Esteri

World Media Headlines. Francia, Bayrou davanti al voto di fiducia: rischio storico di caduta per il premier

di Redazione
 
World Media Headlines. Francia, Bayrou davanti al voto di fiducia: rischio storico di caduta per il premier
La Francia si trova oggi al centro dell’attenzione dei media internazionali, con l’Assemblea nazionale chiamata a esprimersi su un voto di fiducia che potrebbe scrivere una pagina inedita nella storia della Quinta Repubblica. Come osserva Le Figaro, mai un capo di governo era caduto dopo aver richiesto formalmente la fiducia dei deputati, e François Bayrou rischia di diventare il primo. Tutti i principali partiti di opposizione - dal Rassemblement National agli Insoumis, passando per i Verdi e i Socialisti - hanno già annunciato che non sosterranno il premier, travolto dalle tensioni scaturite dalle misure di bilancio presentate a luglio. La caduta di Bayrou, che comporterebbe la nomina di un quinto primo ministro in appena tre anni, avrebbe un impatto dirompente non solo sul piano politico ma anche simbolico. L’articolo 49, comma 1, della Costituzione, invocato 41 volte dal 1958, non ha mai portato alla fine di un governo. Jacques Chirac, negli anni Ottanta, aveva rischiato su voti risicati, mentre Lionel Jospin, nel 1997, riuscì a ottenere la fiducia con una maggioranza sottile. Ma la regola non è vincolante: come ricorda Le Figaro, diversi premier hanno scelto di non sottoporsi a questo passaggio formale, trasformandolo in una consuetudine più che in un obbligo. La vicenda politica si intreccia anche con rapporti personali mai del tutto risolti. Le Monde ricorda che il rapporto tra Bayrou e i socialisti è da decenni un susseguirsi di occasioni mancate e piccoli scivoloni, l’ultimo dei quali lo scorso agosto, quando il premier chiamò François Hollande due giorni in anticipo per fargli gli auguri di compleanno. Un dettaglio rivelatore del clima di incertezze e fraintendimenti che circonda l’attuale leadership. Eppure, nonostante il terremoto politico in corso, i mercati non sembrano scossi. Les Echos evidenzia che l’euro ha mantenuto una relativa stabilità attorno a 1,17 dollari, perdendo appena lo 0,3% dopo l’annuncio di Bayrou. Un segnale della resilienza della moneta unica, che appare meno vulnerabile alle turbolenze interne di un singolo Paese, anche quando si tratta della seconda economia dell’eurozona.

In Asia, anche il Giappone è entrato in una fase di incertezza politica. Come riferisce la BBC, il primo ministro Shigeru Ishiba ha annunciato le dimissioni dopo meno di un anno di mandato, a seguito di due pesanti sconfitte elettorali che hanno fatto perdere al Partito Liberal Democratico la maggioranza in entrambe le camere. È la prima volta in 15 anni che il partito perde un simile controllo, aprendo uno scenario delicato per la quarta economia mondiale, in un contesto già segnato dalle tensioni con la Cina e dall’instabilità regionale. Intanto le cronache americane e sudcoreane sono state dominate dalla maxi-operazione contro l’immigrazione clandestina in Georgia, che ha visto l’arresto di oltre 450 persone nello stabilimento Hyundai. Come riportano Reuters e CNN, la maggior parte dei fermati sono cittadini sudcoreani che verranno rimpatriati con un volo charter organizzato direttamente dal loro governo. Un gesto senza precedenti, sottolineano gli avvocati esperti in immigrazione, che testimonia la volontà di Seul di difendere i propri connazionali e salvaguardare al tempo stesso gli investimenti industriali negli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri Cho Hyun è atteso a Washington per trattare direttamente con le autorità americane. Intanto, in Medio Oriente, l’offensiva militare di Israele a Gaza continua a far discutere. Secondo CBS, almeno 287 persone sarebbero state uccise nell’enclave palestinese negli ultimi tre giorni, proprio mentre l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio – composta anche da storici dell’Olocausto – ha definito le azioni israeliane un genocidio e un crimine contro l’umanità. Israele ha respinto con forza le accuse, parlando di propaganda di Hamas e rivendicando di essere stato esso stesso vittima del genocidio il 7 ottobre. Amnesty International, Human Rights Watch e il relatore speciale ONU sui Territori occupati avevano già espresso giudizi simili, anch’essi respinti da Tel Aviv. Sempre CBS segnala un episodio diplomatico al Cairo: l’ambasciata britannica ha chiuso temporaneamente il suo edificio principale dopo la rimozione delle barriere di cemento che la circondavano da decenni. La decisione delle autorità egiziane, non accompagnata da spiegazioni ufficiali, arriva in un momento di crescenti tensioni con diversi Paesi, dove si sono moltiplicate le proteste contro le missioni egiziane.

Infine, una notizia che arriva dall’Australia e che ha trovato spazio su tutti i principali media internazionali, trasformandosi in un vero e proprio caso di cronaca globale. Erin Patterson, 50 anni, è stata condannata a tre ergastoli con un minimo di 33 anni di detenzione prima della libertà vigilata per aver ucciso tre persone durante un pranzo familiare con un piatto di manzo alla Wellington condito con i funghi più velenosi del mondo. La donna, come ricorda la CNN, è stata giudicata colpevole anche del tentato omicidio dell’unico sopravvissuto, il pastore Ian Wilkinson, che ha perso la moglie Heather – sposata con lui da 44 anni – in seguito a quella fatale cena. Il dramma, che coinvolgeva i genitori e i parenti dell’ex marito di Patterson, ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica australiana e non solo, alimentando documentari, podcast e un acceso dibattito sul caso. La corte ha stabilito che le condanne all’ergastolo saranno scontate contemporaneamente a una pena di 25 anni già comminata per il tentato omicidio, chiudendo un processo che ha tenuto il Paese con il fiato sospeso e che continua a scuotere la sensibilità collettiva.
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