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IA, Studio Minsait-Ambrosetti: il 63% delle grandi aziende la adotta o adotterà

Redazione
 
IA, Studio Minsait-Ambrosetti: il 63% delle grandi aziende la adotta o adotterà

L'Intelligenza Artificiale si sta affermando con crescente rapidità nel panorama industriale italiano, con un significativo 63% delle aziende di grande dimensione che ha già integrato questa tecnologia nei propri processi o ne prevede l'adozione a breve. Questo livello di diffusione, se sfruttato appieno, potrebbe tradursi in un incremento complessivo della produttività per le imprese italiane stimato fino a 115 miliardi di euro.

IA, Studio Minsait-Ambrosetti: il 63% delle grandi aziende la adotta o adotterà

Sono questi alcuni dei dati chiave che emergono dallo studio "Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane - Adozione, impatti e prospettive", realizzato da Minsait, società del Gruppo Indra specializzata in digital transformation e tecnologie innovative, in collaborazione con The European House - Ambrosetti. Il rapporto, riferisce Adnkronos, analizza in profondità il livello di adozione dell'IA nel tessuto produttivo italiano e fornisce raccomandazioni strategiche per accelerarne l'implementazione su larga scala.

La ricerca si basa su una survey che ha coinvolto circa 280 grandi aziende italiane (con oltre 250 dipendenti) appartenenti a più di 15 settori industriali. L'obiettivo era indagare il posizionamento delle imprese su cinque aree fondamentali: adozione, readiness, effetti su organizzazione e lavoro, opportunità e impatti, e adeguamento normativo. La prima area strategica analizzata per comprendere la trasformazione in atto è il livello di adozione. I dati delineano una fotografia complessa: il 38,2% delle imprese ha già avviato percorsi concreti di implementazione o sperimentazione, mentre un ulteriore 25,2% prevede di adottare soluzioni di IA nel prossimo futuro. Un 21% delle aziende è, inoltre, nella fase di implementazione estesa a livello aziendale.

Di contro, un 35,4% dichiara di non avere intenzione di adottare questa tecnologia nel breve o medio termine. Secondo l'amministratore delegato di Minsait in Italia, l'approccio attuale per piccoli passi non basta a rendere le aziende italiane protagoniste. "Il nostro studio mostra un’importante crescita dell'adozione dell'IA da parte delle aziende italiane, che si riscontra in generale in una fase di curiosa sperimentazione, lavorando prevalentemente su innovazioni incrementali, piccole trasformazioni e miglioramenti graduali, mentre la trasformazione radicale di prodotti, modelli di business o processi core è ancora rara. Questo approccio per piccoli passi è necessario e comprensibile ma non può essere la norma se le aziende Italiane vogliono giocare un ruolo da protagonista nell’economia dell’intelligenza artificiale. Nell’utilizzo dell’Ia, dobbiamo passare dal “fare cose più velocemente” al “fare cose radicalmente nuove”. E questo richiede leadership, capacità di visione, investimenti su dati, competenze e modelli organizzativi."

Tra le imprese che utilizzano già l'IA, i casi d'uso più diffusi riguardano attività di supporto all'IT e ai processi operativi: gestione e analisi dei dati (35,4%), supporto IT tramite chatbot (23,2%), analisi predittive e automazione del back-office (entrambi al 22,2%). In generale, emerge come l'attuale adozione dell'IA sia prevalentemente orientata all'ottimizzazione operativa e all'efficientamento, piuttosto che a una trasformazione strategica più profonda dei modelli di business. Viceversa, tra le imprese che non hanno ancora integrato soluzioni di intelligenza artificiale, emergono tre barriere principali percepite: difficoltà organizzative (23,9%), il livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e la mancanza di competenze interne specifiche (20%).

Accanto a queste motivazioni, lo studio rileva anche ostacoli legati all'assenza di chiari casi d'uso definiti e alla gestione dei dati, mentre risultano meno impattanti, nelle percezioni attuali, gli aspetti normativi e i costi di implementazione. In merito alla capacità delle imprese italiane di capitalizzare concretamente le opportunità offerte dall'IA (readiness), le aziende si sentono preparate sul fronte dei dati (il 43,3% ritiene di disporre di dati di qualità e quantità sufficienti per avviare progetti AI). Tuttavia, mostrano debolezze significative su altri fattori abilitanti cruciali: competenze, infrastrutture tecnologiche, governance interna e definizione di casi d'uso pertinenti.

Circa il 70% delle aziende non ha ancora una strategia definita per l'IA; tra quelle che la possiedono, il piano è spesso gestito prevalentemente dal dipartimento IT, con un coinvolgimento limitato del top management. I budget dedicati sono contenuti: quasi la metà delle aziende investe meno del 5% del proprio budget digitale in IA, e nel 38% dei casi l'ammontare complessivo è inferiore a 50.000 euro annui. Gli impatti percepiti sull'organizzazione e sul lavoro sono già visibili. Grazie all'IA, due terzi delle aziende intervistate hanno riscontrato un miglioramento dell'efficienza operativa. Tuttavia, solo una su due lamenta ancora la mancanza di competenze adeguate. Tra le imprese italiane prevale una visione orientata all'efficienza piuttosto che a una trasformazione radicale: il 64,7% delle aziende dichiara un miglioramento dell'efficienza operativa grazie all'IA, ma solo una minoranza segnala cambiamenti più profondi, come l'automazione di attività ripetitive (15,2%) o la creazione di nuovi flussi di lavoro (9,1%).

