Esteri

Francia, scandalo Abbé Pierre: la Chiesa sapeva e taceva? In un libro le accuse al Vaticano

Barbara Leone
 
Francia, scandalo Abbé Pierre: la Chiesa sapeva e taceva? In un libro le accuse al Vaticano

Di fronte alla caduta degli dei, non resta che cercare la verità. Anche se, citando Jack Burton, fa tremare i pilastri del tempio. Ed è proprio la verità quella che chiede a gran voce la Francia sul caso dell’Abbé Pierre, considerato per lungo tempo una delle figure più luminose del Paese.

Francia, scandalo Abbé Pierre: la Chiesa sapeva e taceva? In un libro le accuse al Vaticano

Un uomo fragile nel corpo, ma ardente nello spirito, che, con tonaca lisa e cappello da viaggiatore, incarnava la carità evangelica, quella che si sporca le mani e condivide il pane coi dannati della terra. Henri Grouès, questo il suo nome di battesimo, aveva fatto del servizio agli ultimi la propria missione: ai senzatetto, ai poveri, agli emarginati offriva rifugio, dignità e voce. Per quasi due decenni, fu l'uomo più amato dai francesi, un'icona popolare al confine tra il mito e la santità laica. Eppure oggi, a diciott'anni anni dalla sua morte, il suo nome è associato non alla compassione, ma all’orrore.

Dopo decenni di riverenze e commemorazioni, la statura morale dell’Abbé Pierre è stata travolta da una valanga di accuse. Ventiquattro donne, alcune oggi ancora anonime, altre segnate da una sofferenza inconfessata per mezzo secolo, lo accusano post mortem di aver commesso violenze sessuali reiterate, in Francia e all’estero, nell’arco di oltre cinquant’anni.

Le testimonianze, raccolte in due rapporti stilati nel 2023 e 2024 dal cabinet Egaé — specializzato in discriminazioni e violenze sessuali — sono sconvolgenti per chiarezza, precisione e quantità. Tra i racconti, emergono atti di molestia su bambine di nove anni, costrizioni psicologiche, gesti osceni compiuti sotto l’aura del carisma e della venerazione.

E così il volto benevolo dell’Abbé Pierre si frantuma. Non si tratta più soltanto di una crisi d’immagine, ma di una cesura storica: il ribaltamento totale del simbolo.
Di fronte a ciò, Emmaus International — l’associazione da lui fondata per dare un tetto ai poveri — ha annunciato l’intenzione di rimuovere il suo nome dal logo, mentre la Fondation Abbé Pierre ha già compiuto il passo, scegliendo di darsi un altro nome. Anche numerosi Comuni stanno valutando se cancellare l’intitolazione di vie e piazze in suo onore. Ma cambiare le targhe, purtroppo, non cancella il dolore delle vittime.

Henri Grouès era nato nel 1912, in una famiglia borghese, ed era stato folgorato dalla fede durante un pellegrinaggio a Roma, all’età di sedici anni. Tentò la vita monastica tra i francescani, ma fu costretto ad abbandonare l’ordine per motivi di salute. Durante la Seconda Guerra Mondiale si distinse per l’aiuto prestato a ebrei e dissidenti, adottando lo pseudonimo che lo rese celebre.

Dopo un periodo in politica, si dedicò totalmente alla causa degli esclusi, fondando la comunità Emmaus e lanciando appelli accorati via radio per salvare gli ultimi dal gelo e dalla fame. Era diventato, nel tempo, una sorta di ''Robin Hood cristiano'', un profeta laico che si aggirava per le bidonville con la stessa determinazione di chi sa di avere Dio dalla sua parte.

La sua beatificazione civile sembrava compiuta: amato dai media, immortalato da un film di Frédéric Tellier, celebrato da papi e presidenti. La sua morte, nel gennaio del 2007, fu un lutto nazionale. Eppure già allora — è questo il nodo inquietante — c'era chi sapeva. Ora il quotidiano francese Le Monde ha rivelato che la Santa Sede era a conoscenza delle "relazioni disonorevoli" dell'Abbé Pierre fin dal 1955. A confermarlo è una lettera del Vaticano, datata 11 novembre di quell’anno, indirizzata ad Alexandre Renard, allora vescovo di Versailles, in cui si ordinava l’apertura di un procedimento giudiziario nei confronti del sacerdote.

La risposta del vescovo è agghiacciante nella sua ambiguità: "le relazioni sembrano meno gravi di quanto si dica" e "in Francia, egli è un simbolo agli occhi delle masse, che galvanizza come un profeta". Parole che suonano oggi come una tragica ammissione: la verità fu sacrificata sull’altare della popolarità, la giustizia silenziata per non turbare il mito. La Chiesa sapeva, e tacque. A dare nuovo impulso all’indagine è la pubblicazione del libro-inchiesta Abbé Pierre, la fabrique d’un saint, firmato dalle giornaliste Laetitia Cherel e Marie-France Etchegoin.

L’opera, frutto di anni di ricerche e accessi agli archivi vaticani, mostra in modo inequivocabile come la Santa Sede fosse informata da decenni, e come nulla sia stato fatto, se non qualche blando allontanamento, un anno di ''convalescenza psichiatrica'' in Svizzera, e la copertura del clero francese.

La Conferenza episcopale francese, spiazzata dalle rivelazioni, ha annunciato che chiederà formalmente al Vaticano un’indagine approfondita, poiché sostiene di non aver mai avuto traccia di tali documenti nei propri archivi. "È una buona cosa che la verità possa essere rivelata", ha dichiarato il portavoce della Conferenza.

Ma sarà davvero possibile far luce su quanto per decenni si è preferito dimenticare?
In effetti, resta da comprendere come mai queste missive e rapporti siano scomparsi dagli archivi del CNAEF (Centro nazionale degli archivi della Chiesa di Francia) a partire dal 1970. Una rimozione accidentale? O un occultamento sistematico? Il sospetto aleggia, e l’episcopato francese dovrà ora rispondere non solo davanti alle vittime, ma anche all’intera opinione pubblica.

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