Economia

Bilancio 2026, FederTerziario chiede lo stop all’articolo 26: a rischio liquidità e posti di lavoro nelle imprese

Redazione
 
Bilancio 2026, FederTerziario chiede lo stop all’articolo 26: a rischio liquidità e posti di lavoro nelle imprese

Nel confronto parlamentare sulla Legge di Bilancio 2026, FederTerziario interviene con un appello formale rivolto al Governo e al Parlamento per chiedere la cancellazione dell’articolo 26 del disegno di legge. La disposizione, secondo la Confederazione, rischia di avere effetti rilevanti sull’economia reale perché estende a tutte le imprese un divieto finora applicato esclusivamente a banche e intermediari finanziari: quello di compensare i crediti d’imposta con i debiti previdenziali e contributivi.

Bilancio 2026, FederTerziario chiede lo stop all’articolo 26: a rischio liquidità e posti di lavoro nelle imprese

Una scelta che, secondo FederTerziario, metterebbe in difficoltà migliaia di aziende e potrebbe avere ripercussioni occupazionali significative, incidendo sull’intero tessuto produttivo nazionale. Il punto critico riguarda la portata generalizzata della norma. Come sottolinea il presidente di FederTerziario, Nicola Patrizi (in foto), la misura non si limiterebbe a contrastare comportamenti illeciti, ma colpirebbe indistintamente anche le imprese in regola. «La norma, così come proposta, non colpisce solo chi utilizza fraudolentemente crediti non spettanti - spiega - ma penalizza anche le imprese oneste, obbligate a dimostrare la legittimità dei crediti e a subire conseguenze negative sulla liquidità. Le imprese già affrontano gravi difficoltà di accesso al credito, aggravate da criteri bancari più rigidi e tassi in aumento. In questo contesto, la compensazione dei crediti d’imposta rappresenta uno strumento essenziale per sostenere i flussi di cassa e garantire continuità operativa. La sua limitazione o rimozione può provocare un improvviso shock finanziario, particolarmente grave per i settori con margini ridotti e risorse limitate».

Secondo quanto emerge dalla bozza della manovra, dal 1° luglio 2026 i crediti che non derivano da dichiarazioni fiscali non potrebbero più essere utilizzati per compensare debiti verso INPS e INAIL. Un divieto che, nato per i bonus edilizi, verrebbe esteso a tutti i contribuenti e a tutti i crediti diversi da quelli liquidati in dichiarazione. L’impatto, evidenzia FederTerziario, sarebbe particolarmente pesante per micro e piccole imprese, che fanno ampio ricorso alla compensazione per gestire la liquidità e far fronte agli obblighi contributivi.

A richiamare l’attenzione sulle conseguenze di lungo periodo è anche il consigliere confederale Giuseppe Mallardo. «La norma - afferma - rischia inoltre di ridurre l’efficacia degli incentivi per investimenti, innovazione, ricerca e sostenibilità, compromettendo la modernizzazione delle imprese e la credibilità delle politiche pubbliche. L’estensione del divieto a tutti i contribuenti, comprese micro e piccole imprese, può essere percepita come una “cambiale in bianco”, minando la fiducia necessaria a programmare investimenti, assunzioni e sviluppo». Pur riconoscendo la necessità di rafforzare il contrasto alle frodi fiscali, FederTerziario ribadisce che l’obiettivo dovrebbe essere perseguito attraverso strumenti selettivi, in grado di colpire esclusivamente gli abusi senza penalizzare chi opera correttamente. In questa prospettiva, la Confederazione avanza una serie di proposte operative.

«Proponiamo - conclude Patrizi - delle verifiche mirate basate su parametri di rischio, evitando divieti indiscriminati, l’istituzione di una white-list di imprese virtuose cui garantire la piena possibilità di compensazione, delle clausole di salvaguardia per crediti già maturati, dei regimi transitori e deroghe specifiche per micro e piccole imprese e il potenziamento dei sistemi di monitoraggio e tracciabilità dei crediti, con controlli successivi e sanzioni più severe per frodi reali».

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