Nel giro di poche ore, la gente comune - noi, voi - si è trovata davanti a notizie che, si usava dire un tempo, inducono a riflessioni. Parliamo dell'uomo che, a Milano, nel cuore finanziario della città, ha accoltellato alla schiena una donna, colpevole solo di essere appunto una donna e di avere incrociato casualmente la strada del suo aggressore.
Donna accoltellata a Milano: quante bombe ad orologeria in giro per le nostre strade
E parliamo anche del ragazzo di 22 anni che, lo scorso anno, a Genova, senza un motivo apparente che non nella sua follia, uccise la nonna, dapprima a colpi di coltello per poi finirla a forbiciate. Questo giovane è stato assolto per totale vizio di mente, che, tradotto in termini accessibili a tutti, sta a significare che, quando uccise, ma anche prima e ora, era semplicemente pazzo. Ok, il termine è forte, è di quelli politicamente non corretti, ma è questa la sostanza.
Perché questa premessa? Per una semplice considerazione.
La nostra società, quella che ha accolto la chiusura dei manicomi come una vittoria, non è pronta a fronteggiare le devastanti derive di una mente malata che può restare tranquilla per anni e forse anche per sempre, ma anche esplodere all'improvviso, come le cellule dormienti del terrorismo: nascoste nella tranquilla quotidianità. mostrandosi calme e tranquille, ma pronte a prendere un'arma e uccidere, come nel caso di Genova, o cerca di farlo, come a Milano.
Di fronte al pericolo costante che queste esplosioni di rabbia compressa diventino occasione per piangere vittime innocenti, bisogna pure chiedersi se lo Stato fa di tutto per garantire la sicurezza dei cittadini, di coloro che possono essere bersaglio della follia che si arma, ma anche dei soggetti che, psicologicamente fragili o peggio potenzialmente pericolosi, vanno in giro non avendo certo sui loro abiti o sul volto qualcosa che li qualifichi come potenziali assassini.
Il nostro mondo ha già abbastanza problemi senza che, per insipienza o mancanza di coraggio o calcolo politico, non si dicano le cose per come stanno.
L'accoltellatore di Milano, già dieci anni fa, aveva compiuto lo stesso gesto contro due anziani dell'hinterland milanese eppure ora, dopo avere scontato la sua condanna, era libero, sia pure in cura in una comunità che, per definizione, non è una struttura di costrizione, come confermato dal fatto che lui se ne era allontanato, andando a caccia di prede nella strade della grande città che, mai come oggi, si è dimostrata fragile, in balia del pazzo del momento.
Fatti come quelli di Milano e Genova rimandano l'immagine di un Paese che, sebbene guardi con attenzione ai diritti e alle giuste aspettative della comunità, non riesce a darsi gli strumenti per evitare che episodio del genere accadano o, peggio, si ripetano.
Quel che vogliamo dire è che il soggetto che soffre di quelle che sono definite genericamente turbe psichiche deve essere curato, assistito, garantito nel suo percorso, che non sempre ha una conclusione felice. Non parole banali o di routine, ma la consapevolezza che, davanti al moloch Stato, tutti sono eguali (o almeno dovrebbero esserlo).
E questa eguaglianza deve, però, riguardare anche il resto del mondo che può essere bersaglio della follia del momento. Non vogliamo alimentare la paura del diverso (semmai ci sia qualcuno che possa essere etichettato cos'), ma solo che si possa andare per strada, nella normalità della vita quotidiana, senza finire sul tavolo di un anatomo patologo.