Economia
Descalzi contro il politicamente corretto e il mainstream, il ceo di Eni rivendica la sua rotta nella transizione energetica
Redazione

«Odio il politicamente corretto, è una costrizione. Odio il mainstream». Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, non usa mezzi termini in una lunga intervista al Financial Times, dove rivendica il suo approccio anticonvenzionale alla guida del colosso energetico italiano. Un’intervista che fa rumore, non solo per le dichiarazioni taglienti, ma anche per la visione industriale che ha segnato la trasformazione dell’azienda in questi anni di profonda transizione energetica.
Descalzi contro il politicamente corretto e il mainstream, il ceo di Eni rivendica la sua rotta nella transizione energetica
Secondo Descalzi, l’adesione al pensiero unico e alla retorica dominante rappresenta «una scatola vuota», una postura che frena l’innovazione e l’evoluzione. «Nella vita bisogna mettere tutto in discussione», ha spiegato al quotidiano finanziario britannico, sottolineando come le sfide ambientali e climatiche richiedano un approccio pragmatico, non ideologico. «Il cambiamento climatico è un grande problema da risolvere. Ma se la prima cosa che fai è cercare un nemico, allora non vuoi davvero risolverlo».
Una visione che affonda le radici nell’economia più che nell’ambientalismo: Descalzi ha iniziato a riflettere sul cambiamento climatico oltre dodici anni fa, prima ancora dell’Accordo di Parigi del 2015, spinto dalla necessità di ridefinire il modello di business di Eni in un contesto destinato a ridurre sempre più le entrate da petrolio e gas.
La transizione energetica, racconta, è stata l’occasione per un profondo rinnovamento dell’azienda. «Nella vita, devi soffrire per crescere. Devi cambiare pelle, muscoli, scheletro, ossa», afferma con tono quasi ascetico. «Devi evolverti continuamente mentalmente per gestire te stesso, la tua squadra e il futuro della tua azienda».
Mentre molti concorrenti hanno reagito alle pressioni ambientali e di mercato con tagli ai costi, fusioni e acquisizioni, Descalzi ha preferito investire in innovazione. Ha rafforzato la ricerca e sviluppo, commissionato un supercomputer avanzato e stretto alleanze con il mondo accademico per costruire una tecnologia proprietaria. «Volevo avere tutti gli strumenti in mano per poter essere flessibile – e capire come potermi sganciare da petrolio e gas», ha dichiarato.
Anche sul fronte dell’esplorazione Descalzi ha scelto una strada diversa: mentre altri riducevano gli investimenti, Eni ha raddoppiato gli sforzi. «In media, il 70-80% degli investimenti in esplorazione viene svalutato. Ma a me piace andare dove c’è meno concorrenza».
Il Financial Times ha evidenziato come Eni, sotto la guida dell’amministratore delegato, sia rimasta coerente con la propria strategia di lungo periodo, puntando a un equilibrio tra sostenibilità e profittabilità. Un esempio? L’unione tra attività ESG-oriented come le bioraffinerie e asset più tradizionali ma redditizi, come le stazioni di servizio. Il risultato è stato un mix che ha attirato l’interesse di grandi fondi come KKR, con valutazioni ben superiori alle attese.