Economia
Bollette alle stelle, piccole imprese strozzate dai costi energetici
Redazione

Le piccole imprese italiane pagano per gas e luce molto più delle grandi, arrivando a sborsare il doppio per il gas e il 55% in più per l’energia elettrica. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che denuncia un divario definito “spaventoso” e che, di fatto, penalizza il cuore produttivo del Paese.
Bollette alle stelle, piccole imprese strozzate dai costi energetici
In Italia, infatti, le micro e piccole aziende rappresentano il 98% delle imprese e danno lavoro al 60% degli addetti privati. Tuttavia, a causa dei costi di rete, tasse e oneri di sistema che pesano fino al 40% della bolletta (contro il 17% delle grandi imprese), queste realtà si trovano schiacciate da spese energetiche sproporzionate. Se nel 2024 il gas è costato alle piccole aziende 99,5 euro per MWh contro i 47,9 euro delle grandi, per la luce la differenza è stata di 218,2 euro contro 140,4 euro.
Il problema non è esclusivamente italiano, ma nel nostro Paese assume proporzioni drammatiche per l’assenza di politiche strutturali a sostegno delle PMI. Le grandi imprese beneficiano di sconti, agevolazioni fiscali e maggiore potere contrattuale, riuscendo spesso a spuntare tariffe inferiori grazie a volumi d’acquisto elevati e contratti pluriennali.
A soffrire maggiormente sono i settori energivori: vetro, ceramica, cemento, plastica, metallurgia e meccanica, ma anche alimentare, commercio, ristorazione e ospitalità. Numerosi distretti produttivi strategici rischiano il blackout economico: dal vetro di Murano al cartario di Lucca, dalle piastrelle di Sassuolo alla meccanica pesante del basso mantovano.
Parallelamente cresce la povertà energetica tra le famiglie: nel 2023 quasi 2,4 milioni di nuclei (5,3 milioni di persone) hanno vissuto in case poco riscaldate d’inverno e poco raffrescate d’estate. Il fenomeno colpisce soprattutto il Sud: Calabria, Basilicata e Molise registrano le percentuali più alte. Tra i più vulnerabili ci sono i nuclei numerosi, chi abita in condizioni precarie e chi ha un capofamiglia disoccupato o lavoratore autonomo.
La CGIA avverte che in caso di nuove tensioni geopolitiche e rincari delle materie prime, molte piccole imprese potrebbero non reggere l’urto. La crisi energetica, oltre a minacciare la continuità delle attività produttive, rischia di minare la tenuta sociale del Paese, già messa a dura prova dall’inflazione e dalla stagnazione economica.
È urgente un intervento strutturale: serve una revisione degli oneri di sistema, una maggiore tutela per le PMI nell’accesso al mercato dell’energia e un rafforzamento delle misure contro la povertà energetica. Senza un cambio di passo, a pagare il prezzo più alto saranno i motori silenziosi dell’economia italiana e milioni di famiglie già in difficoltà.