L’Italia si conferma il primo paese dell’Unione Europea nella produzione di gioielleria con 33mila addetti, pari al 27,5% del totale UE, davanti a Francia con 27mila, Germania con 14mila, Spagna con 7mila e Polonia con 6mila. La leadership nazionale è sostenuta da una forte vocazione artigiana, con 10.606 imprese attive nel comparto, delle quali 8.177 – pari al 77,1% – sono artigiane e impiegano il 45,5% degli occupati del settore. È quanto emerge dal report “Imprese e made in Italy dell’oreficeria: le sfide del nuovo (dis)ordine mondiale” presentato oggi da Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, a Oroarezzo 2025, durante un talk show promosso dalla Consulta Orafa che ospita anche i lavori del Consiglio Nazionale di Confartigianato Orafi.
L’Italia dell’oro sotto assedio: il grande nodo tra export e futuro
L’analisi si inserisce in un contesto globale segnato dalla guerra dei dazi, da tensioni geopolitiche, dal rallentamento della manifattura europea e da una recessione prolungata della Germania, con l’annuncio di nuovi dazi da parte degli USA e le contromisure di Cina e UE che spingono l’indicatore globale di incertezza sugli scambi commerciali ai massimi storici, influenzando negativamente le previsioni sull’export italiano e rinviando la ripresa del made in Italy al 2027.
Nonostante il calo produttivo, nel 2024 l’export del comparto orafo italiano cresce del 38,9%, grazie al traino della Turchia e a una buona performance negli Emirati Arabi Uniti – oggi quarto mercato – e in Paesi Bassi, Israele, Corea del Sud e Panama. L’Italia esporta nel 2024 gioielli per 16 miliardi di euro, pari al 41,6% del totale UE; l’87,7% di questo export è concentrato nelle province di Arezzo, Alessandria, Milano e Vicenza che, aggregate, rappresentano il primo esportatore dell’Unione, davanti anche a singoli Stati membri come Francia, Belgio e Germania.
In particolare, Arezzo e Alessandria registrano un’incidenza dell’occupazione orafa del 6,8% e del 4,8% sul totale provinciale, contro una media nazionale dello 0,2%. Gli Stati Uniti, che sono stati il primo mercato dal 2020 al 2023, nel 2024 scendono al secondo posto dopo la Turchia: le esportazioni italiane verso gli USA ammontano a 1.479 milioni di euro, pari al 9,3% del totale, ma segnano un calo del 9,2% rispetto al 2023. L’eventuale introduzione di dazi aggraverebbe una flessione già in atto, rendendo urgente una diversificazione verso nuovi mercati ad alto potenziale come America Latina, Sud-Est Asiatico, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Nord Africa e Africa subsahariana. Il settore orafo italiano si distingue inoltre per l’elevata incidenza del design nei progetti di innovazione e affronta importanti sfide future legate alla doppia transizione digitale e green, alla qualità e innovazione del prodotto, alla carenza di personale, acuita dalla crisi demografica: nel 2024 il 71,6% delle entrate previste di orafi e gioiellieri risulta di difficile reperimento, con picchi in Lombardia (87,1%), Piemonte (79,4%) e Veneto (72,2%).