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Economia

La vendita delle azioni di Aramco un test per la fiducia degli investitori sui progetti sauditi

Redazione
Dando solo un'occhiata ai numeri che riguardano le azioni di Aramco, messe in vendita dall'Arabia Saudita, e la domanda per loro, ben superiore all'offerta ,si potrebbe pensare che si sia trattata di una semplice operazione finanziaria premiata dagli investitori. Ed invece, a guardare le conclusioni degli analisti, s'è trattato di ben altro, sostanziando, semmai ce ne fosse stato bisogno, l'interesse che ruota intorno all'Arabia Saudita come promotrice di importanti quanto interessanti progetti che ruotano intorno ad essa ed al suo futuro.
Le azioni di Aramco, gigante petrolifero di proprietà del Regno, hanno attirato una tale attenzione che l'obiettivo di raccogliere oltre tredici miliardi di dollari è a portata di mano. La raccolta è cominciata ieri e, già poche ore dopo l'inizio ufficiale, si è registrata una importante massa di ''richieste''. Le banche, che stanno presiedendo a questa operazione, proseguiranno alla raccolta degli ordini istituzionali fino a giovedì prossimo, con domenica prossima come giorno dell'inizio delle negoziazioni.

La vendita delle azioni di Aramco un test per la fiducia degli investitori sui progetti sauditi

Ma, dicono gli analisti, al netto dello scontato interesse per le azioni di Aramco, punta di lancia ''petrolifera'' della maggiore potenza nel campo dell'estrazione di petrolio, l'operazione di fatto è una controprova dell'attrattiva di Riad sugli investitori stranieri per un'economia che, con l'avvento al timone politico e della programmazione del principe ereditario Mohammed bin Salman, sta cercando di diversificarsi, allentando, in un arco di tempo ragionevole, la dipendenza quasi totale dalle estrazioni energetiche.

La ricerca di investimenti stranieri rientra in questo progetto che mira a sostenere l'obiettivo del Regno di liberarsi, per come detto dallo stesso principe ereditario, dalla ''dipendenza dal petrolio''.
L'arco di volta della strategia di ''MbS'', come è soprannominato il principe ereditario, dovrebbe essere il fondo sovrano saudita. Sul Public Investment Fund (PIF) verso il quale sono state convogliate decine di miliardi di dollari - provenienti dallo sfruttamento delle riserve energetiche -, utilizzate, oltre che per acquisizioni di parti di capitali di importanti società straniere, per finanziare la strategia del principe, che spazia dallo sport alla realizzazione di visionari progetti urbanistici in pieno deserto (con evidenti elevatissimi costi).

Ieri, ad avvio di raccolta di prenotazioni, le azioni di Aramco sono scese di circa il 2% a 28,4 riyal (7,53 dollari).
L’Arabia Saudita offre agli investitori circa 1,545 miliardi di azioni Aramco, pari allo 0,64%, a un prezzo compreso tra 26,7 e 29 riyal, ovvero poco meno di 12 miliardi di dollari nella fascia alta del range.
La portata dell'operazione è confermata oltre che dal fatto che, se tutte le azioni venissero vendute, il governo saudita taglierebbe la sua partecipazione nel primo esportatore mondiale di petrolio dello 0,7%, anche dall'importanza delle banche di investimento del mondo coinvolte (Citi, Goldman Sachs, HSBC, JPMorgan, Bank of America e Morgan Stanley, insieme alle locali Saudi National Bank, Al Rajhi Capital, Riyad Capital e Saudi Fransi).
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