In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è diventata il cuore pulsante dell’innovazione tecnologica, una nuova preoccupazione emerge con forza: la crescente fame energetica dei data center.
Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) – il primo dedicato interamente all’IA –, il consumo di elettricità dei centri di elaborazione dati ''più che raddoppierà'' entro il 2030, rappresentando un rischio concreto per la sicurezza energetica globale e una nuova fonte di pressioni ambientali.
Intelligenza artificiale: per l'AIE, i data center raddoppieranno il consumo elettrico entro il 2030
Nel 2024, i data center hanno infatti consumato circa 415 terawattora (TWh), pari all’1,5% della domanda globale di elettricità. Ma secondo l’AIE, il loro fabbisogno salirà vertiginosamente nei prossimi anni, toccando quota 945 TWh entro il 2030: un valore che ''supererà leggermente l'attuale consumo totale di elettricità del Giappone", come si legge nel documento.
In termini relativi, questi colossi digitali arriveranno ad assorbire poco meno del 3% dell'elettricità mondiale. La ragione di questa impennata è chiara: la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa, che per funzionare necessita di una potenza di calcolo monumentale e dunque di infrastrutture in grado di alimentare server attivi 24 ore su 24.
"I data center sono tra le fonti di emissioni in più rapida crescita", avverte l’Agenzia nel suo rapporto, sottolineando come il tema energetico legato all’IA sia "uno dei problemi più urgenti e meno compresi al giorno d’oggi".
L’impatto di queste infrastrutture è ancora più evidente se si considera la scala locale.
Un solo centro da 100 megawatt può consumare ogni anno la stessa quantità di elettricità di 100.000 abitazioni. Ma non è tutto: "I centri più grandi in costruzione oggi consumeranno venti volte di più, l’equivalente del consumo di due milioni di case", specifica l’Agenzia. Il direttore esecutivo dell’AIE, Fatih Birol, ha dichiarato al quotidiano francese Le Monde che la crescita sarà "particolarmente marcata" negli Stati Uniti, dove "i data center sono sulla buona strada per rappresentare quasi la metà della domanda aggiuntiva di elettricità".
Stati Uniti, Europa e Cina concentrano oggi circa l’85% del consumo globale dei data center, rendendo queste aree strategiche nel quadro della futura pianificazione energetica.
Di fronte a questa corsa, il problema diventa duplice: garantire energia sufficiente e contenere le emissioni di CO₂. "Per soddisfare le crescenti esigenze verrà utilizzata un’ampia gamma di fonti energetiche", afferma l’AIE, osservando che oggi il carbone copre ancora il 30% della domanda elettrica dei data center. Tuttavia, “si prevede che le energie rinnovabili e il gas naturale prenderanno il sopravvento, grazie alla loro competitività in termini di costi e alla loro disponibilità nei mercati chiave”.
L’effetto ambientale di questa espansione non sarà trascurabile. Le emissioni di CO₂ legate ai data center dovrebbero passare da 180 milioni di tonnellate annue a 300 milioni entro il 2035. Una crescita significativa, ma che l’Agenzia invita a considerare in prospettiva: "Sebbene queste emissioni restino al di sotto dell’1,5% delle emissioni totali del settore energetico in questo periodo, sono comunque in rapida crescita".
Il rapporto, però, non si limita a tratteggiare scenari foschi. L’IEA riconosce anche le potenzialità dell’intelligenza artificiale come alleata nella transizione energetica: "L’intelligenza artificiale potrebbe trasformare il settore energetico nel prossimo decennio, stimolando la domanda di elettricità dai data center e offrendo al contempo significative opportunità per ridurre i costi, migliorare la competitività e ridurre le emissioni".
Le tecnologie IA, se utilizzate con intelligenza strategica, potrebbero contribuire a ottimizzare l’uso delle risorse, aumentare l’efficienza dei processi industriali e facilitare l’integrazione delle rinnovabili nelle reti elettriche. Tuttavia, l’Agenzia mette in guardia contro ogni forma di ottimismo ingenuo. "I timori che l’intelligenza artificiale acceleri il cambiamento climatico sembrano esagerati, così come le aspettative che l’intelligenza artificiale da sola possa risolvere il problema", avverte il rapporto. "L’adozione dell’IA non è garantita e potrebbe essere annullata da effetti di rimbalzo e da un aumento del consumo di combustibili fossili", concludono gli esperti dell’Agenzia, sottolineando che "l’IA non è una soluzione miracolosa” e che resta imprescindibile una “politica proattiva" per orientarne l’uso verso obiettivi di sostenibilità.