Le notizie provenienti dal Medio Oriente dominano oggi l’apertura dei principali media internazionali. A Gaza City, un attacco israeliano ha ucciso cinque giornalisti di Al Jazeera, un episodio che la rete qatariota definisce senza esitazioni “un assassinio mirato” e “l’ennesimo attacco palese e premeditato alla libertà di stampa”.
World Media Headlines: Gaza, uccisi cinque giornalisti di Al Jazeera, l’emittente accusa Israele
Come riporta la BBC, l’esercito israeliano ha ammesso di aver preso di mira Anas al-Sharif, 28 anni, accusandolo di essere “il capo di una cellula terroristica di Hamas”. Con lui hanno perso la vita il corrispondente Mohammed Qreiqeh, i cameraman Ibrahim Zaher e Moamen Aliwa e il loro assistente Mohammed Noufal.
Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) si è detto “inorridito” per l’accaduto, ricordando che Israele non ha presentato alcuna prova a sostegno delle accuse. Dal lancio dell’offensiva israeliana nell’ottobre 2023, il CPJ ha confermato la morte di 186 reporter. La BBC sottolinea come il governo israeliano continui a impedire l’accesso diretto ai media internazionali nella Striscia di Gaza, costringendo testate come la stessa emittente britannica a fare affidamento su reporter locali per raccontare il conflitto.
Intanto, sul fronte diplomatico, l’Australia ha annunciato che il prossimo mese riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina alle Nazioni Unite, in linea con le decisioni già prese da Regno Unito, Francia e Canada. Intanto, riferisce CNN, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha illustrato alla stampa estera il piano per la conquista di Gaza City, approvato dal gabinetto di sicurezza nelle prime ore di venerdì. Secondo Netanyahu, si tratta “del modo migliore per porre fine rapidamente alla guerra”, obiettivo che passa – a suo dire – dall’annientamento di Hamas e dalla liberazione degli ostaggi.
Le sue parole hanno scatenato una raffica di critiche: all’ONU, Regno Unito, Russia, Cina e Francia, insieme ad altri Paesi, hanno bollato il piano come “un’ulteriore violazione del diritto internazionale”. Miroslav Jenča, Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha avvertito che l’operazione potrebbe “innescare un’altra calamità a Gaza”, moltiplicando sfollamenti forzati, vittime e distruzione. Dal versante umanitario, l’allarme è ancora più cupo. Ramesh Rajasingham, a capo dell’Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari a Ginevra, ha dichiarato che “questa non è più una crisi di fame imminente: è fame pura e semplice”. Le autorità locali parlano di 98 bambini morti per malnutrizione acuta grave dall’ottobre 2023, 37 dei quali soltanto dal 1° luglio.
“Francamente – ha aggiunto – non abbiamo più parole per descrivere” le condizioni. Il Regno Unito ha definito il piano “una strada verso ulteriore spargimento di sangue”, la Russia lo ha giudicato “un passo pericoloso”. Danimarca, Corea del Sud, Grecia, Slovenia e Guyana hanno invece rivolto un appello a Israele perché riveda la sua strategia. Sul fronte interno ad Israele, la pressione cresce. Come scrive Haaretz, il Forum delle famiglie degli ostaggi e dispersi ha contestato Netanyahu per aver parlato di “20 ostaggi” ancora da liberare, chiedendo invece il rimpatrio di tutti e 50 i prigionieri – compresi i corpi di 30 persone uccise e trattenute a Gaza.
“Chi abbandona i morti finirà per abbandonare i vivi”, si legge nella loro nota. Secondo il giornale The New Arab, una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Haya è attesa lunedì al Cairo per riprendere, con la mediazione egiziana e il sostegno della Turchia, i colloqui su un accordo che preveda il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco.
Dall’Europa orientale, la CNN riferisce di un piano di pace proposto dal presidente russo Vladimir Putin all’inviato di Donald Trump, l’imprenditore Steve Witkoff. Il documento prevederebbe la cessione alla Russia del Donbass e della Crimea e il congelamento delle attuali linee di combattimento. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto con fermezza: “Non cederemo la terra all’occupante”. Trump ha reso noto che venerdì incontrerà Putin in Alaska. Nel frattempo, nel Regno Unito, il vicepresidente USA JD Vance e il ministro degli Esteri britannico David Lammy hanno ospitato un vertice con alleati europei e ucraini. Zelensky lo ha definito “costruttivo” e ha ribadito che “il percorso verso la pace deve essere definito solo insieme all’Ucraina”.
Sul fronte economico, la BBC riporta l’accordo tra i colossi americani dei semiconduttori Nvidia e AMD e il governo statunitense: verseranno il 15% dei ricavi provenienti dal mercato cinese per ottenere le licenze di esportazione dei chip avanzati, bloccati dalle restrizioni imposte su modelli come l’H20 di Nvidia. Alcuni esperti di sicurezza, già in servizio durante il primo mandato di Trump, avevano espresso preoccupazione per il possibile uso di queste tecnologie da parte di Pechino. “Rispettiamo le regole stabilite dal governo degli Stati Uniti”, ha commentato Nvidia.
Infine i mercati. Secondo Reuters, le piazze asiatiche hanno aperto in rialzo, con i futures del Nikkei vicini ai massimi storici. Restano tuttavia segnali di cautela dal mercato obbligazionario, mentre il dollaro rallenta in attesa dei dati sull’inflazione e della decisione sui dazi commerciali tra Stati Uniti e Cina.