Possibili novità all’orizzonte per la regolamentazione condominiale in Italia. Una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati, a firma di Elisabetta Gardini di Fratelli d’Italia insieme ad altri dieci colleghi, mira a riformare diversi articoli del Codice civile relativi alla gestione e alla vita dei condomini.
Condomini, in Parlamento una proposta per aggiornare gestione e contabilità
Se approvata, le modifiche entreranno in vigore nel 2026 e interesseranno principalmente la sfera finanziaria e contabile, con particolare attenzione alla gestione dei morosi, per ridurre il numero di contenziosi che ogni anno affollano le aule giudiziarie. La relazione illustrativa allegata al ddl evidenzia che il contenzioso condominiale rappresenta oggi circa il 35 per cento delle cause civili in Italia, spesso legate all’impugnazione dei rendiconti. Molte di queste vertenze nascono da contestazioni pretestuose o da revisioni contabili affidate a soggetti privi di qualifiche specifiche.
Non si tratta di un fenomeno marginale: nel Paese sono presenti circa 1,2 milioni di edifici condominiali, il cui movimento economico legato alle spese correnti equivale all’1,5 per cento del PIL nazionale, cifra che raggiunge il 6 per cento considerando anche le ristrutturazioni, con decine di miliardi di euro in gioco. Una delle novità più rilevanti riguarda la figura dell’amministratore di condominio. La proposta di legge definisce “anacronistica” la figura del condomino-amministratore privo di formazione specifica e introduce l’obbligo del possesso di una laurea - anche triennale - in discipline economiche, giuridiche, scientifiche o tecnologiche. Sarà istituito un elenco nazionale degli “Amministratori”, gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e l’iscrizione diventerà condizione necessaria per esercitare la professione.
Chi opererà senza iscrizione rischierà una sanzione amministrativa che va da 1.032 a 5.160 euro. Tuttavia, è prevista una clausola di salvaguardia: i professionisti già iscritti a ordini o collegi nelle aree economica, giuridica o tecnica potranno continuare a esercitare anche senza la nuova laurea, che al momento non è prevista nell’ordinamento universitario italiano. La proposta introduce anche la figura del revisore condominiale - obbligatorio per i condomini con più di 20 proprietari o, nel caso dei supercondomini, con più di 60 unità - che dovrà essere “certificato, terzo e indipendente” e avrà il compito di verificare la contabilità e certificare il rendiconto, offrendo maggiore certezza ai creditori e riducendo le controversie strumentali. Anche il revisore dovrà possedere una laurea in materie economiche o giuridiche e una certificazione secondo le norme Uni. In caso di mancata nomina, l’autorità giudiziaria potrà intervenire anche su ricorso di un solo condomino.
Rilevanti cambiamenti sono previsti anche nel rapporto tra morosi e condominio, con l’obiettivo di equilibrare tempi e responsabilità. L’amministratore dovrà emettere i decreti ingiuntivi solo dopo l’approvazione del rendiconto in assemblea, superando il termine fisso dei sei mesi dalla chiusura dell’esercizio contabile. Tutti i pagamenti dovranno transitare tramite conto corrente bancario o postale, escludendo l’uso dei contanti. Per quanto riguarda i fornitori, in caso di mancato pagamento da parte del condominio, essi potranno rivalersi sul conto corrente condominiale, estendendo la richiesta anche ai condomini in regola.
Successivamente, i fornitori potranno rivalersi sui beni dei condomini in proporzione alla quota di ciascuno nella morosità. Per il debito residuo, i condomini in regola “rispondono in proporzione alla quota di partecipazione alla spesa e hanno azione di regresso contro i morosi per quanto ancora dovuto da ciascuno di essi”, come stabilito dal testo.