FOTO: Luca Bianchi, Direttore Generale di Svimez
Nel 2024 l’Italia ha rallentato la corsa, segnando un ritorno al gap di crescita rispetto all’Eurozona. È quanto emerge dalle ultime analisi Svimez sul Pil regionale, secondo cui l’economia italiana è cresciuta dello 0,7% su base annua, un dato identico al 2023 ma inferiore alla media dell’Unione europea, che si è attestata all’1%. È la prima volta, dal 2021, che il nostro Paese torna sotto la media Ue.
Italia in frenata mentre il Sud corre più del Nord, ma torna il divario con l’Europa
Il quadro è reso ancor più complesso dalla crescita disomogenea tra le macroaree del Paese. A sorpresa, anche nel 2024 il Sud Italia ha corso più del Centro-Nord: +1% contro +0,6%. Le performance migliori sono state registrate dalle regioni centrali, con un incremento del Pil dell’1,2%, seguite dal Nord-Ovest (+0,9%). In netta difficoltà il Nord-Est, che ha mostrato una preoccupante stagnazione (-0,2%).
Il Mezzogiorno, dunque, conferma il suo dinamismo, anche se il vantaggio rispetto al resto del Paese si è ridotto: il divario positivo per il Sud è sceso da un punto percentuale nel 2023 a soli 0,4 punti nel 2024. Tuttavia, guardando al triennio 2022-2024, la crescita cumulata premia ancora le regioni meridionali, che hanno registrato un +8,6% contro il +5,6% del Centro-Nord, con un differenziale di ben tre punti percentuali.
Se da un lato il Sud conferma un trend positivo e sorprendente, dall’altro l’Italia nel suo complesso appare in affanno rispetto ai principali partner europei. Il ritorno del differenziale negativo con la media Ue segnala una frenata strutturale che riaccende l’attenzione sulle politiche di crescita, sugli investimenti e sulla produttività nazionale. Le performance del Nord-Est, tradizionalmente motore dell’economia italiana, rappresentano un campanello d’allarme ulteriore.
I dati Svimez delineano un Paese che cambia geografia economica ma che, allo stesso tempo, rischia di perdere competitività a livello continentale. La sfida, per i prossimi anni, sarà doppia: da un lato valorizzare la crescita del Sud, dall’altro rilanciare la produttività del Centro-Nord e riportare l’Italia in linea con i ritmi dell’Eurozona.