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Adolescenti online: 33% a rischio, ma chiedono supporto più che divieti

Redazione
 
Adolescenti online: 33% a rischio, ma chiedono supporto più che divieti

In un’epoca in cui la sicurezza dei minori online è diventata una delle questioni più urgenti del nostro tempo, Altroconsumo ha scelto di partire proprio da loro, i protagonisti del mondo digitale, per capire come vivono la rete e cosa si aspettano da chi dovrebbe proteggerli.

 

Adolescenti online: 33% a rischio, ma chiedono supporto più che divieti

 

È da questa prospettiva che nasce l’indagine “Voce alle generazioni connesse”, realizzata in collaborazione con Euroconsumers - la rete europea di organizzazioni dei consumatori di cui Altroconsumo fa parte - e presentata ieri all’Università Bicocca di Milano durante l’evento “Voce alle generazioni connesse: costruiamo insieme il digitale”, che ha visto la partecipazione degli studenti delle scuole e gli interventi di Valentina Canu, ricercatrice dell’Università di Siena, e del content creator Alessio Rubino.

 

I risultati della ricerca non resteranno lettera morta. Altroconsumo porterà infatti le evidenze emerse alle principali autorità italiane, dall’AgCom al Garante per la Privacy, passando per l’Antitrust e i decisori politici, ma anche sul tavolo delle istituzioni europee, dove sono in corso discussioni per rendere l’ambiente digitale più sano e sicuro per i minori. Un tema cruciale, perché - come sottolinea l’associazione - le soluzioni più efficaci non possono prescindere dalla voce dei ragazzi stessi, troppo spesso esclusi dal dibattito.

 

L’indagine, svolta contemporaneamente in Italia, Belgio, Portogallo, Spagna e Polonia, ha coinvolto un campione rappresentativo di adolescenti tra i 12 e i 17 anni, con oltre 3.300 risposte raccolte. Ai ragazzi è stato chiesto di parlare liberamente della propria vita online, senza la supervisione dei genitori, per restituire una fotografia autentica del loro rapporto con internet, i social network, i videogame, gli influencer e l’intelligenza artificiale.

 

“La nostra indagine - sottolinea Federico Cavallo, Responsabile Relazioni esterne ci racconta che per gli adolescenti il digitale è una finestra sul mondo, che permette l’accesso a competenze, socialità e innovazione, senza per forza contrapporsi alla loro vita reale. Pur avendo una significativa consapevolezza dei rischi e fiducia nelle proprie capacità di affrontarli, i giovani non sono però immuni alle minacce che possono incontrare in rete: li comprendono e si mostrano anche maturi nel porsi dei limiti. E, di fronte alle sfide dell'online, chiedono protezione, non divieti assoluti, inefficaci e aggirabili senza una vera cultura digitale. Vogliono piuttosto piattaforme responsabili, che integrino la sicurezza fin dalla progettazione, chiedono supporto genitoriale e strumenti concreti per navigare con consapevolezza e controllo. E, soprattutto, vogliono essere ascoltati quando si definiscono le regole per un mondo digitale più sicuro. È proprio in questo che li aiuteremo, portando la loro esperienza e le loro richieste alle istituzioni italiane ed europee: partiamo dai ragazzi, ascoltiamo i loro bisogni e costruiamo per loro e insieme a loro un digitale che sia al passo coi tempi, innovativo e sicuro”.

 

Il primo dato colpisce per chiarezza: il 97% dei giovani italiani usa lo smartphone per connettersi e trascorre online in media tre ore al giorno, ma un buon 30% supera le quattro. La maggioranza ritiene di saper gestire bene il tempo trascorso sugli schermi, anche se un quinto ammette che questo ha influito negativamente sui voti scolastici.

 

Nonostante ciò, molti stanno cercando di ridurre le ore online, segno di una consapevolezza più matura del previsto. Più della metà (58%) considera utili strumenti di autocontrollo come i tracker del tempo o la disattivazione delle notifiche. Ma la rete, per gli adolescenti, non è solo intrattenimento. È innanzitutto un luogo di connessione e scoperta, dove si mantengono i contatti con amici e familiari, si coltivano passioni e si imparano cose nuove. Quasi tutti navigano quotidianamente, fanno videochiamate, guardano film e video, ascoltano musica o giocano online. Il 63% crea e condivide contenuti propri, come testi, foto o video, un segnale che i ragazzi non si limitano a “scrollare”, ma partecipano attivamente alla vita digitale. Contrariamente a quanto spesso si pensa, i giovani non vivono rinchiusi dietro lo schermo. L’83% partecipa a una o più attività extrascolastiche almeno tre volte a settimana, dallo sport al volontariato, e chi è più attivo online è spesso anche il più attivo offline.

