La recente morte di una madre e di sua figlia all’ospedale Cardarelli di Campobasso, attribuita a una sospetta tossinfezione alimentare, ha riacceso l’attenzione sui rischi legati al consumo di cibi non sicuri, in particolare in prossimità delle festività di fine anno. Le autorità competenti stanno indagando per determinare se la causa della tragedia sia da ricondurre all’ingestione di un fungo velenoso, conserve alimentari degradate o una partita di pesce contaminato. In questo contesto di incertezza, il richiamo alla prudenza da parte degli esperti è stato netto e sistematico.
Cenone di fine anno: come prevenire le intossicazioni alimentari
“La prima regola è distinguere una congestione da un'intossicazione grave - sottolinea all’Adnkronos Salute l'immunologo clinico Mauro Minelli, docente di Nutrizione umana alla Lum -. L'indigestione comune si manifesta quasi subito con pesantezza, acidità e vomito liberatorio. Di solito scompare con il riposo. Per l'intossicazione grave il campanello d'allarme è la latenza. Se i sintomi (diarrea profusa, crampi forti, febbre o ittero) compaiono 12-24 ore dopo il pasto, non sottovalutateli: è il tempo necessario alle tossine più letali per colpire fegato e reni". Occhio poi al "segnale del gruppo: se più persone che hanno condiviso lo stesso piatto stanno male contemporaneamente, chiamate il medico o il Centro antiveleni. È un'allerta tossicologica”.
Nel suo intervento l’esperto ha richiamato anche i consumatori alle pratiche di prevenzione attiva, ritenute essenziali per neutralizzare rischi reali connessi alla preparazione domestica di piatti tradizionali che possono nascondere insidie, a partire dai funghi e dalle conserve casalinghe. In merito ai miceti, Minelli ha sottolineato che “se per il cenone di San Silvestro avete previsto piatti a base di miceti, la regola medica è ferrea: consumate solo prodotti della filiera commerciale controllata. Se i funghi sono un regalo di appassionati raccoglitori, assicuratevi che siano stati visionati dagli ispettorati micologici delle Asl. La cottura non è uno scudo: molte tossine mortali (come l’amanitina) sono termostabili. Bollire i funghi sospetti non li rende sicuri”.
Le indicazioni delle autorità sanitarie italiane e internazionali sottolineano che le tossinfezioni alimentari possono derivare da microrganismi o tossine che non sempre alterano gli odori o i sapori dei cibi, rendendo difficile la percezione immediata del pericolo. Le spore di alcuni batteri, tra cui Clostridium botulinum, possono proliferare in condizioni di anaerobiosi e basse acidità, come avviene in alcune conserve domestiche sott’olio o sottovuoto, e produrre tossine estremamente potenti che causano botulismo, una delle intossicazioni alimentari più gravi. Questo rischio è ben documentato nei materiali informativi del Ministero della Salute italiano, che evidenziano come tali tossine si sviluppino in condizioni in cui le spore trovano un ambiente favorevole alla germinazione, tipico delle conserve non acide o non adeguatamente trattate, mentre gli alimenti freschi non presentano lo stesso pericolo in assenza di trattamenti specifici di conservazione.
Minelli ha richiamato anche l’attenzione su altre insidie alimentari: per quanto riguarda le conserve fatte in casa, ha ricordato che “se il tappo è gonfio o all’apertura notate bollicine o odori anomali, non assaggiate nemmeno: la tossina botulinica è una delle più potenti al mondo.” Su questa tematica, le linee guida sanitarie ribadiscono l’importanza di evitare il consumo di conserve casalinghe non correttamente preparate o con evidenti segni di alterazione, poiché il botulismo alimentare può insorgere anche con sintomi gravi a distanza di ore o giorni dal consumo. Un pericolo caratterizzato da manifestazioni difficilmente riconoscibili, anche per l’assenza di alterazioni sensoriali evidenti nei cibi contaminati, è quello da Listeria monocytogenes.
Minelli ha ricordato che questo batterio prolifera anche a temperatura di frigorifero e può essere presente in prodotti come formaggi a pasta molle, salumi affettati, salmone affumicato e paté, e ha descritto le conseguenze sanitarie potenzialmente gravi, in particolare per i soggetti più vulnerabili quali donne in gravidanza, anziani o persone con sistema immunitario compromesso. Le autorità sanitarie europee hanno segnalato un aumento dei casi gravi di infezione da Listeria, con ricoveri e decessi associati a alimenti contaminati, sottolineando come la proliferazione di questo patogeno rappresenti una delle principali minacce alimentari monitorate a livello continentale.
Minelli ha inoltre richiamato l’attenzione sui rischi connessi al consumo di crudi di mare e di pesce non adeguatamente trattato, ricordando che il consumo di pesce crudo espone al rischio di infezioni da parassiti come Anisakis, che richiede che il prodotto sia stato correttamente abbattuto secondo standard di sicurezza. Inoltre, i molluschi filtratori possono concentrare virus e batteri se raccolti in acque contaminate, e solo una cottura completa riduce in modo significativo questi rischi. Infine, lo specialista ha affrontato il tema della suscettibilità del fegato agli stress provocati da un consumo eccessivo di alcol, osservando che “l’alcol è un epatotossico diretto. Un fegato già impegnato a metabolizzare un eccesso di grassi e zuccheri viene messo a dura prova da grandi quantità di alcol. La moderazione non è solo un consiglio morale, è una protezione biochimica”, ha concluso sottolineando che “festeggiare in sicurezza significa conoscere l’origine di ciò che portiamo nel piatto. Se avete dubbi su un alimento, la scelta medica è una sola: nel dubbio, non consumatelo.”