Economia
Debito pubblico al 134,9% del Pil, ma migliora il deficit
Redazione

L’Italia riduce il disavanzo ma resta con un debito tra i più alti d’Europa. È quanto emerge dalla Notifica sull’indebitamento netto e sul debito delle Amministrazioni Pubbliche (AP) pubblicata dall’Istat e trasmessa alla Commissione Europea nell’ambito della Procedura per i Disavanzi Eccessivi (PDE) prevista dal Trattato di Maastricht. Il documento, che copre il periodo 2021-2024, rappresenta uno dei principali strumenti di monitoraggio delle politiche di finanza pubblica europee e viene aggiornato due volte l’anno, a marzo e a settembre.
Debito pubblico al 134,9% del Pil, ma migliora il deficit
Nel 2024 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stato pari a -73,9 miliardi di euro, ovvero -3,4% del Pil, in netto miglioramento rispetto al 2023, quando si era attestato a -153,3 miliardi (-7,2% del Pil). Il saldo primario, ossia il risultato di bilancio al netto della spesa per interessi, è tornato positivo, segnando uno +0,5% del Pil, con un miglioramento di quattro punti rispetto all’anno precedente. La spesa per interessi, pari al 3,9% del Pil, ha registrato un lieve incremento (+0,3 punti percentuali) ma senza compromettere la traiettoria complessiva dei conti pubblici.
Sul fronte del debito, l’Istat conferma i dati elaborati dalla Banca d’Italia. A fine 2024 il debito pubblico si è attestato a 2.966,9 miliardi di euro, pari al 134,9% del Pil, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al 2023. Si tratta di un valore ancora molto elevato, ma coerente con le regole europee e con il percorso di consolidamento delineato dalle autorità nazionali.
La notifica, che non ha ricevuto riserve da parte della Commissione Europea, è stata redatta in conformità con il Regolamento Ue n.549/2013 sul Sistema Europeo dei Conti (SEC 2010) e con il Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico nella sua edizione 2022. I dati si inseriscono in un quadro di progressiva stabilizzazione dei conti dopo le turbolenze post-pandemiche e gli effetti della crisi energetica, con un saldo primario tornato positivo per la prima volta dopo anni.
L’Istat, in collaborazione con la Banca d’Italia e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sottolinea che il miglioramento dell’indebitamento è legato al rallentamento della spesa corrente e a un incremento delle entrate fiscali, mentre la crescita del debito risente della dinamica dei tassi d’interesse e dell’inflazione. Il processo di verifica di Eurostat ha confermato la piena affidabilità dei dati italiani, un elemento che rafforza la credibilità del Paese nelle politiche di convergenza dell’Unione Economica e Monetaria.