Anche dal punto di vista delle competenze richieste, emerge una visione orientata prevalentemente agli aspetti tecnici: il 58,1% degli intervistati identifica nelle hard skills il fattore prioritario per gestire l'intelligenza artificiale. Le competenze digitali di base e le soft skills seguono a distanza. Sul fronte delle soft skills, solo un'azienda su dieci le indica come prioritarie, sebbene tra queste il problem solving (58,7%) e la comunicazione (33,9%) siano le più valorizzate quando considerate rilevanti. Il 50% delle imprese evidenzia inoltre una carenza di competenze e know-how specifici sull'intelligenza artificiale, che ostacola la capacità di evoluzione organizzativa.

Una carenza che, secondo il rapporto diffuso da Adnkronos, riflette una tendenza più ampia a livello Paese: meno di una persona su due possiede competenze digitali di base, e per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass fissati al 2030 – che prevedono l'80% della popolazione adulta digitalmente alfabetizzata – sarà necessario colmare un gap di 15 milioni di cittadini. Sebbene ci troviamo in un contesto di implementazione ancora agli inizi, gli impatti percepiti sull'aumento della produttività sono già significativi: un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l'1% e il 5% (un dato rilevante a fronte di una crescita media nazionale della produttività intorno all'1% negli ultimi 20 anni). Incrociando gli impatti sulla produttività con i fatturati delle aziende rispondenti, si stima un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% oggi e del 4,3% nell'arco dei prossimi 18-24 mesi. Se parametrato sul fatturato aggregato italiano (pari a circa 3,6 trilioni di Euro), questo si tradurrebbe in un incremento potenziale di 115 miliardi di euro. Il tempo guadagnato grazie all'IA viene reinvestito soprattutto in formazione del personale, qualità dei prodotti e ricerca e sviluppo, con l'obiettivo di generare impatti più diffusi e strutturali nel medio periodo.

L'ultima area indagata dalla survey riguarda l'adeguamento normativo, con particolare attenzione all'AI Act europeo. È un tema cruciale per comprendere come le aziende recepiscano il nuovo quadro regolatorio e quanto siano pronte ad allinearsi ai suoi requisiti. La percezione dell'AI Act da parte delle grandi aziende italiane è, in larga parte, positiva: più di due realtà su tre lo interpretano come un'opportunità per rafforzare governance e trasparenza interna. Solo una minoranza lo vede come un ostacolo o fonte di incertezza. Tuttavia, a fronte di questo potenziale riconosciuto, le azioni concrete per adeguarsi al nuovo quadro normativo sono ancora limitate: oltre il 56% delle aziende dichiara di non aver ancora avviato alcun intervento in tal senso. Le iniziative intraprese, quando presenti, risultano frammentate e spesso limitate a valutazioni preliminari o programmi di alfabetizzazione interna.

Il principale ostacolo all'adeguamento normativo risulta essere, ancora una volta, la formazione: quattro aziende su dieci segnalano la necessità di sviluppare competenze specifiche sul tema regolatorio. Seguono difficoltà legate alla mancanza di linee guida chiare (18,2%), all'adeguatezza delle infrastrutture IT (17,2%) e ai costi per garantire la compliance (16,2%). Per affrontare la sfida dell'adozione e dell'impatto dell'Intelligenza Artificiale in Italia, lo studio di Minsait e The European House - Ambrosetti indica la necessità di una strategia nazionale che promuova un utilizzo diffuso e produttivo della tecnologia per rafforzare la competitività del Paese. Le priorità strategiche per l'Italia dovrebbero includere: lo stanziamento di risorse adeguate a supporto di una strategia nazionale per l'IA chiara e strutturata; il rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali alle competenze; la promozione dell'IA nella Pubblica Amministrazione, favorendo forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato attraverso reti e laboratori condivisi come leva per accelerare lo sviluppo e l'implementazione di soluzioni AI accessibili e inclusive; e la fornitura di modelli di riferimento e casi d'uso concreti per supportare la definizione di strategie aziendali efficaci. È inoltre fondamentale sostenere l'adozione dell'IA sui territori e in particolare nelle piccole e medie imprese: per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass (90% delle PMI con un livello base di digitalizzazione) mancano ancora oltre 126.000 PMI italiane con un'intensità digitale di base. Queste priorità dovranno essere sviluppate in modo coordinato tra istituzioni pubbliche, mondo dell'impresa e settore educativo per creare un ecosistema favorevole all'adozione e all'innovazione tecnologica, essenziale per elevare la competitività dell'Italia a livello globale.

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