Economia

Mediobanca verso Mps, la soglia decisiva al 35 per cento semplifica la scalata

di Demetrio Rodinò
 
Mediobanca verso Mps, la soglia decisiva al 35 per cento semplifica la scalata
Con la pubblicazione del prospetto informativo approvato dalla Consob, Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) mette ufficialmente in moto la sua offensiva su Mediobanca. La soglia minima fissata al 35% di adesioni, rivelata nel documento diffuso ieri sera, segna una svolta cruciale: sarà sufficiente per il controllo di fatto della merchant bank milanese, aprendo così a nuovi scenari nel panorama bancario italiano.

Il periodo di adesione prenderà il via lunedì 14 luglio e si concluderà l’8 settembre. Prima dell’apertura, il consiglio di amministrazione di Mediobanca avrà la possibilità di esprimersi, con una risposta attesa tra il 7 e l’8 luglio. Nel prospetto, Mps spiega che anche con una quota inferiore al 50% «le sinergie e gli obiettivi strategici saranno comunque raggiungibili», sebbene con possibili ritardi di 12-18 mesi e una piena attuazione stimata entro il 2030.

L’offerta pubblica di scambio (Ops) prevede un corrispettivo di 2,533 nuove azioni Mps per ogni azione Mediobanca conferita. Un miglioramento rispetto alla prima proposta da 2,3 azioni, a seguito di aggiustamenti tecnici legati al pagamento dei dividendi. La data di pagamento è fissata per il 15 settembre, con possibilità di riapertura dei termini fino al 22 settembre.

Secondo il prospetto ufficiale, pubblicato anche sul sito di Mps e accompagnato dal documento di esenzione, la Bce non ha imposto soglie minime, limitandosi a richiedere che Siena dimostri il controllo anche con una partecipazione di minoranza. La decisione di fissare la soglia al 35% semplifica enormemente il percorso per Mps, che parte già avvantaggiata: tra i principali azionisti di Mediobanca figurano Delfin (19,8%) e Francesco Gaetano Caltagirone (9,98%), soci anche di Mps, oltre a Unicredit (4%).

Non mancano, tuttavia, i dubbi del mercato. Dopo il massimo storico a 21,27 euro di maggio, il titolo Mediobanca ha perso il 13% in poche settimane, segnale di scetticismo da parte degli investitori sull’operazione Mps. L’eventuale rilancio cash e la possibilità di ulteriori adesioni da casse di previdenza (come Enasarco, al 2,5%) e fondi internazionali potrebbero però ribaltare gli equilibri, soprattutto se sostenuti da un rialzo del titolo Mps che renderebbe il concambio più attraente.

A Siena puntano a sinergie industriali importanti: dall’integrazione nel credito al consumo - già oggetto di un accordo - alla collaborazione nell’investment banking, dove l’esperienza di Mediobanca si unirebbe alla capacità di finanziamento di Mps. Il risultato atteso è un rafforzamento del posizionamento competitivo e un ampliamento delle fonti di ricavo.

Parallelamente, la contrazione del prezzo di Mediobanca, dovuta anche a vendite di pacchetti da parte di azionisti storici come Mediolanum (3,5%) e Vittoria Assicurazioni (0,27%), potrebbe facilitare il buon esito dell’offerta. Gli occhi restano puntati anche su quote più piccole, da Ferrero (0,69%) ai Lucchini (0,56%) e alla famiglia Monge (1,16%), fino ai friulani Pittini (0,42%).

Il documento evidenzia come il completamento dell’operazione possa portare vantaggi significativi nel medio termine, pur comportando sfide nell’integrazione. Mps, forte del sostegno degli azionisti storici e delle sinergie attese, scommette su un consolidamento che potrebbe ridisegnare la mappa del credito italiano.
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