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Afghanistan, Radio Begum: la scure talebana sulla sola voce delle donne

Redazione
 

La libertà d'espressione in Afghanistan subisce un nuovo, durissimo colpo. Le autorità talebane hanno ordinato ieri la sospensione immediata delle attività di Radio Begum, l'unica emittente radiofonica del Paese interamente gestita da donne e dedicata all'istruzione e all'empowerment femminile.

Afghanistan, Radio Begum: la scure talebana sulla sola voce delle donne

La chiusura è avvenuta con un'incursione nei locali della radio a Kabul, nel corso della quale due dipendenti uomini sono stati arrestati e attrezzature fondamentali, come computer e hard disk, sequestrate.
La decisione, ufficialmente motivata dalla presunta violazione delle norme di trasmissione, conferma la repressione sistematica esercitata dal regime talebano nei confronti della libertà di stampa e dei diritti delle donne.

Fondata l'8 marzo 2021 dall'imprenditrice e giornalista Hamida Aman, l'emittente si era posta l'obiettivo di colmare il vuoto educativo lasciato dalla chiusura delle scuole secondarie per le ragazze, avvenuta dopo il ritorno al potere dei talebani nell'agosto dello stesso anno.

Con una programmazione di 24 ore su 24, la radio offriva lezioni scolastiche, programmi su salute, psicologia e spiritualità, cercando di garantire un sostegno concreto alle donne afghane private dell'accesso all'istruzione formale.

L'organizzazione madre della radio, la Begum Organization for Women (BOW), aveva recentemente ampliato le proprie iniziative lanciando Begum TV, un canale satellitare con sede a Parigi e finanziato in parte dal Malala Fund. Attraverso questa piattaforma, migliaia di video educativi coprivano il curriculum nazionale afghano, accessibili online per chiunque disponesse di una connessione a internet.

Secondo il ministero dell'Informazione e della Cultura dei talebani, la sospensione dell’emittente sarebbe dovuta a violazioni della politica di trasmissione e all'uso improprio della licenza dell'emittente.
Tra le accuse mosse, vi sarebbe la presunta fornitura non autorizzata di contenuti a un canale televisivo straniero, il cui nome non è stato rivelato.

Le autorità hanno dichiarato che il futuro della radio verrà deciso "a tempo debito", lasciando intendere che ulteriori misure legali potrebbero essere adottate.
La reazione internazionale non si è fatta attendere. Reporter Senza Frontiere (RSF) ha condannato duramente la chiusura della stazione radio, chiedendone l'immediata riapertura e denunciando la crescente censura imposta dai talebani ai media indipendenti.

L'attacco a Radio Begum si inserisce in un contesto più ampio di repressione delle libertà individuali, in particolare per quanto riguarda le donne. Dopo aver inizialmente promesso un approccio più moderato rispetto al passato, i talebani hanno progressivamente adottato misure sempre più restrittive: alle ragazze è stato vietato l'accesso all'istruzione secondaria e universitaria, alle donne è stato proibito lavorare nella maggior parte dei settori e le loro libertà di movimento sono state pesantemente limitate.

Non possono viaggiare senza un accompagnatore maschile, accedere a spazi pubblici come parchi e palestre o persino usare la propria voce in pubblico. Il regime ha anche preso di mira direttamente le attività culturali e mediatiche ritenute contrarie alla loro rigida interpretazione della sharia. A dicembre 2024, l'emittente afghana Arezo TV è stata chiusa e sette dipendenti arrestati con l'accusa di trasmettere contenuti "volgari" a media vietati.

Con la chiusura di Radio Begum, le donne afghane perdono una delle ultime piattaforme che dava loro voce e sostegno. La sua programmazione, realizzata da un team di 35 professioniste tra giornaliste, psicologhe, insegnanti e dottoresse, rappresentava un punto di riferimento per molte donne relegate all'invisibilità forzata. Ora, con le trasmissioni sospese e il futuro della radio incerto, il rischio è che milioni di donne afghane vengano ulteriormente isolate e private di qualsiasi strumento di emancipazione.

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