Esteri

Usa. Se la Corte suprema darà torto a Trump sulle tariffe, sarà un bagno di sangue per il Tesoro

di Diego Minuti
 
Usa. Se la Corte suprema darà torto a Trump sulle tariffe, sarà un bagno di sangue per il Tesoro

Se la Corte suprema dovesse dare torto al presidente Trump, sulle tariffe ''reciproche'' imposte sulle importazioni, le conseguenze per il Tesoro sarebbero durissime, dovendo rimborsarne l'ammontare alle nazioni colpite dai dazi. Il grido di dolore è stato lanciato dal segretario al Tesoro, Scott Bessent, nel corso di una intervista.

"Dovremmo rimborsare circa la metà delle tariffe, il che sarebbe terribile per il Tesoro", ha detto Bessent, aggiungendo che ''se lo dice la Corte, dovremmo farlo''.

Ma, senza entrare troppo nei dettagli, dopo avere detto che resta fiducioso sul pronunciamento della Corte Suprema, ha voluto anche spiegare che restano "numerose altre strade" che possono essere intraprese sulle tariffe, anche se "diminuirebbero la posizione negoziale del presidente Trump".

Da parte sua un altro fedelissimo di Trump, il direttore del National Economic Council Kevin Hassett, in una trasmissione della CBS, ha affermato che ci sono "altre autorità legali" per attuare le tariffe se la Corte Suprema non si pronuncerà a dell'amministrazione Trump.
 
Il 29 agosto una corte d'appello federale ha stabilito che le tariffe "reciproche" di Trump erano tra i dazi imposti che violano l'autorità del presidente, affermando che l'International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) non autorizza le tariffe di emergenza imposte dal presidente all'inizio di quest'anno.

"Non rileviamo alcuna chiara autorizzazione del Congresso da parte dell'IEEPA per tariffe dell'entità delle tariffe reciproche e delle tariffe sul traffico", ha detto la corte nella sua sentenza, che è stata adottata a maggioranza.

La nuova lista delle cosiddette tariffe "reciproche" dell'amministrazione Trump, entrate in vigore all'inizio di agosto, rimarrà in vigore dopo che la corte ha ritardato l'attuazione del suo ordine fino al 14 ottobre.

La sentenza della corte d'appello ha messo in discussione la capacità dell'Amministrazione Trump di continuare i negoziati commerciali. Contro la sentenza, la Casa Bianca ha presentato ricorso, sostenendo che senza tariffe gli Stati Uniti sarebbero "nazione povera".

Il rapporto sull'occupazione di agosto del Bureau of Labor Statistics ha indicato che l'economia statunitense ha aggiunto circa 22.000 posti di lavoro ad agosto e il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, il più alto in quasi quattro anni. Tra i settori più colpiti ci sono quelli del settore dei beni. 

"Non possiamo schioccare le dita e costruire fabbriche", ha detto Bessent, aggiungendo che "vedremo posti di lavoro nell'edilizia e nel settore manifatturiero", in parte a causa dell'approvazione del "One Big Beautiful Bill", la legge fiscale fortemente voluta da Trump e che ha sollevato, oltre alle scontate proteste dei democratici, anche perplessità tra i repubblicani.

L'amministrazione Trump ha propagandato che le aziende americane dovrebbero farsi carico dei costi aggiuntivi delle tariffe, negando che tali dazi siano una tassa sui consumatori americani. Ma Nike, Hasbro e Walmart sono tra le aziende che avvertono che i dazi porterebbero ad aumenti di prezzo poiché gli Stati Uniti raccolgono entrate tariffarie dalle importazioni.

Gli Stati Uniti hanno raccolto circa 28 miliardi di dollari di dazi doganali a luglio, secondo la dichiarazione mensile del Dipartimento del Tesoro. Ad aprile, il Tesoro ha riferito di aver raccolto 16,8 miliardi di dollari di dazi doganali lordi.

A giugno, il Dipartimento per la sicurezza interna ha dichiarato che la US Customs and Border Protection ha raccolto 81,5 miliardi di dollari dalle tariffe di Trump.


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