Il deterioramento del mercato del lavoro in Argentina è avanzato in modo evidente da quando Javier Milei ha dato avvio alle sue riforme: ogni giorno più persone ricorrono a lavori informali per guadagnare un reddito extra e sbarcare il lunario, e tra essi ce ne sono che occupano posizioni qualificate e hanno studi universitari.
Argentina, le riforme di Milei hanno stravolto il mercato del lavoro
Secondo l'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento (INDEC), nel primo trimestre del 2025, il 16,1% della popolazione economicamente attiva era nella categoria dei candidati occupati, cioè persone che hanno un lavoro, ma ne stanno cercando un altro. Secondo una ricerca, citata da Efe, dal dicembre 2023, quando Milei ha assunto la presidenza, sono andati persi più di 183.000 posti di lavoro.
In questo periodo, i lavoratori dipendenti formali sono passati dal 21,3% al 20,6%, i lavoratori autonomi (lavoratori autonomi) dal 3,8% al 4% e i lavoratori informali, scollegati dal sistema di sicurezza sociale, sono saliti dal 5,8% al 6,4%. Questo ha determinato quello che viene definito ''stress economico''. Si tratta della apparente contraddizione tra una disoccupazione che non cresce e l'inflazione abbia fermato la sua spirale ascendente e la condizione di milioni di persone che vivono quotidianamente nel limbo della precarietà, che peraltro era ben presente anche durante la presidenza peronista Alberto Fernández (al potere dal 2019 al 2023).
Questa necessità di trovare altri fonti di sostentamento colpisce trasversalmente la società argentina, come i pensionati, spesso costretti a tornare a lavorare per aiutare la propria famiglia. Anche perché è tramontata, ad esempio, l'epoca in cui il sistema sanitario pubblico copriva integralmente la sua spesa, mentre oggi, con l'avvento di Milei, la percentuale è del 50%.
Secondo il Centro per l'Economia Politica Argentina (CEPA), da dicembre 2023 le pensioni minime in Argentina hanno perso il 32% del loro valore. Cosa che, in un Paese dall'economia fortemente condizionata dall'inflazione, ha avuto un impatto devastante sull'economia domestica.
Accade quindi che persone con una solidissima formazione accademica, di giorno lavorano per lo Stato e, nel resto della giornata, vadano, porta a porta, vendendo pentole e abbiamo guadagnato il necessario per sopravvivere. Ma questo era ieri, perché oggi la crisi ha contratto in modo durissimo le spese delle famiglie, interrompendo questo circuito parallelo di potenziale guadagno.
Comunque, il peggioramento del mercato del lavoro non piò essere addebitato solo a Milei, perché l'economia ha smesso di crescere nel 2012 e, da allora fino al 2024, la crescita dell'occupazione salariata formale è inferiore alla quella naturale della popolazione economicamente attiva.