Economia

Frutticoltura italiana in crisi: calano le superfici coltivate, ma i consumi mostrano timidi segnali di ripresa

Redazione
 
Frutticoltura italiana in crisi: calano le superfici coltivate, ma i consumi mostrano timidi segnali di ripresa

La frutticoltura italiana sta affrontando un periodo di profonda crisi, stretta tra le incertezze del mercato internazionale e le sfide imposte dal cambiamento climatico. Le conseguenze si riflettono direttamente sulle produzioni, sulla competitività e sulla sostenibilità del settore. Negli ultimi cinque anni, le superfici coltivate sono diminuite in modo significativo, con cali a doppia cifra per pere, pesche e nettarine.

Frutticoltura italiana in crisi: calano le superfici coltivate, ma i consumi mostrano timidi segnali di ripresa

Tuttavia, si registrano segnali incoraggianti sul fronte dei consumi, in particolare per alcune tipologie di frutta estiva e i piccoli frutti. Il settore agricolo è duramente provato dai mutamenti climatici, che non solo riducono le rese, ma favoriscono anche la diffusione di insetti alieni e parassiti.

Michele Ponso, presidente della Federazione Nazionale Frutta di Confagricoltura, esprime grande preoccupazione: “Gli agricoltori ora stanno affrontando anche le dirette conseguenze che derivano dal clima: la diminuzione della quantità, l’aumento dei costi di gestione, ad esempio per l’irrigazione d’emergenza. Tutto questo si traduce in una compressione della redditività delle imprese e conseguenze negative sull’intera economia”.

Secondo i dati Istat elaborati da Confagricoltura, le superfici dedicate alla coltivazione di pere sono crollate del 23%, quelle di pesche dell'11% e quelle di nettarine dell'8%. A soffrire sono anche le albicocche (-7%) e il kiwi e le susine (-6%). Un esempio lampante è l'Emilia-Romagna, dove la produzione di pere è passata da 10 milioni di quintali nel 2000 a soli 1,7 milioni attuali. La stagione primaverile ha visto un andamento altalenante. Le fragole hanno risentito del clima instabile, con una qualità altalenante e una domanda non brillante.

Anche le ciliegie hanno registrato una fase calante, nonostante un'impennata dei prezzi a maggio. Al contrario, le campagne di angurie e meloni procedono a ritmi sostenuti, con un'ottima qualità dei frutti favorita dal clima caldo. Il mercato delle albicocche è in ripresa e, nonostante una quantità ridotta, la qualità è buona. Anche pesche e nettarine di grande calibro godono di quotazioni favorevoli, rispondendo alle preferenze dei consumatori.

Nel primo trimestre del 2025, i volumi di acquisto di ortofrutta sono aumentati del 2% rispetto all'anno precedente, con una crescita del 5% in termini di spesa. Un dato significativo riguarda i piccoli frutti come mirtilli, lamponi e more, che hanno registrato un incremento del 52%. Questi prodotti, proposti anche in versione “quarta gamma” come snack pronti, sono molto apprezzati dai giovani.

Un'altra nota positiva viene dall'uva da tavola “seedless”, prodotta principalmente in Puglia e Sicilia. Secondo un'indagine ISMEA, si tratta dell'unico prodotto ortofrutticolo i cui consumi sono in crescita tra i giovani e le famiglie con bambini. Questa tendenza ha avuto un effetto traino anche sulle uve tradizionali, con un aumento complessivo degli acquisti di uva da tavola del 4,6% in quantità e del 10,4% in valore tra il 2023 e il 2024. Anche la stagione delle arance si è conclusa con successo: l'Arancia Rossa di Sicilia IGP ha confermato i livelli di produzione dell'anno precedente, superando le difficoltà legate alla siccità.

Per superare le attuali difficoltà, Michele Ponso chiede un impegno maggiore verso l'innovazione: “Serve accelerare sulle nuove tecniche genomiche e promuovere investimenti in ricerca e innovazione per produrre colture resistenti al clima e ai parassiti, con alti standard qualitativi”. Un altro problema cruciale è la carenza di manodopera qualificata: “Senza personale disponibile e formato, anche le innovazioni rischiano di rimanere al palo”, afferma Ponso, sottolineando che si tratta di problematiche condivise a livello europeo, emerse anche durante il recente incontro con i rappresentanti di Spagna, Francia e Portogallo.

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