Mentre si avvicina la data del 2 aprile, quando partirà la raffica di aumenti delle tariffe sulle merci importate negli Stati Uniti, cresce l'incertezza su quali effettivamente Trump farà pesare i nuovi dazi che, in ogni caso, si tradurranno in un significativo aumento delle tasse doganali.
Dazi: Trump pensa meno merci da tassare, ma gli aumenti saranno importanti
A febbraio, Trump ha ordinato alle agenzie federali di esaminare praticamente ogni partner commerciale degli Stati Uniti per valutare quale tariffa reciproca applicare loro.
Poi, con la sobrietà che lo contraddistingue, sul suo social Truth ha scritto, lettere maiuscole integralmente riportate: ''Il 2 aprile è il Giorno della Liberazione in America!!!Per DECENNI siamo stati derubati e abusati da ogni nazione del mondo, sia amica che nemica. Ora è finalmente giunto il momento per i buoni vecchi USA di riavere indietro un po' di quei SOLDI e RISPETTO. DIO BENEDICA L'AMERICA!!!".
I toni bellicosi del presidente americano, però, negli ultimi giorni sono stati ammorbiditi dai suoi collaboratori. Come ha fatto Kevin Hassett, direttore del National Economic Council di Trump, secondo il quale ''una delle cose che vediamo dai mercati è che si aspettano... queste tariffe davvero elevate su ogni singolo Paese. Penso che i mercati debbano cambiare le loro aspettative, perché non sono tutti a imbrogliarci sul commercio, sono solo alcuni Paesi e quei Paesi vedranno delle tariffe".
E' quindi probabile che l'Amministrazione si sta concentrando sui partner commerciali che presentano importanti squilibri commerciali con gli Stati Uniti. Come ha confermato il segretario al Tesoro, Scott Bessent: ''Si tratta del 15% dei Paesi, ma rappresenta una parte enorme del nostro volume di scambi".
L'anno scorso, secondo i dati del censimento federale, gli Stati Uniti hanno avuto i maggiori deficit commerciali con Cina, Unione Europea, Messico, Vietnam, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Canada, India, Thailandia, Svizzera, Malesia, Indonesia, Cambogia e Sudafrica.
Ormai molte fonti giornalistiche concordano sul fatto che Trump probabilmente rinuncerà alle tariffe specifiche per settore su auto, prodotti farmaceutici e semiconduttori che erano state precedentemente pianificate per il 2 aprile.
Nelle ultime settimane, i dazi di Trump hanno sconvolto i mercati, alimentato le preoccupazioni per la recessione e accresciuto le preoccupazioni per l'inflazione. In breve tempo, Trump ha sospeso o annullato alcuni dazi, gettando dubbi sui suoi piani e aggiungendo incertezza.
Gli economisti si aspettano ampiamente che i dazi aumentino l'inflazione, poiché gli esportatori solitamente trasferiscono una quota dell'imposta ai consumatori sotto forma di aumenti dei prezzi.
La scorsa settimana, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha affermato che i dazi di Trump sono in parte responsabili dell'aumento dei prezzi, esprimendo critiche pochi minuti dopo che la banca centrale aveva annunciato la decisione di mantenere invariati i tassi di interesse.
Nonostante la Fed abbia lasciato invariata la sua principale leva politica, la banca centrale ha previsto una crescita economica di fine anno più debole e un'inflazione più elevata rispetto alle previsioni di dicembre.