Economia

FAO, al via l’Hand-in-Hand Forum 2025: 16 miliardi di dollari per trasformare i sistemi agroalimentari

Redazione
 
FAO, al via l’Hand-in-Hand Forum 2025: 16 miliardi di dollari per trasformare i sistemi agroalimentari

Si è aperto oggi a Roma, nella sede centrale della FAO, l’Hand-in-Hand Investment Forum 2025, il grande appuntamento globale dedicato agli investimenti nei sistemi agroalimentari, con l’obiettivo ambizioso di contrastare la fame e migliorare la sicurezza alimentare nelle aree più fragili del pianeta.

 

FAO, al via l’Hand-in-Hand Forum 2025

 

È un palcoscenico imponente: oltre duemila partecipanti, tra governi, banche di sviluppo, aziende private e fondazioni, riuniti per quattro giorni di confronto e trattative che valgono complessivamente più di 15,9 miliardi di dollari in opportunità d’investimento. Non cifre astratte, ma progetti concreti e radicati nei territori: dalla produzione di sesamo in Somalia al taro di Tuvalu, dai fiori del Bangladesh al cashmere della Mongolia, fino all’acquacoltura in Paraguay. Ogni proposta rappresenta una scommessa sul futuro, un tentativo di trasformare economie fragili in filiere produttive sostenibili, capaci di migliorare la vita di milioni di persone.

 

Nel suo intervento di apertura, il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, ha parlato con tono deciso della necessità di una svolta collettiva: «Ci troviamo di fronte a un’opportunità e a una responsabilità senza precedenti: trasformare i sistemi agroalimentari globali perché diventino più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili». E poi ha aggiunto, quasi a voler richiamare l’urgenza del momento: «La trasformazione richiede investimenti, e non solo maggiori investimenti, ma investimenti più mirati e a lungo termine». 

 

 Dietro queste parole c’è un’ammissione lucida: le risorse oggi disponibili non bastano, e spesso sono mal indirizzate. «Non è solo una questione di fondi limitati», ha proseguito Qu, «ma della necessità di allocare le risorse in modo strategico, dove possono generare il massimo impatto, guidati da dati, analisi e prove concrete».

 

Una visione che punta a mettere la tecnologia e la conoscenza al servizio dello sviluppo, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, dove il potenziale di crescita è enorme ma ancora inespresso. Quest’anno al Forum partecipano 31 Paesi e sei iniziative regionali, per un totale di quasi 16 miliardi di dollari in progetti che potrebbero migliorare le condizioni di vita di 175 milioni di persone. Le proposte spaziano dall’agricoltura alla pesca, dalla trasformazione alimentare alle catene del valore, tutte con un denominatore comune: rafforzare la sicurezza alimentare, la nutrizione e la resilienza climatica.

 

Il Forum, che si inserisce nel più ampio contesto del World Food Forum, non è solo una vetrina di progetti ma un laboratorio di collaborazione. I governi presentano i loro piani di investimento sviluppati grazie al supporto tecnico dell’iniziativa Hand-in-Hand: analisi geospaziali, mappatura del suolo, valutazione dei rischi climatici, studi economici. Gli investitori, dal canto loro, possono accedere a un’applicazione dedicata che consente di organizzare incontri bilaterali e negoziare direttamente con i rappresentanti dei Paesi e delle regioni partecipanti.

Dal 2022 a oggi, l’iniziativa ha già mobilitato impegni per 8,7 miliardi di dollari. La chiave, spiega Qu Dongyu, è la finanza pubblica intesa come leva di trasformazione: «La finanza pubblica è un catalizzatore che sblocca e riduce i rischi dei maggiori volumi di investimenti privati responsabili. È così che la trasformazione diventa tangibile, è così che il capitale si trasforma in raccolti, innovazione e mezzi di sussistenza». 

Tra gli ospiti di quest’edizione, anche il presidente del Cile, Gabriel Boric, intervenuto nella sessione inaugurale per ribadire l’importanza di politiche economiche e ambientali coordinate a livello globale. Il Forum si articolerà in più momenti di confronto, tra cui tre sessioni tematiche dedicate agli investimenti sistemici, alla finanza climatica e agli approcci innovativi per il coinvolgimento di donne e giovani. Un panel di alto livello affronterà invece il tema del sostegno ai piccoli agricoltori e alle catene del valore del caffè, mentre una mostra interattiva metterà in luce le tecnologie e gli strumenti utilizzati dall’iniziativa Hand-in-Hand, dal Data Lab della FAO alla piattaforma geospaziale, fino allo strumento di contabilizzazione delle esternalità ambientali, noto come EX-ACT.

Fra le novità di quest’anno spicca la nuova iniziativa regionale dedicata ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo del Pacifico: un pacchetto di investimenti da quasi un miliardo di dollari per migliorare la biosicurezza, la gestione dei parassiti, la digitalizzazione delle filiere e le infrastrutture legate a settori chiave come cocco, taro e pesca. Non mancano gli spazi di incontro informale: l’Investors Networking Lounge, pensato per favorire il dialogo tra governi, imprese e istituzioni finanziarie internazionali, e il ricevimento di martedì sera, ospitato dal Direttore Generale della FAO insieme alla Camera di Commercio Internazionale e al Consiglio Mondiale delle Imprese per lo Sviluppo Sostenibile.

Un’occasione per rinsaldare legami e stimolare nuove collaborazioni, anche attraverso il linguaggio universale del cibo, grazie alla partecipazione del movimento Chefs’ Manifesto. Lanciata dalla FAO nel 2019, l’iniziativa rappresenta oggi uno dei pilastri della cooperazione internazionale per la sicurezza alimentare. Basata su un approccio guidato dai Paesi, integra dati geospaziali, analisi biofisiche ed economiche per individuare i territori dove l’agricoltura, la pesca o la gestione forestale possono avere il maggiore impatto nel ridurre povertà e fame. Il modello è tanto ambizioso quanto concreto: riunire governi, esperti e attori della filiera agroalimentare per definire insieme progetti attuabili, tecnicamente solidi e finanziabili, che rispecchino le aspirazioni di sviluppo di ogni Paese.

I risultati, negli ultimi anni, non sono mancati. Dal finanziamento da 60 milioni di dollari alla Papua Nuova Guinea per lo sviluppo dei mercati orticoli, all’investimento da oltre 55 milioni destinato al Sud Sudan per aumentare la produzione di riso e sorgo, fino ai 15,6 milioni ottenuti da São Tomé e Príncipe per la sua economia blu, con l’obiettivo di modernizzare la pesca artigianale e migliorare la connettività tra le isole. Persino sulle Ande peruviane l’iniziativa ha lasciato il segno, facilitando un accordo che permette ai piccoli agricoltori di vendere 600 tonnellate di patate autoctone a un’azienda di snack con sede a Lima, un piccolo ma emblematico esempio di come il mercato globale possa valorizzare i saperi locali.

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