I timori che la Federal Reserve sia in ritardo stanno aumentando la pressione sui mercati lunedì. Gli investitori stanno rivalutando le aspettative dopo sei mesi in cui hanno operato in uno scenario di "tutto va bene". Tuttavia, i dati deboli sull'occupazione e sull'economia - unitamente ai profitti deludenti del settore tecnologico - hanno accentuato i timori che l'economia statunitense stia rallentando e che la Federal Reserve abbia sbagliato a non tagliare il tasso di riferimento la scorsa settimana. I dati ufficiali sull'occupazione hanno mostrato che i datori di lavoro statunitensi hanno aggiunto 114.000 posti di lavoro a luglio, un numero significativamente inferiore alle previsioni, mentre il tasso di disoccupazione è aumentato.
A un primo impatto, questa reazione sembra sproporzionata, considerato il fatto che l’unico cambiamento rispetto alla settimana scorsa consiste nella decisione della Fed di non allinearsi alla Banca Centrale Europea e alla Bank of England, che hanno entrambe annunciato un taglio dei tassi di 25 punti base. È possibile che gli investitori si stiano creando aspettative sovradimensionate rispetto a un paio di datapoint deboli (il sondaggio ISM sulla produzione e i dati sulle buste paga non agricole), mentre altri indicatori suggeriscono una tenuta piuttosto solida dell’economia.
Anche la vendita, da parte di Berkshire Hathaway, di azioni di Apple per un valore di $50 miliardi è stata interpretata come un segnale ribassista, esasperando la turbolenza sui mercati.
Alla luce di questi sviluppi c’è ora aspettativa su un taglio di 50 punti base a settembre, contro i 25 inizialmente preventivati. Eventuali aspettative su un taglio da parte della Fed prima di settembre potrebbe aumentare ulteriormente le preoccupazioni.
Questo sentiment negativo si è propagato anche in Asia, dove l’indice azionario di riferimento giapponese ha conosciuto il suo più grande crollo in circa quarant’anni. Anche il FTSE 100 è sceso a picco nel contesto di crisi globale innescato dai dati deboli sull’occupazione statunitense, che ha innescato i timori di una recessione per la più grande economia del mondo.
Sempre lunedì l’indice Nikkei 225 è sceso del 12%, il più grande crollo in un singolo giorno da quello registrato nel Black Monday del 1987, mentre il Kospi sudcoreano si è ridotto del 9%. Destini simili a quelli degli indici azionari di Australia, Hong Kond e Cina, anche loro coinvolti in crolli significativi.