Economia

“Obiettivo Domani”, l’Ance detta la rotta per il dopo-Pnrr e avverte il Paese sul rischio di un ritorno al passato

Redazione
 
“Obiettivo Domani”, l’Ance detta la rotta per il dopo-Pnrr e avverte il Paese sul rischio di un ritorno al passato
Come evitare che il mercato dei lavori pubblici rallenti dopo il 2026? E in che modo garantire che l’enorme eredità del Pnrr non si disperda? Attorno a queste domande si è sviluppato “Obiettivo Domani”, il convegno organizzato dall’Ance nella sede nazionale di Via Guattani a Roma, alla presenza di istituzioni, giuristi, esperti e rappresentanti del mondo politico. Un confronto che ha acceso i riflettori sulle criticità del settore e sulle proposte concrete per preservare la crescita e assicurare un modello di mercato aperto, competitivo e trasparente.

“Obiettivo Domani”, l’Ance detta la rotta per il dopo-Pnrr

Ad aprire i lavori è stato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha riconosciuto il ruolo “importantissimo” svolto dalle imprese edili nella trasformazione della Capitale, sottolineando come il contributo del comparto sia decisivo per la rigenerazione urbana e per la realizzazione delle opere che stanno ridisegnando la città.

Uno dei nodi centrali del dibattito è stato il caro-materiali, emergenza che interessa il 70% dei cantieri in corso, un terzo dei quali finanziati dal Pnrr, con aumenti dei prezzi compresi tra il 30 e il 65%. La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, ha ricordato che le imprese devono ancora ricevere circa 1,7 miliardi di euro già certificati, relativi all’ultimo trimestre 2024 e ai primi cinque mesi del 2025. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture, mancano all’appello ulteriori 2,265 miliardi per coprire integralmente gli extra-costi del biennio 2024-2025. Un quadro che, nelle parole di Brancaccio, “rappresenta una minaccia diretta per la crescita del Paese, fortemente condizionata dal completamento delle opere del Pnrr. Se l’edilizia rallenta o si ferma, il Paese non cresce”.

A rafforzare l’allarme è intervenuto il vicepresidente Luigi Schiavo, che ha insistito sulla necessità di rifinanziare le opere appaltate negli anni passati e tuttora in esecuzione, poiché “in molti casi i prezzi risultano ancora superiori del 30-40% rispetto a quelli di aggiudicazione”. Senza interventi mirati, ha avvertito, “interi cantieri rischiano di ritrovarsi in un vuoto di tutela”.

Dal confronto è arrivato un pacchetto di proposte precise, come quella di stabilizzare il meccanismo di compensazione per il caro-materiali fino alla conclusione dei lavori, fissare una quota minima di esternalizzazione per i concessionari dei settori speciali, sul modello di quanto già avviene nel mercato ordinario; aggiornare l’incidenza delle spese generali nei contratti pubblici, garantire prezzari realmente aderenti ai valori di mercato. O ancora, vietare la richiesta di opere aggiuntive nell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche in caso di appalto su Pfte, introdurre limiti effettivi all’“all in house”, intervenire sul Cct per renderlo più efficiente e aderente alla realtà operativa.

Altro tema caldo, la competizione negli appalti pubblici. Nel 2024 sono stati banditi circa 62.000 appalti di lavori per un valore di quasi 61 miliardi di euro, ma il 90% è stato assegnato senza un confronto concorrenziale. Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha richiamato la necessità di “preparare un ecosistema che guardi oltre il Pnrr”, continuando il percorso di vigilanza collaborativa avviato dall’Authority. Una direzione condivisa anche da Carlo Deodato, segretario generale della Presidenza del Consiglio, che ha ricordato il ruolo centrale del capitolo del Pnrr dedicato alla riforma degli appalti pubblici.

La prima sessione ha visto la partecipazione di accademici, giuristi e rappresentanti delle principali forze politiche, mentre le conclusioni sono state affidate al viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi. “L’edilizia usciva da una stagione di grande crisi, ha detto, e il Pnrr ha consentito al settore di superare l’emergenza. Ma non possiamo pensare che dal 2027 finisca tutto. Anche dopo il Pnrr dovremo realizzare ponti, strade, ferrovie”.

Nel pomeriggio, il dibattito si è concentrato nuovamente sulla concorrenza, con gli interventi di rappresentanti di istituzioni, aziende strategiche e studi legali. Una discussione ampia e tecnica, che ha confermato la consapevolezza condivisa, il mercato dei lavori pubblici deve continuare a evolvere, rafforzarsi e aprirsi, evitando un pericoloso ritorno a vecchie logiche.

“Obiettivo Domani” ha così voluto imprimere una direzione, programmare gli investimenti, sostenere le imprese, garantire concorrenza e riscrivere le regole affinché la stagione di crescita aperta dal Pnrr non resti un episodio isolato ma il punto di partenza per un nuovo ciclo di sviluppo.
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