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Dal Colle si trama contro Meloni? Il Quirinale replica con durezza a Bignami

Redazione
 
Dal Colle si trama contro Meloni? Il Quirinale replica con durezza a Bignami

Che un giornale scriva quel che vuole, ritenendolo ovviamente fondato, è cosa che è nella prassi. Ma che un esponente politico di primo livello del numericamente più importante partito del Paese, sia pure con una formuletta scontata, su indiscrezioni giornalistiche coinvolga in una polemica il Quirinale, e con esso per la transitiva il presidente della Repubblica, era una cosa che non si vedeva da quando Luigi Di Maio, prima di cercare fortuna nel Golfo, annunciò (era il 2018, mica il Medioevo) che voleva la messa in stato d'accusa Mattarella.

Dal Colle si trama contro Meloni? Il Quirinale replica con durezza a Bignami

Tutto nasce da un articolo di prima pagina de La Verità in cui, sulla base di una ricostruzione del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, si accusa espressamente la Presidenza della Repubblica, addossando la responsabilità personale al consigliere di Mattarella, Francesco Saverio Garofani, di tramare per impedire che Fratelli d'Italia e quindi Giorgia Meloni escano vincitori della prossima tornata elettorale nazionale.
Dichiarazioni talmente pesanti e che insinuano qualcosa che esula dall'ordinario, per andare a finire in un ambito delicatissimo - dalle potenziali evoluzioni devastanti per il quadro politico del Paese - che la presidenza della Repubblica (come suo costume quando non accredita certe notizie meritevoli di una risposta, sotto forma di replica ufficiale) non le ha nemmeno commentate.

Cosa che invece non ha fatto il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, che, con una dichiarazione abbastanza articolata da fare pensare che non sia una iniziativa esclusivamente personale, partendo dall'articolo de La Verità, chiede alla presidenza della Repubblica che le ricostruzioni del quotidiano ''siano smentite senza indugio, in ossequio al rispetto che si deve per l'importante ruolo ricoperto, dovendone diversamente dedurne la fondatezza''.

Quindi, a volere tradurre una formulazione che è affatto criptica, Bignami, che forse non ha ben chiaro il profilo che Sergio Mattarella ha imposto alla Presidenza della Repubblica, non tanto invita a smentire un articolo di stampa (uno delle centinaia che si alimentano di indiscrezioni), quanto pone un ultimatum indiretto al Quirinale: se non smentisce, conferma.

Il ruolo di capogruppo del partito di maggioranza relativa in parlamento è, per definizione, importante e quindi ci si deve necessariamente interrogare su quale sia l'effettivo obiettivo di Bignami, che, da politico navigato, sa benissimo che mai dal Quirinale potrebbe giungere una risposta alla sua istanza di smentire. Così come non può pensare che Garofani esca allo scoperto per smentire un comportamento solo apparentemente personale, rendendosi protagonista di un unicum nella storia della Presidenza della repubblica.

Quindi, tutto lascia intendere che, più o meno involontariamente, si è davanti ad un attacco frontale che resta incomprensibile rispetto alla materia della questione - come detto, un articolo che si basa su fonti non manifeste, com'è in tutti i pezzi che si fondano su indiscrezioni - e soprattutto vista la delicata fase che il Paese sta attraversando, cosa che forse più d'uno cerca di camuffare.

Perché Bignami, sposando il contenuto dell'articolo de La Verità, chiede che sia smentito non solo un auspicio di Saraceni per la ''formazione di coalizioni alternative come 'una grande lista civica nazionale', con il chiaro intento di impedire una vittoria del centrodestra e di Giorgia Meloni alle prossime elezioni politiche'', ma anche ''progetti che si spingerebbero addirittura ad auspicare un 'provvidenziale scossone' contro l'attuale governo''.

Che, in questa ultima ipotesi, è cosa diversa perché sembra lasciare aperta la strada a un comportamento attivo nella costruzione di una eventuale crisi di governo dell'esecutivo in carica, endogena o, peggio, indotta dall'esterno.

Alla dichiarazione di Bignami ha replicato la presidenza della Repubblica, con una nota in cui si afferma che ''al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo".

Una nota alla quale Bignami ha a sua volta risposto dicendo che non essersi ''minimamente permesso di tirare in ballo il Quirinale, però la smentita la fa chi le dichiarazioni le ha fatte, non chi non le ha fatte. E infatti nel comunicato non si parla minimamente del Quirinale né come richiesta di smentita''. Per poi spiegare, a Montecitorio, che ''le smentite le fa chi le dichiarazioni le rende, se le può fare, perché se non può smentire fa fatica a smentire. Ma non può essere il presidente a smentire una cosa che ha detto una persona che non è lui''.

Ecco, appunto.
Tutto chiaro, in effetti, come è abbastanza chiaro, se non ''cristallino'', che la richiesta di chiarimenti di Bignami, essendo rivolta ad uno dei più fidati collaboratori di Mattarella, per la transitiva investe lo stesso presidente.
Perché, se è vero che Mattarella non può smentire frasi o progetti attribuiti ad altri, tirandolo sia pure indirettamente in ballo lo si costringe ad una uscita pubblica di cui certo non sentiva il bisogno.

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