In questo disgraziato, quanto lungo periodo, in cui la tanto decantata eccellenza italiana chiamata Alta velocità targata Fs va troppe volte in tilt, non sarebbe male se i dirigenti di questo essenziale servizio all'utenza facessero un corso accelerato di giapponese, o anche di sud coreano. Non per parlare fluentemente le due lingue, ma solo per imparare due frasi brevi, ma importanti: shazai shimasu, in giapponese, sagwahanda, in coreano. Poche parole da mandare a memoria, ma significative, perché sono quelle che, in quei due Paesi di antichissima civiltà e di tanta dignità, si dicono per chiedere scusa di qualche errore che ha creato problemi ad altri, facendo una cosa che, dalle nostre parti non si fa quasi mai. Scusarsi, appunto, per poi magari fare seguire alla presa di coscienza: lasciare bene in vista la lettera di dimissioni ed uscire di scena.
Cose di un altro mondo e che dovrebbero pure insegnare a noi, mediterranei, furbi, ammiccanti, che cerchiamo di scansare le critiche passando tra una goccia e l'altra di un temporale mediatico senza nemmeno bagnarci, che ci sono persone che si prendono le loro responsabilità e, quando non riescono a farlo bene, se ne vanno prima che altri lo sbattano fuori. Solo nelle ultime ore, il servizio Frecciarossa ha dovuto aggiungere, alla già lunghissima sequenza di incidenti tecnici, un altro caso, nel bolognese, che ha confermato che qualcosa di veramente serio sta attraversando e colpendo il fiore all'occhiello del nostro trasporto pubblico su rotaia. Quando accadono avvenimenti del genere per l'alta velocità, sistematicamente si rinnova il drammatico effetto a cascata, perché se si ferma un Frecciarossa, si paralizza il servizio sul segmento interessato dall'evento.
Con la conseguenza, come accaduto ieri, che tutti gli altri treni dell'alta velocità accumulano ritardi, inducendo i viaggiatori a porsi degli interrogativi se valga ancora la pena utilizzare questo mezzo per spostarsi.
Visto che, tornando a ieri, i ritardi sono stati enormi, come i disagi causati dal Frecciarossa guasto, da cui i passeggeri sono stati costretti a scendere e a passare su un altro convoglio, con tutto quello che questo ha comportato. Una giornata che, da sola, giustifica una forte richiesta di chiarezza indirizzata verso la dirigenza del Gruppo FS che non può sempre limitarsi a raccontare di questo o quel guasto, mancando nel necessario atto di presa di responsabilità e, quindi, di quello che questo meccanismo di onestà individuale potrebbe attivare.
Se anche oggi - dopo il disastro delle ultime ore, con guasti e disservizio a scacchiera, che hanno penalizzato migliaia di utenti - ci ritroviamo a parlare di semplici disservizi rischiamo di minimizzare la gravità della situazione perché è difficilmente comprensibile che ovunque, quasi a cadenza quotidiana, sulla rete ci siano guasti e problemi senza che questo avvii un percorso di revisione dei criteri di sicurezza attuali e che riguardano l'intera rete e non solo quella dell'alta velocità. A conferma che il problema c'è ed è serio, molto più di quello che la comunicazione ufficiale cerca di accreditare.
Brilla, in giornate come questa, l'assenza dell'autorità politica che presiede al settore dei Trasporti.
Lo diciamo non per accusare Matteo Salvini - al quale non si può certo chiedere di girare su rotaie e stazioni per controllare se tutto va bene -, ma interrogandoci se, in una delle sue tante sortite pubbliche e nella raffica di video social, non senta il bisogno di spiegare quel che accade, magari evitando di parlare dell'Internazionale del sabotaggio, una teoria della quale sembra essersi innamorato.