Economia

Export in frenata e industria sotto pressione, l’economia italiana chiude il 2025 in un equilibrio fragile

Redazione
 
Export in frenata e industria sotto pressione, l’economia italiana chiude il 2025 in un equilibrio fragile
Il finale del 2025 mostra un economico italiano complesso, segnato da una nuova debolezza dell’export e da una produzione industriale che fatica a trovare slancio, mentre consumi e fiducia delle famiglie restano incerti. È quanto emerge dalla Congiuntura Flash di dicembre del Centro Studi Confindustria, che descrive un’economia sospesa tra fattori di sostegno e criticità strutturali.

Export in frenata e industria sotto pressione, l’economia italiana chiude il 2025 in un equilibrio fragile

A pesare sulle esportazioni è soprattutto il contesto internazionale. Il dollaro debole sull’euro, complice la serie di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, insieme ai dazi statunitensi, ha continuato a frenare le vendite italiane all’estero nel quarto trimestre. A ottobre l’export di beni è sceso del 3% su base mensile, dopo il rimbalzo di settembre, con un crollo particolarmente marcato dei beni strumentali. Le prospettive restano negative, gli ordini manifatturieri esteri sono tornati a calare a dicembre, segnalando una domanda internazionale ancora fragile.

Sul fronte interno, l’industria mostra segnali contrastanti
. La produzione industriale è tornata in territorio negativo a ottobre (-1%), portando la variazione acquisita del quarto trimestre in lieve calo. Se da un lato si osserva un recupero in comparti come metallurgia e mobili, dall’altro persistono le difficoltà di settori chiave come automotive e moda. Qualche segnale di miglioramento arriva però dagli indicatori anticipatori, con il PMI manifatturiero che è rientrato in area espansiva a novembre e la fiducia delle imprese continua a muoversi su un trend moderatamente positivo.

I consumi restano l’anello debole. Nonostante una crescita contenuta delle vendite al dettaglio e un moderato aumento delle immatricolazioni auto, la fiducia delle famiglie ha registrato una brusca flessione a novembre, recuperando solo in parte a dicembre. Un andamento che riflette l’incertezza sul reddito disponibile e il peso ancora elevato dei costi energetici, in particolare per le imprese.

Proprio l’energia continua a rappresentare un nodo critico. Il prezzo del petrolio è sceso sotto i livelli medi del 2019 e anche il gas è in calo, ma resta su valori doppi rispetto al periodo pre-2022. Di conseguenza, il costo dell’elettricità per le imprese italiane rimane significativamente più alto rispetto a Francia e Spagna, penalizzando la competitività del sistema produttivo, pur in un contesto di inflazione al consumo moderata.

In questo scenario, gli investimenti rappresentano uno dei pochi punti di forza. Gli indicatori restano favorevoli, sostenuti in larga parte dai progetti legati al PNRR, con segnali positivi dai consumi elettrici industriali e dalla fiducia delle imprese dei beni strumentali e delle costruzioni. Anche il settore dei servizi mostra una dinamica più vivace, trainato soprattutto dal turismo straniero, che continua a garantire un contributo rilevante alla crescita.

L’economia italiana chiude, dunque, il 2025 su un equilibrio delicato. Da un lato investimenti e servizi attenuano le difficoltà dell’industria e dell’export, dall’altro restano aperte le incognite legate alla domanda estera, ai costi energetici e alla fiducia delle famiglie.
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