Economia

Generali-Bpce, sfuma il polo europeo dell’asset management, stop alla joint venture da 1.900 miliardi

Redazione
 
Generali-Bpce, sfuma il polo europeo dell’asset management, stop alla joint venture da 1.900 miliardi

Si chiude ufficialmente il dossier sulla nascita di un grande campione europeo dell’asset management. Generali e il gruppo francese Bpce hanno deciso di interrompere il percorso avviato lo scorso 21 gennaio con la firma di un Memorandum d’Intesa non vincolante che avrebbe dovuto portare alla creazione di una joint venture tra Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers. Un’operazione ambiziosa, pensata per dare vita a un operatore globale da circa 1.900 miliardi di euro di masse gestite e 4,1 miliardi di ricavi, ma che si è arenata dopo mesi di consultazioni e resistenze incrociate.

Generali-Bpce, stop alla joint venture da 1.900 miliardi

Nella nota congiunta diffusa dai due gruppi, viene ricostruito un iter negoziale condotto nel pieno rispetto dei processi di governance e delle consultazioni con gli stakeholder interessati. Un lavoro che, sottolineano Generali e Bpce, ha confermato “il merito e il valore industriale” della partnership. Tuttavia, giunti alla scadenza indicata lo scorso 15 settembre, le parti hanno concluso che “non sussistono le condizioni per raggiungere un accordo definitivo”, decidendo così di interrompere le interlocuzioni.

L’epilogo era nell’aria. Il progetto, strutturato come una joint venture paritetica e blindato da un patto di lungo periodo, aveva incontrato fin dall’inizio forti resistenze sia sul fronte societario sia su quello politico. L’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet (in foto), ne ha difeso fino all’ultimo la valenza industriale, ma il disegno si è scontrato con le perplessità di alcuni soci rilevanti, tra cui Francesco Gaetano Caltagirone, apertamente contrario al perimetro ipotizzato, e con le cautele espresse dal Governo, poco incline a sostenere un’operazione percepita come potenzialmente penalizzante per la “gestione italiana” del risparmio.

Un tema sensibile, considerato che le masse amministrate dalla compagnia triestina includono anche circa 40 miliardi di titoli di Stato italiani.

Dal punto di vista economico, lo stop alla joint venture non comporterà alcun impatto patrimoniale per i due gruppi. Nel corso delle trattative, infatti, Generali e Bpce avevano concordato di eliminare la penale da 50 milioni di euro inizialmente prevista in caso di interruzione delle negoziazioni. Una clausola che consente oggi una chiusura ordinata del dossier, senza strascichi finanziari.

Secondo l’analista economico ed ex dirigente di Bankitalia Angelo De Mattia, l’uscita di scena del progetto può essere letta anche in chiave positiva. L’operazione, osserva, presentava “molti aspetti oggetto di critiche” e la sua mancata realizzazione apre ora la strada a possibili convergenze alternative, qualora se ne ravvisasse la necessità. Un giudizio che riflette il clima di cautela che ha accompagnato l’intera vicenda.

Sul piano strategico, da Trieste assicurano che nulla cambia. Lo stop alla joint venture non avrà effetti sul piano industriale ‘Lifetime Partner27: Driving Excellence’, i cui target restano pienamente confermati. Generali proseguirà nel rafforzamento delle competenze negli investimenti, con particolare attenzione ai mercati privati e ai real asset, e nel potenziamento della distribuzione e dei servizi alla clientela. In questa direzione si inserisce anche l’acquisizione, perfezionata il primo ottobre 2025, della quota di maggioranza della statunitense Mgg Investment Group, attiva nel credito privato diretto.

Dopo mesi di tensioni e confronti, l’unica certezza è che il progetto Generali-Natixis entra definitivamente in archivio, lasciando aperta la partita su come e con chi costruire, in futuro, eventuali campioni europei del risparmio gestito.

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