Economia

Export italiano in crescita record verso gli Usa

Redazione
 
Export italiano in crescita record verso gli Usa

L’Italia reagisce con forza al nuovo scenario dei dazi statunitensi, mostrando una sorprendente capacità di adattamento ma anche la fragilità di un’economia esposta alle turbolenze geopolitiche. I dati Istat di settembre, a un mese dall’entrata in vigore dei dazi, parlano chiaro: le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 34,4%, mentre le importazioni dal mercato americano sono schizzate del 76,8%. Numeri che, secondo Unimpresa, non rappresentano solo un rimbalzo congiunturale, ma il segnale di un profondo riorientamento delle catene del valore mondiali.

Export italiano in crescita record verso gli Usa

“Dietro questi dati, commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi (in foto), c’è un processo che l’Europa deve saper governare con una strategia industriale comune e con strumenti di protezione per le nostre imprese. La crescita dei flussi commerciali verso gli Stati Uniti e i Paesi OPEC dimostra la forza di settori come meccanica, moda ed energia, ma anche la vulnerabilità del nostro sistema manifatturiero di fronte a oscillazioni improvvise dei mercati”.

Per Longobardi il nuovo equilibrio economico internazionale non può essere governato solo con dazi o incentivi, ma richiede una visione di lungo periodo. Serve una “cabina di regia permanente” tra governo e associazioni di categoria, capace di monitorare l’impatto delle misure commerciali e definire politiche di sostegno all’export, alla ricerca e alla diversificazione dei mercati di sbocco.

Unimpresa vede da un lato un segnale incoraggiante di resilienza industriale, dall’altro un campanello d’allarme sul futuro del commercio globale. Le imprese italiane continuano a farsi strada nei mercati più competitivi, grazie alla qualità, all’innovazione e alla reputazione del made in Italy, ma l’instabilità geopolitica rende sempre più incerti gli scenari. L’aumento delle importazioni da Stati Uniti (+76,8%), Cina (+32,3%) e India (+28,6%) conferma il ritorno delle grandi aree economiche al centro della competizione mondiale, con l’Europa spesso ridotta a semplice spettatrice.

In questo contesto, l’Italia rischia di trovarsi schiacciata tra due esigenze, difendere le proprie filiere strategiche e al tempo stesso non restare esclusa dai nuovi poli commerciali che si stanno formando. L’espansione dell’export verso i Paesi OPEC (+23,8%), il Giappone (+15,6%) e la Svizzera (+10%) dimostra che la domanda internazionale resta vivace, ma non basta assecondare i flussi, occorre anticiparli, orientandoli.

Per farlo, sottolinea Unimpresa, è necessario rafforzare la diplomazia economica, sostenere la ricerca e l’innovazione, favorire le aggregazioni industriali, potenziare la logistica e l’accesso al credito. I numeri dell’Istat raccontano un’Italia capace di competere, ma che ha bisogno di una direzione chiara. “L’Europa, conclude Longobardi, deve tornare a dettare l’agenda economica globale, non a inseguirla”.

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