Economia

Banche, la mappa della desertificazione, 3.419 comuni senza sportelli e nuove chiusure in arrivo con il risiko

Redazione
 
Banche, la mappa della desertificazione, 3.419 comuni senza sportelli e nuove chiusure in arrivo con il risiko
Il sistema bancario italiano continua a restringersi. Nei primi nove mesi del 2025 sono stati chiusi altri 268 sportelli, pari a un calo dell’1,4% rispetto alla fine del 2024. Le regioni più colpite sono Basilicata, Marche e Veneto, mentre cresce il numero dei comuni completamente privi di filiali: 3.419 in tutto, pari al 43,3% del totale nazionale. A soffrire non sono più solo i piccoli centri, ma anche le grandi città, dove il fenomeno della “desertificazione bancaria” si estende a ritmo crescente.

Banche, la mappa della desertificazione, 3.419 comuni senza sportelli e nuove chiusure in arrivo con il risiko

È quanto emerge dall’Osservatorio della Fondazione Fiba di First Cisl, che ha elaborato i dati aggiornati a settembre 2025 di Banca d’Italia e Istat. Secondo analisi, stiamo assistendo ad una profonda trasformazione, spinta dalle operazioni di concentrazione bancaria e da strategie di razionalizzazione che, secondo i sindacati, rischiano di produrre effetti pesanti su occupazione, imprese e coesione sociale.

Nel dettaglio, la Basilicata e le Marche segnano un calo del 2,5% delle filiali, seguite dal Veneto (-1,9%). L’effetto domino del risiko bancario sta già ridisegnando la geografia del credito. Dopo l’acquisizione di Popolare di Sondrio, il gruppo Bper è diventato il primo operatore in Lombardia per numero di sportelli (673, pari al 17,9% del totale), superando Banco Bpm (523), Intesa Sanpaolo e Iccrea (entrambe a quota 501). Nonostante l’Antitrust abbia richiesto la chiusura di soli sei sportelli per l’integrazione con la banca valtellinese, Bper ha già annunciato l’accorpamento di 90 filiali, prevalentemente nel Centro-Nord.

Lo scenario potrebbe aggravarsi ulteriormente se si concretizzasse la fusione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, che darebbe vita al terzo gruppo bancario italiano per rete fisica, con 2.425 sportelli. In questo caso, la sovrapposizione territoriale delle filiali comporterebbe, secondo gli esperti, una nuova ondata di chiusure.

Le regioni più a rischio sarebbero la Lombardia, dove la rete combinata dei due istituti arriverebbe a 765 sportelli (20,4% del totale), la Liguria (129, pari al 23,4%) e l’Emilia Romagna (372, 17,9%). Nei centri urbani i numeri sono ancora più impressionanti: Milano con 248 filiali (24,3%), Genova con 59 (20,5%), Parma con 78 (39%) e La Spezia, dove metà degli sportelli (50,6%) appartiene già a Crédit Agricole o Banco Bpm.

“Il risiko bancario sta modificando profondamente la geografia del sistema creditizio italiano”, avverte Riccardo Colombani, segretario generale nazionale di First Cisl (in foto). “Dopo l’acquisizione di Popolare di Sondrio, Bper ha già annunciato la chiusura di 90 sportelli. Ma un’eventuale operazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm avrebbe conseguenze molto più gravi: non solo per l’occupazione, ma anche per famiglie e piccole imprese, che già faticano ad accedere al credito”.

Colombani avverte che i processi di concentrazione rischiano di penalizzare ulteriormente i territori, soprattutto quelli periferici, ma non solo: “La desertificazione bancaria non è più un fenomeno limitato alle aree interne. Anche le grandi città ne sono colpite, dal 2021 al settembre 2025 Roma ha perso il 12,7% delle filiali e Milano il 14,6%, contro una media nazionale del 10,4%”.

Il quadro è reso ancora più critico dal divario digitale. Solo il 55% degli italiani utilizza l’internet banking, contro una media europea del 67,2%, mentre tra i 65 e i 74 anni la quota scende al 33,9% (media Ue 44,7%). Ciò significa che milioni di cittadini, soprattutto anziani, restano esclusi dai servizi bancari di base.

Oggi più di 11,2 milioni di persone vivono in comuni a rischio di esclusione finanziaria: 4,7 milioni in territori completamente privi di filiali e 6,5 milioni in località con un solo sportello. Anche il numero di imprese con sede in comuni desertificati cresce, 6.250 in più rispetto alla fine del 2024.

Secondo la Fondazione Fiba, la desertificazione bancaria si traduce in un impoverimento economico dei territori, con effetti diretti su occupazione, consumo e accesso al credito. Le province meno colpite restano Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Ferrara, Grosseto, Pisa, Ragusa, Ravenna e Reggio Emilia, mentre in fondo alla classifica figurano Vibo Valentia e Isernia.

Colombani conclude con un monito: “Il risiko è diventato una battaglia per il risparmio degli italiani. Le fusioni puntano a consolidare il controllo delle aree più ricche, come la Lombardia, ma dietro le sinergie di costo si nasconde un rischio concreto di impoverimento economico e sociale. Serve una strategia nazionale per garantire il diritto universale all’accesso ai servizi finanziari e contrastare l’esclusione bancaria”.
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