A dieci anni dalla riforma del 2015, che ridisegnò profondamente la fisionomia delle Camere di commercio italiane, il bilancio è positivo: meno strutture, ma più forti e più moderne. È quanto emerge dall’Assemblea di Unioncamere, dove il presidente Andrea Prete (in foto) ha sottolineato come il sistema camerale sia oggi “più snello, più efficiente e più vicino alle esigenze delle imprese e dei territori”.
Camere di commercio, dieci anni dopo la riforma
La legge sulla pubblica amministrazione del 2015 aveva imposto una cura drastica: riduzione delle Camere da 105 a 60, accorpamenti basati sul numero minimo di 75mila imprese iscritte, dimezzamento delle aziende speciali (da 117 a 60) e ridefinizione di funzioni storiche, come l’internazionalizzazione. Una trasformazione complessa, non priva di difficoltà e resistenze, che però, a distanza di un decennio, ha portato a una rete camerale più compatta e funzionale.
Oggi il volto delle Camere di commercio è profondamente cambiato. Le donne nei Consigli camerali rappresentano circa il 30%, quasi dieci punti in più rispetto al 2014, e tra i dipendenti cresce il livello di istruzione: oltre il 52% è laureato, contro meno del 40% di dieci anni fa. Anche i ruoli si sono evoluti, quasi un quarto del personale, infatti, si occupa di promozione e sviluppo economico, rispetto al 16% pre-riforma, mentre le partecipazioni societarie si sono concentrate su iniziative legate all’innovazione tecnologica e alla crescita locale.
“Il sistema camerale ha saputo reagire bene agli input della riforma”, ha affermato Prete, “riconquistando il ruolo di amministrazione di riferimento per le imprese e rinnovandosi al proprio interno”. Una trasformazione che, secondo il presidente di Unioncamere, ha consentito alle Camere di assumere un nuovo protagonismo su temi strategici come la digitalizzazione, la transizione sostenibile, la semplificazione amministrativa, la gestione delle crisi d’impresa, il mercato del lavoro e la finanza.
Le Camere di commercio, nate come snodo locale per l’economia reale, hanno dunque completato il loro passaggio da enti burocratici a piattaforme di servizio e innovazione.