Economia
L’UPB pubblica le nuove stime sulla crescita con la Nota congiunturale di ottobre
di Redazione
L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) pubblica oggi la Nota congiunturale di ottobre che analizza, sulla base dei più recenti indicatori disponibili e delle tendenze di breve termine, il quadro del ciclo economico internazionale e nazionale, con specifiche previsioni per il Paese. In particolare, vengono pubblicate le nuove previsioni di crescita per il terzo trimestre e per il complesso del 2024.
L’UPB prevede una crescita del PIL italiano allo 0,8 per cento per il 2024
Gli indicatori congiunturali tempestivi disponibili non concordano su una chiara evoluzione della fase ciclica. Sulla base dei modelli dell’UPB nel terzo trimestre il PIL sarebbe variato in misura contenuta, all’interno di un intervallo tra il -0,1 e lo 0,2 per cento, per cui c’è una probabilità non trascurabile che abbia sostanzialmente ristagnato; l’attività resta frenata dalla debolezza del settore manifatturiero e sono incerte le prospettive per l’edilizia.
Nel 2024 il PIL aumenterebbe dello 0,8 per cento, due decimi di punto meno di quanto previsto dall’UPB in occasione dell’esercizio di validazione delle previsioni del Piano strutturale di bilancio (PSB); la revisione è ascrivibile al peggioramento della variazione acquista per il 2024, desumibile dai dati trimestrali recentemente pubblicati dall’Istat.
I rischi delle previsioni sono orientati al ribasso
I rischi delle previsioni per l’economia italiana sono complessivamente orientati al ribasso. Nel breve termine pesa la persistente debolezza dell’industria, in particolare del comparto manifatturiero, oltre all’incertezza sulle prospettive dell’edilizia, anche a seguito del venire meno degli incentivi sugli investimenti residenziali.
Per i prossimi anni, i rischi sono principalmente riconducibili alle ricadute economiche delle guerre in corso e delle tensioni geopolitiche che frenano gli scambi internazionali; in ambito nazionale, come ripetutamente sottolineato dall’UPB, sarà cruciale il ritmo di avanzamento delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Il contesto internazionale, tra instabilità geopolitica e calo dell’inflazione
Il contesto internazionale è fragile e instabile, a causa dei diversi conflitti alle porte dell’Unione europea, oltre che per le tensioni geopolitiche e le guerre commerciali. I mercati delle materie prime energetiche non hanno registrato ultimamente forti oscillazioni, ma restano molto volatili. L’economia globale è frammentata, la fase ciclica è più solida negli Stati Uniti che in Europa, frenata dallo stallo in Germania: nel secondo trimestre il PIL degli Stati Uniti è cresciuto oltre le attese (3,0 per cento in termini congiunturali e annualizzati), mentre l’area dell’euro ha poco più che ristagnato (0,2 per cento la variazione congiunturale). L’instabilità del contesto internazionale rende le azioni dei Governi più aleatorie, come mostra anche l’indice di incertezza della politica economica che evidenzia in Europa una maggiore imprevedibilità sugli interventi delle istituzioni rispetto agli Stati Uniti.
Il Fondo monetario internazionale (FMI) continua a prefigurare una netta accelerazione del commercio mondiale quest’anno, mentre la crescita dell’attività economica si manterrebbe pressoché costante (ne deriva un incremento dell’elasticità degli scambi al PIL). Secondo le più recenti stime la seconda parte del 2024 sarà caratterizzata da una temporanea interruzione della fase di calo dell’inflazione. Tuttavia, la tendenza alla riduzione dell’inflazione si conferma nel medio termine, con l’area dell’euro che segna una discesa al di sotto del due per cento, segnando a settembre l’1,7 per cento, il valore più basso degli ultimi tre anni. Le banche centrali hanno avviato un percorso di allentamento delle condizioni monetarie e le prossime mosse dipenderanno dall’evoluzione dei prezzi e degli altri indicatori congiunturali.
L’economia italiana: debolezza del PIL e segnali positivi da inflazione e occupazione
L’economia italiana negli ultimi trimestri ha registrato una crescita congiunturale di pochi decimi di punto, simile a quella dell’area dell’euro. In primavera il PIL del nostro Paese è cresciuto dello 0,2 per cento, spinto dai consumi (privati e pubblici) e dalle scorte, mentre la domanda estera netta ha inciso negativamente. L’inflazione è scesa in settembre al di sotto del punto percentuale e si mantiene nettamente inferiore a quella dell’area dell’euro; oramai quasi il 60 per cento dei prezzi mostra incrementi sotto il 2,0 per cento.
L’occupazione a tempo indeterminato continua ad aumentare, il tasso di disoccupazione si riduce e i salari reali cominciano a recuperare parte della perdita di potere d’acquisto accumulata nello scorso biennio. La spesa per consumi infatti risale lentamente in quanto le famiglie sono molto prudenti e il tasso di risparmio ha superato il dieci per cento. L’indicatore dell’UPB sulle tensioni nel mercato del credito, basato sullo squilibrio tra la domanda e l’offerta, prospetta una sostanziale stabilità nei trimestri primaverili ed estivi, dopo il forte miglioramento osservato nei mesi precedenti. Si delinea una stabilizzazione anche per il mercato dei mutui.
Gli investimenti in abitazioni frenano, ma aumentano altre componenti dell’accumulazione. Le esportazioni si sono indebolite dell’1,2 per cento nel secondo trimestre, proseguendo il trend osservato nel periodo precedente, mentre sul fronte dell’attività industriale la produzione è diminuita di 3 punti nei primi otto mesi. Le prospettive non accennano a migliorare nel breve termine, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere è sui minimi degli ultimi tre anni.
Nel periodo estivo l’incertezza misurata dall’indice dell’UPB è rimasta pressoché invariata, con un lieve peggioramento per le imprese e un leggero miglioramento per le famiglie.
La contabilità sulla crescita dell’Italia alla luce dei nuovi dati Istat
In questa edizione della Nota congiunturale, l’UPB dedica un approfondimento alla recente revisione delle serie storiche di contabilità nazionale dell’Istat, che ha modificato il quadro delle dinamiche macroeconomiche italiane dal 1995 al 2023. In base alla nuova contabilità, nel 2021-23 si osserva un aumento significativo del livello di attività economica complessiva, con un tasso annuo medio di crescita di quasi il cinque per cento, risultato in gran parte trainato dalle migliori dinamiche dei servizi e delle costruzioni.