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Un uomo su tre giustifica la violenza economica. ActionAid: "Senza prevenzione non fermeremo mai questa deriva"
di Redazione

In Italia la violenza contro le donne non è soltanto un dramma quotidiano, è una cultura radicata, normalizzata, interiorizzata. Lo conferma il nuovo rapporto “Perché non accada” realizzato da ActionAid insieme all’Osservatorio di Pavia e B2Research, che mostra una realtà inquietante: un uomo su tre ritiene accettabile la violenza economica e quasi uno su due, tra Millennial e Gen Z, la considera pienamente legittima. Per uno su quattro, inoltre, le aggressioni verbali e psicologiche sarebbero “giustificate” da presunte provocazioni femminili.
Una deriva che attraversa tutte le generazioni, dagli over 60 che negano la violenza o non la riconoscono, ai più giovani che pur comprendendola finiscono per legittimarla. Persino la violenza fisica trova terreno fertile, quasi due adulti su dieci la considerano “comprensibile” in determinate circostanze.
Secondo ActionAid, si tratta della conseguenza diretta di un vuoto strutturale nelle politiche di prevenzione primaria, mai pienamente adottate nonostante proclami e strategie annunciati negli ultimi anni.
Un quadro sociale da cui emerge che in ogni spazio della vita quotidiana, casa, lavoro, trasporti, cultura, digitale, le donne continuano a sperimentare squilibri di potere che alimentano il terreno fertile della violenza.
Tra le mura domestiche, il 74% delle donne sostiene da sola il carico dei lavori di casa (contro il 40% degli uomini), un divario ancora più marcato nelle generazioni più anziane. Nella genitorialità le distanze si ampliano, infatti il 41% delle madri si occupa da sola dei figli, a fronte di un misero 10% di padri.
Fuori casa non va meglio. Le città restano spazi disegnati “a misura d’uomo”, il 52% delle donne dichiara di aver provato paura in luoghi pubblici, una percentuale che sale al 79% tra le più giovani. Sui mezzi pubblici le insicurezze aumentano, soprattutto tra le ragazze della Gen Z, dove il 65,5% dice di essersi sentita almeno una volta in pericolo. E anche il mondo della cultura contribuisce alla distorsione, il 55% delle donne si è sentita svalutata nei prodotti culturali, il 70% tra le più giovani.
Nel digitale, la consapevolezza del sessismo è ancora più forte. Quattro donne su dieci temono reazioni misogine ai propri contenuti online, percentuale che sfiora il 60% tra le ragazze più giovani.
Di fronte a questo quadro, ActionAid suggerisce al Governo e al Parlamento di vincolare almeno il 40% del Piano nazionale antiviolenza alla prevenzione primaria, adottando un piano strategico con obiettivi misurabili e risorse certe. “Non si può prevenire la violenza senza promuovere uguaglianza, afferma Katia Scannavini, Co-Segretaria Generale di ActionAid Italia, e non si può costruire uguaglianza senza assumere la prospettiva di genere in ogni politica pubblica. Servono interventi sulle cause, non soltanto sugli effetti”.
Eppure, nonostante il gender mainstreaming sia tra le priorità della Strategia nazionale per la parità 2021-2026, la sua applicazione concreta è rimasta lettera morta. Il PNRR avrebbe dovuto integrare la prospettiva di genere in trasporti, mobilità, servizi, urbanistica, ma nulla di tutto ciò si è realizzato. Lo conferma l’EIGE, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, che assegna all’Italia un misero 41,1% di efficacia nelle politiche di uguaglianza, contro una media Ue del 50,8% e l’86,2% della Spagna.
Proprio la Spagna è l’esempio citato da ActionAid, con oltre il 50% dei fondi destinato alla prevenzione e, dal 2003 al 2024, i femminicidi sono diminuiti di oltre il 30%. Un traguardo possibile solo quando la politica sceglie di investire davvero.
Nel frattempo, ActionAid continua a costruire dal basso i presupposti del cambiamento. Con i progetti europei Nora against GBV e The Care, l’organizzazione sostiene 30 iniziative di prevenzione in Italia: campagne di comunità, linee guida per un linguaggio non sessista, monitoraggio delle politiche, creazione di spazi pubblici sicuri, formazione nelle scuole. Solo nell’ultimo anno hanno partecipato oltre 800 studenti, 130 docenti, 75 genitori. Più di 1.500 insegnanti e dirigenti scolastici hanno seguito i corsi dedicati alla prevenzione della violenza tra pari. E 2.200 persone appartenenti a comunità straniere sono state raggiunte da percorsi contro pratiche lesive come mutilazioni genitali femminili e matrimoni forzati.
Se i numeri del rapporto dimostrano che la violenza è già oggi un fenomeno profondamente culturale, la risposta, ribadisce ActionAid, deve essere altrettanto culturale. Perché la violenza maschile contro le donne non nasce dal nulla, ma cresce dove l’uguaglianza non c’è. E finché la politica non sceglierà di investirvi davvero, nessuna emergenza potrà dirsi risolta.