per la filiera editoriale: dobbiamo continuare a investire in cultura, soprattutto per i giovani e nelle aree marginali”. Un’edizione, quella 2025, che appare quasi di transizione, segnata com’è da tensioni istituzionali e interrogativi sul futuro. Bajani, nel suo discorso, ha parlato di gratitudine e di verità: parole che forse sintetizzano meglio di qualsiasi slogan il senso ultimo della letteratura. E che, nell’afa di Villa Giulia, suonano come un invito a non perdere di vista l’essenza di questo Premio: la voce degli scrittori, la forza dei libri, la fragilità delle storie vere.

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