Il panorama bancario europeo continua a essere un terreno fertile per le operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A). Questo, nella sostanza, il contenuto dal report “Europe Will Remain an M&A Hotspot” pubblicato da S&P Global Ratings, che sottolinea come la nuova ondata di consolidamento sia alimentata da una combinazione di capitale in eccesso, prospettive di crescita organica limitate e ridotti margini di efficienza ottenibili attraverso ulteriori ristrutturazioni interne.
Fusioni bancarie, l’Europa resta un terreno caldo per le operazioni di M&A, secondo S&P Global Ratings
Dopo un decennio di prudenza seguito alle crisi finanziarie e del debito sovrano, molte banche europee hanno ritrovato fiducia e slancio, passando da una fase in cui le operazioni erano guidate dai venditori a un contesto dominato dagli acquirenti. Secondo gli analisti di S&P, i consigli di amministrazione dispongono oggi di basi patrimoniali solide, una generazione di capitale superiore al fabbisogno di crescita e valutazioni azionarie migliorate, che rendono meno attraenti i programmi di buyback e più conveniente la crescita per acquisizione.
Le operazioni più frequenti sono quelle di “scale play”, volte a ottenere efficienze di costo e sinergie operative all’interno dei mercati domestici. Tuttavia, si assiste anche a un incremento delle acquisizioni di “scope”, mirate a diversificare le fonti di ricavo nei segmenti a maggior valore aggiunto come asset management, assicurazioni e brokeraggio.
Il report osserva che la redditività delle banche europee, pur in ripresa grazie all’aumento dei margini di interesse, resta vulnerabile all’aumento dei costi operativi e al possibile incremento del costo del rischio. Mentre i grandi gruppi beneficiano di basi di raccolta a basso costo e di economie di scala, gli istituti di medie e piccole dimensioni, privi di vantaggi competitivi strutturali, faticano a mantenere il passo.
S&P ritiene che la dinamica delle fusioni generi un effetto domino, ogni operazione altera gli equilibri competitivi, spingendo altri operatori a muoversi per non restare indietro. I mercati nazionali più grandi e in crescita restano i più appetibili per nuovi entranti, anche se l’eterogeneità delle economie europee, e la frammentazione in oltre 30 sistemi bancari, continuerà a determinare strategie e velocità differenti nei processi di consolidamento.
L’analisi evidenzia anche il peso delle variabili politiche. In paesi come Italia, Spagna e Germania, le operazioni sono spesso condizionate da sensibilità regionali, preoccupazioni occupazionali o timori di concentrazione eccessiva del mercato. I governi, però, non si oppongono alla consolidazione in sé, purché non porti alla creazione di oligopoli.
Tra i mercati più dinamici per il prossimo anno, S&P individua Italia, Spagna e i Paesi nordici, dove i processi di concentrazione sono destinati a proseguire. L’Europa centrale e orientale rimane invece un’area ad alta attività, con margini di crescita più ampi. In altri paesi, come Francia, Irlanda e Svizzera, la concentrazione è già elevata e le operazioni sono considerate meno probabili.
L’aumento delle valutazioni bancarie ha reso i target più costosi e ridotto il margine di “goodwill negativo”, ma il mercato resta vivace. A differenza del passato, le nuove operazioni prevedono una componente crescente di scambio azionario rispetto ai pagamenti in contanti. Ma le acquisizioni avranno un impatto maggiore sulla capitalizzazione regolamentare e sul capitale ponderato per il rischio rispetto agli anni precedenti.
Secondo S&P, le banche che sapranno muoversi in modo selettivo e strategico, puntando su sinergie concrete e sulla crescita nei mercati core, potranno trarre vantaggio da questa nuova stagione di consolidamento, che si preannuncia come una delle più intense dell’ultimo decennio nel panorama europeo.