Economia
Import dalla Cina in forte crescita: +11,2% nei settori manifatturieri, l’Italia guida con +24,5%
Redazione

Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato, l’Europa si conferma il principale mercato di assorbimento per le esportazioni cinesi, in un contesto di tensioni commerciali che stanno ridisegnando le rotte globali. Dopo l’incontro del 30 ottobre tra Donald Trump e Xi Jinping, gli Stati Uniti hanno fissato al 47% i dazi sulle importazioni dalla Cina, spingendo molte imprese di Pechino a orientare le proprie forniture verso mercati più accessibili, in particolare l’Unione Europea.
Import dalla Cina in forte crescita: +11,2% nei settori manifatturieri, l’Italia guida con +24,5%
L’analisi di Confartigianato, basata su dati Eurostat, segnala che nei primi otto mesi del 2025 l’import dell’UE a 27 dalla Cina è cresciuto del 9,4%, con un’accelerazione ancora più evidente in Italia, dove si registra un aumento del 24,5%. Un incremento trainato in gran parte dai flussi di prodotti farmaceutici, che hanno toccato i 6,1 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi ad agosto, in larga misura legati a movimentazioni di multinazionali del settore e accelerati dall’introduzione dei dazi statunitensi. Anche al netto del farmaceutico, l’import italiano dalla Cina cresce dell’8,3%, confermando la solidità del trend.
Il report di Confartigianato evidenzia che la crescita dell’import è spinta soprattutto dai mezzi di trasporto, in aumento del 46,1%, e in particolare dagli autoveicoli, che segnano un +43,7%. La media europea si ferma all’11,1%, con la Francia su valori analoghi, mentre la Germania registra un calo del 3,7%, segnale che la concorrenza cinese nel comparto automotive sta modificando gli equilibri industriali europei.
Tra i settori con import in crescita a doppia cifra spiccano:
- Altri mezzi di trasporto: +52,8% (833 milioni di euro);
- Alimentari: +16,8% (612 milioni di euro);
- Abbigliamento: +14,8% (2,58 miliardi);
- Prodotti in metallo: +14,6% (2,53 miliardi);
- Macchinari: +12,8% (6,33 miliardi);
- Prodotti chimici: +11,9% (9,04 miliardi);
- Pelle: +10,1% (2,15 miliardi).
In particolare, Confartigianato segnala che nei settori di MPI, alimentare, moda, legno-arredo, metallo e altre manifatture (gioielleria e occhialeria), l’import dalla Cina è aumentato dell’11,2%, portando il valore complessivo a 13,7 miliardi di euro (ultimi dodici mesi ad agosto 2025).
L’aumento interessa anche altri comparti manifatturieri: +9,7% per il tessile (1,9 miliardi), +9,6% per gomma e plastica (2 miliardi), +8,2% per le altre manifatture (2,86 miliardi), +7,7% per mobili e metallurgia, +7,5% per vetro, ceramica e cemento.
Lo studio richiama inoltre una recente analisi della Banca Centrale Europea, secondo cui i dazi introdotti dagli Stati Uniti nel 2018 hanno causato una riduzione delle esportazioni cinesi verso il mercato americano, spingendo le imprese cinesi a orientarsi verso l’area euro. Un processo oggi amplificato, che pone nuove sfide per la manifattura europea, chiamata a difendere la propria competitività di fronte a un’offerta cinese sempre più aggressiva e diversificata.
Per Confartigianato, la crescita a doppia cifra delle importazioni dalla Cina significa che l’Europa deve rafforzare le proprie filiere produttive e presidiare i settori strategici, sostenendo innovazione e qualità per contrastare l’avanzata di prodotti a basso costo. La concorrenza si gioca ormai non solo sui prezzi, ma sulla capacità di costruire un modello industriale resiliente, sostenibile e radicato nei territori.