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"Mio suocero è il generale": le assunzioni in Rai sono nuovamente un caso

Redazione
 
'Mio suocero è il generale': le assunzioni in Rai sono nuovamente un caso

Per chi, tanti anni fa, quando la cronaca nera si faceva girando per caserme e uffici, era cosa buona e giusta parlare con tutti: dai piantoni (gli uomini in divisa che facevano da primo filtro alla gente che cercava di parlare con un carabiniere o un poliziotto) e, via via, fino agli ufficiali, i capi della Mobile o del Reparto investigativo.

"Mio suocero è il generale": le assunzioni in Rai sono nuovamente un caso

Insomma, con chi, per amicizia, rispetto o convenienza, ti ''dava'' le notizie, magari anche un'imbeccata che consentiva di scrivere un buon articolo, se non nella forma, almeno nel contenuto.
Girando, come detto, per le caserme o le stazioni dell'Arma, si raccoglievano notizie, ma anche frammenti di vita quotidiana: piccole soddisfazioni o grandi invidie. Tutto era buono, ascoltando, per accreditarsi con l'interlocutore di turno che, prima o poi, parlava, tirando fuori la rabbia. Soprattutto nei confronti di chi, per loro, faceva carriera immeritatamente.

Ed è qui che la saggezza degli appuntati del tempo - un bastione dell'Arma, esseri mitologici che, pur non avendo i gradi di brigadiere o maresciallo, per i quali occorreva superare una selezione, sapevano tanto e anzi di più - veniva a galla. Come quando, per spiegare carriere fulminanti, traducevano tutto con un acronimo, TSG, reinterpretato in uno slang napoletano-calabrese-siciliano.

TSG significa ''Titolo scuola di guerra'' e chi, ufficiale dei carabinieri, ne ne fregiava, almeno a quei tempi, si vedeva spianare la strada verso gli altri gradi. Ma TSG era tradotto, da chi invece attribuiva la scalata a meriti non personali, ma familiari, in ''Tengo o' suocere generale'', che non è proprio napoletano, ma un misto di altri dialetti.

Questa digressione finisce qui, perché c'è venuta in mente leggendo che in Rai, si continua a perpetrare un andazzo che, negli anni che furono, ma anche in tempi recenti, ha consentito al padrone delle ferriere del momento di fare qualche ''cortesia''. Niente di che: magari, facendo leva sul proprio incarico, assumere il genero.

Perché è proprio questo che sarebbe accaduto nella cosiddetto Rai del merito, tanto sbandierato, secondo quanto scrive oggi La Repubblica, raccontando che Antonio Marano — che, ex direttore di Rai 2, siede nel Consiglio d'Amministrazione della Rai, indicato dalla Lega e che regge oggi, ad interim, la presidenza - abbia fatto valere il peso del suo incarico, per fare sì che il fidanzato della figlia fosse assunto in Rai Pubblicità, dopo una selezione fatta valutando il c.v. dei candidati.

Ora, dando per scontato che il curriculum della persona in questione, Alessandro Valadé, sia di primissimo livello e che abbia una preparazione tale dal consentire agli esaminatori di valutarlo come meritevole di assunzione, ci chiediamo: ma, in un'epoca in cui nulla passa inosservato, una persona esperta, navigata come Antonio Marano non si è fatto cogliere dal dubbio che questa operazione, di cui potrebbe anche non essere stato a conoscenza, si sarebbe tramutata in un '''caso'', ritorcendoglisi contro?

Pensando che sia stato ben difficile che a lui, futuro suocero di Valadè, sia stato tenuta nascosta l'ambizione del prossimo genero di concorrere per un posto nell'azienda di cui Marano è presidente, seppure ad interim, non è stato colto dal dubbio che forse avrebbe dovuto consigliargli di rivolgere altrove speranze ed ambizioni?

Noi, che confidiamo sempre nella buona fede, crediamo che Marano sia stato tenuto all'oscuro di tutto, perché da uomo intelligente quale è non avrebbe dato il suo placet e, men che meno, si sarebbe speso per la riuscita dell'operazione, sapendo che i corridoi e le stanze della Rai nascondono tanti segreti, che però non rimangono mai tali, prima o poi venendo a galla.

Anche se, a leggere il pezzo di Giovanna Vitale, la situazione reale sarebbe ben diversa: ''Marano non è rimasto con le mani in mano. Ha riempito l’attesa con una richiesta di informazioni sullo stato di avanzamento della 'selezione', senza tuttavia rivelare il legame sentimentale del concorrente con una delle sue due rampolle. Insistente al punto da suscitare interrogativi sulle ragioni di tanto interessamento. Svelato all’ad di Rai Pubblicità, Luca Poggi, solo a cose fatte. Quando Valadè è stato assunto, e dopo che in azienda cominciavano a girare i primi gossip, il (quasi) suocero ha rivelato i rapporti che lo legano al nuovo dipendente. Uno di famiglia''.

Nei giorni in cui il governo ha sforbiciato di trenta milioni il contributo alla Rai, leggere o apprendere che l'azienda si presta a (presunte) cose del genere non depone certo bene.
Anche se tutto questo polverone, passata la buriana, sembra destinato a essere scordato e messo sotto il gigantesco tappeto che, da sempre, nasconde atteggiamenti da occupazione militare del servizio pubblico.

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