 

Una generazione “onlife”, la definiscono gli esperti, dove il confine tra realtà digitale e reale è sempre più sfumato ma armonico. Restano però forti le disuguaglianze. I ragazzi provenienti da famiglie meno agiate trascorrono più tempo online, fanno meno attività in presenza e sono meno propensi a porsi limiti. Le condizioni socio-economiche, dunque, continuano a influenzare anche la vita digitale. Sul fronte dei rischi, il quadro è duplice. Se da un lato la rete è un terreno di esperienze positive, dall’altro un terzo degli adolescenti (33%) dichiara di essersi imbattuto almeno una volta in situazioni pericolose: dai contatti indesiderati con sconosciuti, ai messaggi di odio, dai contenuti violenti o sessualmente espliciti al cyberbullismo.

 

Alcuni riferiscono anche episodi più gravi, come tentativi di hackeraggio o minacce legate alla condivisione di immagini intime.

Nonostante tutto, i ragazzi mostrano una crescente consapevolezza dei pericoli. Circa la metà si sente ben informata su come difendersi e reagire, soprattutto i più grandi, e molti adottano misure di sicurezza come verificare le richieste di amicizia o impostare correttamente la privacy dei propri profili. Tuttavia, il 30% non sa come comportarsi in caso di minacce e il 26% ammette di falsificare l’età per iscriversi alle piattaforme, mentre il 10% - soprattutto tra i più giovani - aggira i limiti imposti dai genitori. Proprio il ruolo dei genitori emerge come decisivo. Il 91% dei 12-14enni dichiara di avere restrizioni, che però scendono al 75% nella fascia 15-17 anni. In molti, il 76%, ritengono giusto che gli adulti diano regole, ma con coerenza, ricordando che «gli adulti dovrebbero prima limitare l’uso che fanno loro degli schermi, prima di chiedere a noi di farlo». Sul versante dei social, il 75% è attivo su almeno quattro piattaforme, e due terzi dicono di sentirsi soddisfatti del modo in cui questi strumenti migliorano i rapporti con gli amici. Tuttavia, molti hanno iniziato presto: il 9% usava YouTube prima degli 8 anni, il 14% era già su WhatsApp prima dei 10, il 9% su TikTok e il 7% su Instagram, nonostante il limite dei 13 anni.

Oltre due terzi dei dodicenni hanno già un account personale, segno che i sistemi di verifica dell’età restano inefficaci. Sul piano emotivo, l’indagine rivela anche il lato oscuro della connessione: ansia da notifiche, frustrazione per i “like” mancati e senso di noia senza accesso ai social. Meccanismi che, spiega Altroconsumo, possono compromettere il benessere mentale e la capacità di trovare stimoli al di fuori delle piattaforme. Neppure i videogame sono esenti da rischi: il 62% dei giovani dice di saper controllare il tempo di gioco, ma tre su dieci confessano di aver sentito la pressione di spendere soldi per sbloccare livelli o oggetti, sintomo di dinamiche di dipendenza e consumo che meritano attenzione.

Un altro fronte riguarda gli influencer, seguiti da gran parte dei minori, soprattutto per contenuti su videogiochi, sport, moda e bellezza. Il 70% dichiara di aver acquistato prodotti consigliati da loro, ma metà non si rende conto che si tratta di pubblicità, non di raccomandazioni spontanee. Altroconsumo ha poi spiegato ai ragazzi come funzionano gli algoritmi dei social, scoprendo che il 42% non sa che ciò che vede è selezionato in base ai propri comportamenti online. Se da un lato molti ritengono utili i contenuti personalizzati, dall’altro una percentuale simile teme di essere influenzata e chiede più controllo. Anche l’intelligenza artificiale è già parte della loro vita: il 98% sa cos’è l’AI e la maggioranza la usa regolarmente, dimostrando curiosità e apertura verso l’innovazione. Tuttavia, non sempre sono in grado di riconoscere i rischi dei contenuti generati artificialmente, come video o immagini falsi.

Quando si parla di regole, l’86% dei ragazzi sostiene che dovrebbero esserci restrizioni per i minori su alcuni tipi di contenuti online, ma la maggior parte preferisce misure che favoriscano protezione e autocontrollo piuttosto che divieti rigidi. Le iniziative più apprezzate sono quelle “by design”, integrate fin dalla progettazione delle piattaforme, come filtri per contenuti inappropriati o l’eliminazione dell’autoplay e dello scroll infinito. Meno entusiasmo, invece, per i divieti assoluti, compreso quello sui cellulari personali a scuola, che pure il 49% considera utile, ma soprattutto “per i più piccoli”.

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